Critica del testo. XIII/3, 2010. Cercando l’Europa

Testata: Critica del testo • Anno di pubblicazione: 2010
Edizione cartacea
pp. viii+348, ISBN: 9788883344954
€ 29,00 -5% € 27,55
Aggiungi al carrello Aggiungi al carrello € 27,55
Wishlist Wishlist Wishlist
Edizione digitale
PDF • 9788883348853
€ 23.99
Acquista Acquista Acquista

Premessa
Roberto Antonelli


Lingue e identità dell’Europa
Tullio De Mauro

Lingue e identità dell’Europa
Il contributo delinea un quadro della complessità della situazione storico-linguistica europea, esaminata innanzitutto in prospettiva genetica e tipologica. Ma è il lessico delle lingue europee, in particolare, a essere indagato come «luogo in cui possiamo cogliere una più larga messe di sicuri tratti unitari». Si mettono così a fuoco i processi di assimilazione reciproca e il ruolo del latino, nelle sue diverse fasi (dal classico fino all’umanistico e al moderno), come fattore determinante delle convergenze storiche del lessico delle lingue europee.

The present cointribution deals with the question of the diverse origins and histories of European languages; in particular it focuses on the shaping of their vocabulary: how mutual influences have contributed to the process and the role of Latin as a key unifying factor.


Considerazioni sull’identità europea. All’indomani del no francese al trattato costituzionale dell’UE
Francesco Gui

Considerazioni sull’identità europea. All’indomani del no francese al trattato costituzionale dell’UE
L’intervento offre alcune considerazioni, in una prospettiva storica, sul tema della cultura comune degli europei all’indomani dell’esito negativo del referendum francese sul trattato costituzionale dell’Unione europea. Illustra le contraddizioni fra l’aspirazione degli europei a realizzare l’unità politica del continente e la resistenza ad accettare l’idea di una cultura europea in quanto tale. Contiene riferimenti al pensiero di Victor Hugo, di Altiero Spinelli e degli intellettuali chiamati dalla Commissione europea a far parte del Gruppo di riflessione su “La dimensione spirituale e culturale dell’Europa”.

The contribution focuses, from an historical point of view, on the problem of a common European culture following the negative result of French referendum on the constitutional treaty of the European Union. It takes into account the contradictions between the hopes of Europeans to establish a political unity of the continent and their resistence to the idea of a European culture in itself. References are made to Victor Hugo, Altiero Spinelli and the intellectuals invited by the European Commission to take part in the Reflexion Group on “The spiritual and cultural dimension of Europe”.


Ebla e le origini della civiltà urbana
Paolo Matthiae

Ebla e le origini della civiltà urbana
Lo scavo dell’Università “La Sapienza” di Roma, intrapreso nel 1964 e tuttora in corso, a Ebla in Siria ha portato a quella che è una delle massime scoperte archeologiche del Novecento. Fiorita tra il 2500 e il 1600 a.C., Ebla, tre volte distrutta, con i suoi straordinari Archivi Reali del 2400-2300 a.C., i numerosi monumenti secolari e religiosi e le notevolissime opere artistiche tra il 2000 e il 1600 a.C. è la più significativa testimonianza archeologica della seconda urbanizzazione dell’Oriente antico e del grande significato che questa rivoluzionaria fase storica ebbe per il trionfo del modello della città nella storia dell’umanità.

The excavations at Ebla in Syria by the “Sapienza” - University of Rome, started in 1964, are still going on, and brought to one of the major archaeological discoveries of the XXth century. Ebla flourished between 2500 and 1600 BC, and was destroyed three times: with its extraordinary Royal Archives, dating from 2400-2300 BC, the numerous public and cult buildings, and the very important masterpieces dating from between 2000 and 1600 BC, Ebla is the most significant archaeological evidence for the second urbanization in the ancient Orient, and for the great meaning this revolutionary historical phase had for the final affirmation of the city model in the history of humankind.


