L’ostentazione autocelebrativa è sintomo di crisi. Negli ultimi decenni del XVI secolo Venezia reagì a quella che fu una devastante combinazione di guerre, carestie, disastri naturali, pestilenze con splendide feste pubbliche, giochi e libelli, nuove opere edilizie nonché cicli decorativi, allo scopo di enfatizzare il ruolo della Serenissima nell’ambito del cosiddetto «mito di Venezia». Ma dietro a tale sottile velo si nascondeva, unitamente a un forte desiderio di riforma, una profonda insicurezza.
Per la prima volta un gruppo internazionale di rinomati musicologi, storici, storici dell’arte, dell’architettura, del teatro e dello spettacolo prendono in esame la relazione dialettica tra critica e (auto)celebrazione. Grazie a tale approccio interdisciplinare il volume offre uno sguardo inedito e nuove sfumature su un periodo così cruciale per la storia della Serenissima.
Introduction
Benjamin Paul
“Tal che chi lei vede/stima veder raccolto in breve spatio il mondo”. Identità sociali e critica a Venezia tra Cinque e Seicento
Anna Bellavitis
Tra trombe e campane. Il corpo sociale nei culti eucaristici della Serenissima dopo Lepanto
Claudio Bernardi
“Architettura Venetiana”. Antonio Da Ponte, Leonardo Fioravanti e l’idea della Repubblica nel Cinquecento
Martin Gaier
Vltra quid faciam? La crisi degli epigoni
David Rosand
Il “Mito” ripensato: trasformazioni della pittura veneziana tra Lepanto e l’Interdetto
Giorgio Tagliaferro