Premessa
Roberto Antonelli
Lingue e identità dell’Europa
Tullio De Mauro
Lingue e identità dell’Europa
Il contributo delinea un quadro della complessità della situazione
storico-linguistica europea, esaminata innanzitutto in prospettiva genetica
e tipologica. Ma è il lessico delle lingue europee, in particolare,
a essere indagato come «luogo in cui possiamo cogliere una più larga
messe di sicuri tratti unitari». Si mettono così a fuoco i processi di
assimilazione reciproca e il ruolo del latino, nelle sue diverse fasi (dal
classico fino all’umanistico e al moderno), come fattore determinante
delle convergenze storiche del lessico delle lingue europee.
The present cointribution deals with the question of the diverse
origins and histories of European languages; in particular it focuses on
the shaping of their vocabulary: how mutual influences have contributed
to the process and the role of Latin as a key unifying factor.
Considerazioni sull’identità europea. All’indomani del no francese al trattato costituzionale dell’UE
Francesco Gui
Considerazioni sull’identità europea. All’indomani del no francese
al trattato costituzionale dell’UE
L’intervento offre alcune considerazioni, in una prospettiva storica,
sul tema della cultura comune degli europei all’indomani dell’esito
negativo del referendum francese sul trattato costituzionale dell’Unione
europea. Illustra le contraddizioni fra l’aspirazione degli europei a
realizzare l’unità politica del continente e la resistenza ad accettare
l’idea di una cultura europea in quanto tale. Contiene riferimenti al
pensiero di Victor Hugo, di Altiero Spinelli e degli intellettuali chiamati
dalla Commissione europea a far parte del Gruppo di riflessione
su “La dimensione spirituale e culturale dell’Europa”.
The contribution focuses, from an historical point of view, on the
problem of a common European culture following the negative result
of French referendum on the constitutional treaty of the European
Union. It takes into account the contradictions between the hopes
of Europeans to establish a political unity of the continent and their
resistence to the idea of a European culture in itself. References are
made to Victor Hugo, Altiero Spinelli and the intellectuals invited
by the European Commission to take part in the Reflexion Group on
“The spiritual and cultural dimension of Europe”.
Ebla e le origini della civiltà urbana
Paolo Matthiae
Ebla e le origini della civiltà urbana
Lo scavo dell’Università “La Sapienza” di Roma, intrapreso nel
1964 e tuttora in corso, a Ebla in Siria ha portato a quella che è una
delle massime scoperte archeologiche del Novecento. Fiorita tra il
2500 e il 1600 a.C., Ebla, tre volte distrutta, con i suoi straordinari
Archivi Reali del 2400-2300 a.C., i numerosi monumenti secolari e
religiosi e le notevolissime opere artistiche tra il 2000 e il 1600 a.C.
è la più significativa testimonianza archeologica della seconda urbanizzazione
dell’Oriente antico e del grande significato che questa
rivoluzionaria fase storica ebbe per il trionfo del modello della città
nella storia dell’umanità.
The excavations at Ebla in Syria by the “Sapienza” - University
of Rome, started in 1964, are still going on, and brought to one of
the major archaeological discoveries of the XXth century. Ebla
flourished between 2500 and 1600 BC, and was destroyed three
times: with its extraordinary Royal Archives, dating from 2400-2300
BC, the numerous public and cult buildings, and the very important
masterpieces dating from between 2000 and 1600 BC, Ebla is the
most significant archaeological evidence for the second urbanization
in the ancient Orient, and for the great meaning this revolutionary
historical phase had for the final affirmation of the city model in the
history of humankind.