La comunicazione orale: Omero ed Esiodo nell’arcipelago epico
Luigi Enrico Rossi

La comunicazione orale: Omero ed Esiodo nell’arcipelago epico
Dopo alcune osservazioni sui diversi approcci che si possono esercitare di fronte all’antichità classica si passa ad una panoramica sulla storia della comunicazione letteraria nella Grecia antica. In particolare vengono analizzati due passi dell’Odissea (XI, 362-369; XVII, 518-521) e uno delle Opere e i giorni di Esiodo (1-10), dai quali risultano evidenti da un lato l’importanza dell’aspetto visivo della comunicazione anche in epoca ‘aurale’ (per questo motivo si preferisce usare la definizione di aurale-visuale) e dall’altro la consapevolezza degli antichi del tipo di comunicazione e del modo in cui questa comunicazione avveniva. Partendo dall’ analisi del decimo verso dell’Odissea i poemi omerici vengono presentati come esempi di ‘opera aperta’, per i quali vengono introdotte le definizioni di ‘arcipelago’ e ‘spirale infinita’. Queste osservazioni, unite a quelle sulle “sezioni alternative” nelle Opere e i giorni di Esiodo, portano a concludere che i greci non fossero affatto sensibili all’unità dell’opera letteraria nel nostro senso moderno: sia nel caso di Omero sia nel caso di Esiodo siamo di fronte non ad opere unitarie, ma a ‘conglomerati’. Per questo, tornando agli approcci all’antico elencati all’inizio, non basta aver archiviato l’approccio umanistico, ma è necessario abbandonare anche quello attualizzante e aderire all’approccio storico.

After a concise examination of three possible different approaches to classical antiquity the author draws a short history of literary communication in ancient Greece. He discusses in particular three epic passages (two from the Odyssey and one from Hesiod’s Works and Days): these passages clearly illustrate the crucial importance of the visual aspect of communication in the ‘aural’ age and show how the ancients were aware of the typology and modality of this communication. Starting from the analysis of Od. 10, the Homeric poems are presented as an example of an ‘open work’, which should be better described as an “archipelago” or “infinite spiral”, definitions that underline the open character of these literary products. These observations together with the analysis of the “alternative sections” in Hesiod’s Works and Days lead to the conclusion that the ancient Greeks did not know ‘literary unity’ in our modern sense: both the Homeric poems and Hesiod’s Works and Days are far from the modern concept of literary unity, and are better understood as “conglomerates”. For this reason we need to abandon the actualizing approach to classical antiquity, just as in the past we relinquished the humanistic one: the best approach is the historical one.


Il cristianesimo: le sue origini alla ricerca di una identità
Francesca Cocchini

Il cristianesimo: le sue origini alla ricerca di una identità
L’articolo riproduce la prolusione al corso di “Storia del cristianesimo” tenuta nel 2006. Ricordando con puntuali riferimenti i contributi che, a partire da Ernesto Buonaiuti, i successivi docenti della disciplina in questa Università hanno dato ai problemi via via evidenziati, si affronta la questione concernente la nascita del cristianesimo; il percorso storico religioso che da Gesù ebreo arriva alla religione cristiana e il ruolo in esso svolto da Paolo; le Scritture sacre e la divaricazione tra giudaismo rabbinico e cristianesimo verificatasi tra I e II secolo.

The article repeats the presentation to a course held in 2006 on Christianity’s history. First, the author recalls studies produced by scholars that have worked at this University, starting with Ernesto Bonaiuti. Furthermore the author deals with some problems closely related with Christianity: its birth, its historical and religious development, the transformation from the Jewish Jesus to the Christian religion, the role of St. Paul, the Sacred Scripture and, finally, the discrepancy between rabbinic Judaism and Christianity born around I and II century.


Il concetto d’Europa nell’Età di mezzo
Ludovico Gatto

Il concetto d’Europa nell’Età di mezzo
Il saggio analizza la storia del concetto d’Europa lungo i mille anni dell’età di mezzo. È durante questo lungo periodo che si gettano le basi dell’esistenza futura dell’Europa e si fondano le radici: la cristiana, l’araba, l’ebraica che, insieme all’antica matrice romana, ne costituiranno l’essenza.

The article explores the development of the idea of Europe during the Middle Ages; during that period the Christian, the Arabian and the Jewish backgrounds mixed together with the classical one and created the conditions and the roots of the future Europe.


Europa e Islam: identità a confronto
Biancamaria Scarcia Amoretti

Europa e Islam: identità a confronto
Il lavoro intende evidenziare la problematicità del concetto di Europa e, in subordine, la legittimità di considerare l’islam tra le matrici dell’Europa stessa. Due le questioni analizzate: la definizione del ‘confine’ e il ruolo identitario della religione.

