Leggi del 1938 e cultura del razzismo

Storia, memoria, rimozione

A cura di Marina Beer, Anna Foa, Isabella Iannuzzi
Collana: I libri di Viella, 105
Pubblicazione: Febbraio 2010
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Edizione cartacea
pp. 224, 15x21 cm, bross.
ISBN: 9788883344299
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Il filo conduttore che lega i saggi raccolti in questo volume è l’analisi della diffusione del razzismo nell’Italia degli anni Trenta, ma anche dei vuoti di memoria dell’elaborazione italiana di questo momento decisivo della nostra storia, quando la cittadinanza è stata tolta ad una parte degli italiani e contro di loro si è attuata una persecuzione basata su criteri razziali e biologici. Le leggi del 1938 si inseriscono infatti in una cultura della razza che ha profonde radici nella cultura europea ed italiana, dalla seconda metà dell’Ottocento in avanti. Una cultura fondata sul razzismo biologico, sia pur mescolato a motivazioni «spirituali»: l’idea della supremazia della «razza bianca», l’ideologia coloniale, la misoginia, il darwinismo sociale, l’eugenetica. Una cultura che si fonda su un presupposto scientificamente falso, quello dell’esistenza delle razze.

A fronte di questo, la difficoltà ad avere memoria delle leggi del 1938 - emerse all’attenzione degli storici solo nel 1988, in occasione del loro cinquantesimo anniversario - ha fatto sì che la narrazione della legislazione razzista e della sua applicazione manchi tuttora quasi interamente nella riflessione degli storici dell’arte, delle scienze e della letteratura, ma soprattutto nella divulgazione e nella manualistica. Le radici di questo silenzio nascono dalla rimozione delle responsabilità, caratteristica dell’Italia del dopoguerra: una riflessione sui vuoti della nostra memoria e del nostro senso comune ci riporta oggi alla necessità di fare infine un bilancio dei danni provocati dal razzismo nella nostra cultura e nella nostra società.

  • Marina Beer, Anna Foa, Introduzione (p. 7-11)
  • La cultura del razzismo
    • Tonni, non lumache. Guido Barbujani risponde ad alcune domande su razze, genetica e biodiversità umana (p. 15-23).
    • Michele Sarfatti, Che cosa conteneva la legislazione antiebraica fascista del 1938? (p. 25-34).
    • Luigi Goglia, Il colore nel razzismo fascista (p. 35-44).
    • Giorgio Israel, L’espulsione dei professori ebrei dalle facoltà scientifiche durante il fascismo (p. 45-64).
    • Elisabetta Mondello, «Tre, cinque, dieci volte mamme». Dal sessismo del primo Novecento alla procreazione della razza italica (p. 65-86).
    • Giorgio Fabre, Giulio de Benedetti e l’antisemitismo nell’Europa degli anni Venti e Trenta (p. 87-122).
  • Le leggi del 1938 nella memoria e nella storia
    • Anna Foa, Quando i cittadini tornarono paria: memoria e storia delle leggi razziste in Italia (p. 125-132).
    • Marina Beer, La memoria del danno. Le leggi del 1938 nella storia della letteratura italiana (p. 133-158).
    • Emma Fattorini, La Chiesa e le leggi razziali (p. 159-174).
    • Alessandro Gebbia, La ricezione delle leggi razziali in Inghilterra (p. 175-186).
    • Gabriele Rigano, Storia, memoria e bibliografia delle leggi razziste in Italia (p. 187-209).
  • Indice dei nomi (p. 211)
  • Gli autori (p. 221)
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