La comunicazione orale: Omero ed Esiodo nell’arcipelago epico
Luigi Enrico Rossi
La comunicazione orale: Omero ed Esiodo nell’arcipelago epico
Dopo alcune osservazioni sui diversi approcci che si possono
esercitare di fronte all’antichità classica si passa ad una panoramica
sulla storia della comunicazione letteraria nella Grecia antica. In particolare
vengono analizzati due passi dell’Odissea (XI, 362-369; XVII,
518-521) e uno delle Opere e i giorni di Esiodo (1-10), dai quali risultano
evidenti da un lato l’importanza dell’aspetto visivo della comunicazione
anche in epoca ‘aurale’ (per questo motivo si preferisce usare
la definizione di aurale-visuale) e dall’altro la consapevolezza degli
antichi del tipo di comunicazione e del modo in cui questa comunicazione
avveniva. Partendo dall’ analisi del decimo verso dell’Odissea
i poemi omerici vengono presentati come esempi di ‘opera aperta’,
per i quali vengono introdotte le definizioni di ‘arcipelago’ e ‘spirale
infinita’. Queste osservazioni, unite a quelle sulle “sezioni alternative”
nelle Opere e i giorni di Esiodo, portano a concludere che i greci non
fossero affatto sensibili all’unità dell’opera letteraria nel nostro senso
moderno: sia nel caso di Omero sia nel caso di Esiodo siamo di fronte
non ad opere unitarie, ma a ‘conglomerati’. Per questo, tornando
agli approcci all’antico elencati all’inizio, non basta aver archiviato
l’approccio umanistico, ma è necessario abbandonare anche quello
attualizzante e aderire all’approccio storico.
After a concise examination of three possible different approaches
to classical antiquity the author draws a short history of literary
communication in ancient Greece. He discusses in particular three
epic passages (two from the Odyssey and one from Hesiod’s Works
and Days): these passages clearly illustrate the crucial importance
of the visual aspect of communication in the ‘aural’ age and show
how the ancients were aware of the typology and modality of this
communication. Starting from the analysis of Od. 10, the Homeric
poems are presented as an example of an ‘open work’, which should
be better described as an “archipelago” or “infinite spiral”, definitions
that underline the open character of these literary products. These
observations together with the analysis of the “alternative sections” in
Hesiod’s Works and Days lead to the conclusion that the ancient Greeks
did not know ‘literary unity’ in our modern sense: both the Homeric
poems and Hesiod’s Works and Days are far from the modern concept
of literary unity, and are better understood as “conglomerates”. For
this reason we need to abandon the actualizing approach to classical
antiquity, just as in the past we relinquished the humanistic one: the
best approach is the historical one.
Il cristianesimo: le sue origini alla ricerca di una identità
Francesca Cocchini
Il cristianesimo: le sue origini alla ricerca di una identità
L’articolo riproduce la prolusione al corso di “Storia del cristianesimo”
tenuta nel 2006. Ricordando con puntuali riferimenti i contributi
che, a partire da Ernesto Buonaiuti, i successivi docenti della disciplina
in questa Università hanno dato ai problemi via via evidenziati,
si affronta la questione concernente la nascita del cristianesimo; il percorso
storico religioso che da Gesù ebreo arriva alla religione cristiana
e il ruolo in esso svolto da Paolo; le Scritture sacre e la divaricazione
tra giudaismo rabbinico e cristianesimo verificatasi tra I e II secolo.
The article repeats the presentation to a course held in 2006 on
Christianity’s history. First, the author recalls studies produced by
scholars that have worked at this University, starting with Ernesto
Bonaiuti. Furthermore the author deals with some problems closely
related with Christianity: its birth, its historical and religious
development, the transformation from the Jewish Jesus to the
Christian religion, the role of St. Paul, the Sacred Scripture and,
finally, the discrepancy between rabbinic Judaism and Christianity
born around I and II century.
Il concetto d’Europa nell’Età di mezzo
Ludovico Gatto
Il concetto d’Europa nell’Età di mezzo
Il saggio analizza la storia del concetto d’Europa lungo i mille
anni dell’età di mezzo. È durante questo lungo periodo che si gettano
le basi dell’esistenza futura dell’Europa e si fondano le radici: la
cristiana, l’araba, l’ebraica che, insieme all’antica matrice romana,
ne costituiranno l’essenza.
The article explores the development of the idea of Europe
during the Middle Ages; during that period the Christian, the Arabian
and the Jewish backgrounds mixed together with the classical one
and created the conditions and the roots of the future Europe.
Europa e Islam: identità a confronto
Biancamaria Scarcia Amoretti
Europa e Islam: identità a confronto
Il lavoro intende evidenziare la problematicità del concetto di
Europa e, in subordine, la legittimità di considerare l’islam tra le
matrici dell’Europa stessa. Due le questioni analizzate: la definizione
del ‘confine’ e il ruolo identitario della religione.