The paper brings into focus the controversial notion of Europe and, subordinately, the legitimacy of considering islam one of the matrices of Europe itself. Two questions are at stake: the meaning of ‘border’ and the role of religion in the making of identity.


Il testamento dell’avvelenato e il riscatto della bella: ballata popolare e cultura europea
Alessandro Portelli

Il testamento dell’avvelenato e il riscatto della bella: ballata popolare e cultura europea
La ballata Il testamento dell’avvelenato (Lord Randal) in Italia e nel mondo anglofono è divisa in due parti. Nella prima, il protagonista riferisce alla madre di essersi recato nel bosco, dove è stato avvelenato dalla sua fidanzata: il dialogo inscena così la tensione nelle culture popolari fra il domestico e l’estraneo, l’innovazione e la continuità. In questo caso è risolto a favore della continuità (la casa, la madre), ma è bilanciato da altre ballate (Il riscatto della bella | The Maid freed from the Gallows; The Lass of Roch Royal) in cui il conflitto è risolto in modo opposto. Pertanto, più che schierarsi dal lato dell’innovazione o della continuità, la ballata enuncia l’ambivalenza di culture sempre esposte alla precarietà e al rischio, tese a sopravvivere ma consapevoli delle contraddizioni della sopravvivenza. Nella seconda parte, l’avvelenato fa testamento, lasciando a ogni membro della famiglia degli oggetti che ne definiscono il ruolo sociale e simbolico, e che pertanto cambiano con il tempo e con lo spazio, adattandosi di volta in volta alle mutate condizioni ambientali e sociali – a dimostrazione di come, al di là della opzioni ideologiche o valoriali – la ballata incarni essa stessa la dialettica fra continuità (Il testamento dell’avvelenato viene cantato da cinque secoli) e innovazione (da cinque secoli continua a cambiare).

The ballad of Lord Randal (in Italy, Il testamento dell’avvelenato) consists of two sections. In the first part, the hero tells his mother that he has been to the wild wood and was poisoned by his “true love”. As the mother prepares to make up his dying bed, the dialogue embodies folk culture’s tension between the home and the outside, the mother as continuity and survival and the fiancé as innovation and danger (in other ballads, the same conflicts is resolved in favor of change and innovation: The Maid freed from the Gallows | Il riscatto della bella, or The Lass of Roch Royal, thus expressing the ambivalence of cultures always caught between survival and danger, that value survival but are aware of its contradictions). In the second section, the hero draws his will, leaving each member of the family heirlooms that define their social and symbolic status, and which therefore change as the ballad travels through time and space. In this way, the very form of the ballad embodies the tension of continuity and change: Lord Randal has been sung for at least five centuries, and throughout these centuries it has both changed and remained itself.


Le emozioni a teatro: da Gorgia alle neuroscienze
Roberto Nicolai

Le emozioni a teatro: da Gorgia alle neuroscienze
Scopo del lavoro è valorizzare il ruolo delle emozioni nella teoria e nella prassi del teatro tragico greco, in particolare nei passi di Gorgia relativi alla tragedia, che ci informano sulla ricezione, e nell’Agamennone di Eschilo (vv. 975-1000), da cui si ricava l’importanza delle emozioni nel processo di composizione. La teoria e la prassi del teatro greco vengono messe a confronto con i risultati delle ricerche sui neuroni specchio condotte da Giacomo Rizzolatti.

The paper aims at highlighting the role played by the emotions in Greek tragedy, especially in Gorgias’ fragments related to tragic poetry, which are a source for its reception, and in Aeschylus’ Agamemnon (vv. 975-1000), an important play for the role of the emotions in the composition process. The theory and praxis of Greek theatre are compared with the research on the mirror neurons carried out by Giacomo Rizzolatti.


Appunti per una storia della nostalgia nella cultura araba
Leonardo Capezzone

Appunti per una storia della nostalgia nella cultura araba
In queste pagine si proverà a mostrare come la cultura classica araba ha fatto della nostalgia, come modalità particolare della riflessione sul passato – e di elaborazione del passato –, uno specifico genere del discorso intellettuale, al crocevia fra letteratura, storiografia, mito.

This paper will try to show how classical Arabic culture has made nostalgia – as a special way to reflecting on the past, and processing the past –, a specific genre of the intellectual discourse crossign literature, historiography, myth.


//Occasio// ed occasionalismo nell’educazione sentimentale europea
Giovannella Desideri

Occasio ed occasionalismo nell’educazione sentimentale europea
Oggetto del contributo è l’indagine testuale effettuata su alcuni exempla, particolarmente significativi, dell’allegoria Kairos/Occasio nell’ambito della tradizione iconografica europea dalla sua costituzione fino al “rovesciamento” romantico.

My talk explains the textual analysis I have carried out on some outstanding exempla of the Kairos-Occasio allegory in the European iconographic tradition, from its beginnings up to the romantic revolution.


Aby Warburg e le immagini patetiche fra mito arte e scienza
Claudia Cieri Via

Aby Warburg e le immagini patetiche fra mito arte e scienza
Una riflessione sulle immagini delle emozioni ha informato il pensiero di uno storico dell’arte, Aby Warburg, il quale alla fine dell’Ottocento nei suoi Frammenti fondamentali per una prammatica scienza dell’espressione raccoglieva aforismi per il progetto di un libro sulla “psicologia dell’espressione umana”. Dalle osservazioni sulla scultura antica al dibattito sul Laocoonte, Aby Warburg è interessato al ruolo patetico ed espressivo delle immagini determinato da un movimento dinamico interiore, al di là di una finalità puramente estetica delle opere d’arte. Il problema della rappresentazione del movimento coinvolge fra Ottocento e Novecento non solo gli studiosi di estetica ma anche gli scienziati come Charles Darwin, Giulio Panconcelli Calzia, un fisico studioso di fonetica patologica, e i teorici del cinema come Sergej Ejzenstejn. Nell’osservazione delle opere d’arte Aby Warburg arriverà a formulare il concetto di pathosformel legato alle immagini delle emozioni da quelle di Donatello a quelle di Dűrer a quelle legate alle feste e alla danza. L’attualità della riflessione di Aby Warburg sulle immagini patetiche è stata recentemente messa a fuoco da alcuni studiosi sia nella prospettiva della ricerca artistica contemporanea, che delle nuove prospettive teoriche legate alle neuroscienze.

A reflection on the images of emotions has influenced the thought of an art historian, Aby Warburg. At the end of the nineteenth century, he collected aphorisms under the title: Fragments for a fundamental pragmatic science for a project on a book about the “psychology of human expression”. From observations on the Laocoon’s debate, Aby Warburg is interested on the pathetic and expressive role of images, as determined by a dynamic movement, beyond a purely aesthetic purpose of art. Between the end of 19th and the beginning of 20th century, the issue of the movement representation involves not only scholars of aesthetics but also scientists such Charles Darwin or Julius Panconcelli Calzia, a physicist expert of phonetics pathology, and movie theorists such Sergei Eisenstein. Aby Warburg’s observations on artworks will led to the formulation of the pathosformel concept, which is linked to the images of emotions, going from those by Donatello, to those by Dürer, up to those associated with feasts, celebrations and dancing in general. Interestingly, some scholars have recently focused on the topical interest of Aby Warburg’s thought on pathetic images, both in the perspective of the contemporary art research and in the context of the new theories related to neuroscience.


Il cuore distratto. La scuola delle emozioni nel romanzo francese del Settecento
Delia Gambelli

Il cuore distratto. La scuola delle emozioni nel romanzo francese del Settecento
Nel Settecento il romanzo francese (e in particolare il genere epistolare) ha compiuto un percorso di legittimazione confrontandosi con il vero e assegnandosi il compito di divulgare la conoscenza e di regolamentare le passioni. Ma i programmi annunciati e le intenzioni dichiarate (dall’autore e dai personaggi) sono sventati da moti improvvisi spesso definiti émotions. L’accezione imprevista di tale lessema deve essere messa in relazione con una nuova percezione dello spazio e del movimento, a cui è da ricondurre anche la tematizzazione frequentissima degli incidenti di percorso, che diventano figure dello hasard, nodo centrale del dibattito nel secolo dei Lumi. Ed è proprio una sfida alla casualità che rappresentano i romanzi epistolari. Sfida infelice, perché comunque la volontà di controllo è messa in crisi dalle emozioni; ma soprattutto perché il cuore, distratto dai programmi prestabiliti, non legge lucidamente quei moti dell’anima, compromettendo le occasioni di felicità. La distrazione dei personaggi allude ai danni provocati da una lettura disattenta delle trame del reale.

In the 18th century the French novel, especially the greatest epistolary novels, became a genre legitimised by its comparison with reality and by the task it set itself of spreading knowledge and regulating passions. However, the programme announced and the intentions stated by the authors and their characters are undermined by unexpected impulses, often defined as émotions. The unforeseen emerging of this lexeme may be linked to a new perception of space and movement, to be also connected with the very frequent use of accidental events as topics. These became figures of the hasard, a key notion in eighteenth century discourse. The epistolary novels clashed with randomness and represented a challenge to hasard, given their intent to control passions and destinies. It was, however, an unfortunate challenge: eventually, in fact, plans plunged into crisis because of intervening émotions, but above all because the heart allowed itself to be distracted by pre-established schedules and did not grasp emotions, thus affecting chances of happiness. The distraction of characters referred to the damages caused by careless and indifferent readings of the plots of reality.


«L’excès de l’émotion». Contatti d’amore nel romanzo dell’Ottocento
Anna Maria Scaiola

«L’excès de l’émotion». Contatti d’amore nel romanzo dell’Ottocento
Lo studio esamina la rappresentazione nel romanzo francese del fenomeno neurobiologico dell’emozione (istanza della vita affettiva distinta per qualità e durata dalla passione, anche nella trattatistica d’epoca), innescato da una percezione tattile, relativa in particolare al contatto, alla pressione, alla presa delle mani. Nello sviluppo consequenziale della narrazione, alla tradizionale scena del primo incontro d’amore tramite lo scambio degli sguardi segue di norma quella affidata al senso del tatto che congiunge e suscita manifestazioni sul piano fisiologico e psichico. Lo choc brusco – elettrico e violento – di un’emozione condivisa da contatto comporta un cambiamento del soggetto, persino una “metamorfosi”, una “trasfigurazione” a valore cognitivo. Attraverso l’analisi di sequenze significative di un campione di testi di Mme de Genlis, Mme de Staël, Constant, Stendhal, Balzac, Flaubert, Maupassant, lo studio considera il diverso trattamento e la progressiva assunzione tematica del trasporto emotivo e del discorso interiore, collegati all’idea dell’amour-passion, esperienza estrema nel processo di educazione sentimentale dei giovani eroi.

This study examines the portrayal in French novels of the neurobiological phenomenon of emotion (also discussed within the treatise writing of the period as a manifestation of love life, distinguished by the quality and duration of passion), which was triggered by a tactile perception specifically created by the touching, pressure and grasping of the hands. In the development of the narration, to the traditional scene of the first love encounter and exchange of gazes, follows as a rule a scene related to the sense of touch that connects and arouses physiological and psychological feelings. The abrupt shock caused by touch, so electrifying and violent, entails a change in the subject, even a “metamorphosis” and a “transfiguration” of cognitive significance. Through the analysis of relevant sequences of texts by Mme de Genlis, Mme de Staël, Constant, Stendhal, Balzac, Flaubert, Maupassant, this study takes into consideration the different ways the authors deal with the phenomenon and their progressive acceptance of themes of emotional transport and internal discourse as connected to the idea of amour-passion, which becomes an extreme experience in the sentimental education of young heroes.


//Forms of attention//: sensi coscienza conoscenza in //The Portrait of a Lady//
Rosy Colombo

Forms of attention: sensi coscienza conoscenza in The Portrait of a Lady
Riprendendo idee formulate da Robert Klein nel volume La forma e l’intellegibile (Form and Meaning), questa comunicazione analizza il modo in cui in The Portrait of a Lady (1881) Henry James drammatizza il ruolo dell’emozione, intesa come nodo di raccordo tra sensi, cognizione e conoscenza, sia nella crescita della protagonista sia nel processo creativo dell’autore, da lui stesso delineato nella sua Prefazione del 1910. In linea con le convenzioni del romanzo di formazione, la maturazione di Isabel Archer avviene attraverso una progressiva conoscenza di sé e del mondo, mediata dal “sesto senso” dell’immaginazione in quanto facoltà intermedia tra i cinque sensi tradizionali e la mente. In sintonia col pragmatismo del fratello William, Henry James delinea una concezione della verità in divenire, nel quadro di una forma insieme etica ed estetica.

Drawing upon some of the ideas put forward by Robert Klein in his book Form and Meaning, this paper analyses the ways in which Henry James’ The Portrait of a Lady (1881) dramatizes the role played by emotion – seen as a convergence node joining the senses, cognition and knowledge – both in the protagonist’s path of personal development and in the author’s creative process (a process outlined by James himself in his 1910 Preface). In accordance with the conventions of the bildungsroman, Isabel Archer reaches emotional maturity through a progressive attainment of knowledge – of the self and of the world – mediated, however, by the ‘sixth sense’ of the imagination as a transitional faculty, halfway between the traditional five senses and the mind. In tune with his brother William, Henry James delineates a view of truth in continuous evolution, within the framework of a simultaneously ethical and aesthetic form.


«Si vis me flere…». Emozioni allo specchio
Clelia Falletti

«Si vis me flere…». Emozioni allo specchio
Dal precetto classico di Orazio «Si vis me flere…», toccando Quintiliano dell’Istituzione oratoria, i dibattiti filosofici sull’attore e l’espressione delle passioni in teatro, e il Paradosso dell’attore di Diderot rivisitato da Copeau nel XX secolo, l’autrice arriva alle basi neurologiche delle emozioni in scena sia da parte dell’attore sia da parte dello spettatore, e cerca di dimostrare che uno spazio condiviso di azione ed emozione, comune a chi agisce e a chi osserva, esiste a un livello neurale biologico, e connette l’osservatore e chi agisce – in teatro così come nella vita.

Starting from the classical Horacian precept «Si vis me flere…», the author touches upon Quintiliano’s advice to the orators, the 17th and 18th centuries philosophical debates on the actor and the expression of passions in the theatre, and Diderot’s Paradox of the Actor revisited by J. Copeau in the 20th c., to arrive at the neurologic bases of emotions on stage concerning both the performer and the spectator. She tries to show that a shared space of action and emotion, common to doer and observer, exists at a biological neural level, connecting the observer and the doer – in life as in theatre.


Il corpo come pratica significante. Passioni e emozioni nell’arte della seconda metà del Novecento (Trauma e esperienza)
Carla Subrizi

Il corpo come pratica significante. Passioni e emozioni nell’arte della seconda metà del Novecento (Trauma e esperienza)
Il testo affronta le relazioni tra arte e emozioni a partire dalla posizione centrale che nella sperimentazione artistica del Novecento ha avuto il corpo: sia nella sua fisicità che per le espressioni più immateriali di esso (memoria, immaginazione, stati d’animo). Il corpo è agito da stati dell’affettività e produce a sua volta altre emozioni da cui nascono immagini. Questo passaggio, dall’azione sul corpo alla produzione di immagini, è ciò su cui il saggio si concentra. La questione che si affronta è dunque non come l’arte abbia rappresentato le emozioni ma come l’arte produca stati d’animo: effetti dunque di un linguaggio di immagini e di azioni.

The text is about the relationships between art and emotions from the central position that the body has had in the artistic experimentation of XX century: both in his corporeity and in its immaterial expressions (memory, imagination, state of mind). The body is induced by affectivity and produces emotions and from emotions images are born. This passage, from the action to the production of images, is the critical intent of this text: not as the art has represented the emotions but as the art produces states of mind, effects therefore of a language of images and actions.


Dall’emozione all’omologazione (Dalla scoperta occidentale della “diversità naturale” all’omologazione culturale)
Gilberto Mazzoleni

Dall’emozione all’omologazione (Dalla scoperta occidentale della “diversità naturale” all’omologazione culturale)
L’articolo esamina il processo acculturativo che l’Europa cristiana ha elaborato a partire dal XIII secolo di fronte all’alterità etnica, geografica e culturale scaturita dalla colonizzazione di terre esotiche; l’autore individua nell’approccio emozionale e nell’appropriazione omologante i due poli di un variegato orizzonte, incarnato principalmente dai grandi viaggiatori e cronisti dei secoli XIII-XVI ma anche da narratori e artisti ottocenteschi (Melville, Kipling, Verdi e Gaugain).

This article examins the cultural process that christian Europe worked out since XIIIth century with the ethnic, geographic and cultural alterity risen from the colonization of exotic lands; the author recognizes in the emotional approach and in the homologating appropriation the two poles of a variegated horizon, represented mainly by great travellers and chroniclers from XIIIth to XVIth century but also by narrators and artists of XIXth century (Melville, Kipling, Verdi and Gaugain).