The paper brings into focus the controversial notion of Europe
and, subordinately, the legitimacy of considering islam one of the
matrices of Europe itself. Two questions are at stake: the meaning of
‘border’ and the role of religion in the making of identity.
Il testamento dell’avvelenato e il riscatto della bella: ballata popolare e cultura europea
Alessandro Portelli
Il testamento dell’avvelenato e il riscatto della bella: ballata popolare
e cultura europea
La ballata Il testamento dell’avvelenato (Lord Randal) in Italia
e nel mondo anglofono è divisa in due parti. Nella prima, il protagonista
riferisce alla madre di essersi recato nel bosco, dove è stato
avvelenato dalla sua fidanzata: il dialogo inscena così la tensione
nelle culture popolari fra il domestico e l’estraneo, l’innovazione
e la continuità. In questo caso è risolto a favore della continuità (la
casa, la madre), ma è bilanciato da altre ballate (Il riscatto della
bella | The Maid freed from the Gallows; The Lass of Roch Royal) in
cui il conflitto è risolto in modo opposto. Pertanto, più che schierarsi
dal lato dell’innovazione o della continuità, la ballata enuncia l’ambivalenza
di culture sempre esposte alla precarietà e al rischio, tese
a sopravvivere ma consapevoli delle contraddizioni della sopravvivenza.
Nella seconda parte, l’avvelenato fa testamento, lasciando a
ogni membro della famiglia degli oggetti che ne definiscono il ruolo
sociale e simbolico, e che pertanto cambiano con il tempo e con
lo spazio, adattandosi di volta in volta alle mutate condizioni ambientali
e sociali – a dimostrazione di come, al di là della opzioni
ideologiche o valoriali – la ballata incarni essa stessa la dialettica
fra continuità (Il testamento dell’avvelenato viene cantato da cinque
secoli) e innovazione (da cinque secoli continua a cambiare).
The ballad of Lord Randal (in Italy, Il testamento dell’avvelenato) consists of two sections. In the first part, the hero tells his mother that he has been to the wild wood and was poisoned by his “true love”. As the mother prepares to make up his dying bed, the dialogue embodies folk culture’s tension between the home and the outside, the mother as continuity and survival and the fiancé as innovation and danger (in other ballads, the same conflicts is resolved in favor of change and innovation: The Maid freed from the Gallows | Il riscatto della bella, or The Lass of Roch Royal, thus expressing the ambivalence of cultures always caught between survival and danger, that value survival but are aware of its contradictions). In the second section, the hero draws his will, leaving each member of the family heirlooms that define their social and symbolic status, and which therefore change as the ballad travels through time and space. In this way, the very form of the ballad embodies the tension of continuity and change: Lord Randal has been sung for at least five centuries, and throughout these centuries it has both changed and remained itself.
Le emozioni a teatro: da Gorgia alle neuroscienze
Roberto Nicolai
Le emozioni a teatro: da Gorgia alle neuroscienze
Scopo del lavoro è valorizzare il ruolo delle emozioni nella teoria
e nella prassi del teatro tragico greco, in particolare nei passi
di Gorgia relativi alla tragedia, che ci informano sulla ricezione, e
nell’Agamennone di Eschilo (vv. 975-1000), da cui si ricava l’importanza
delle emozioni nel processo di composizione. La teoria e
la prassi del teatro greco vengono messe a confronto con i risultati
delle ricerche sui neuroni specchio condotte da Giacomo Rizzolatti.
The paper aims at highlighting the role played by the
emotions in Greek tragedy, especially in Gorgias’ fragments
related to tragic poetry, which are a source for its reception, and
in Aeschylus’ Agamemnon (vv. 975-1000), an important play for
the role of the emotions in the composition process. The theory and
praxis of Greek theatre are compared with the research on the mirror
neurons carried out by Giacomo Rizzolatti.
Appunti per una storia della nostalgia nella cultura araba
Leonardo Capezzone
Appunti per una storia della nostalgia nella cultura araba
In queste pagine si proverà a mostrare come la cultura classica
araba ha fatto della nostalgia, come modalità particolare della riflessione sul passato – e di elaborazione del passato –, uno specifico genere
del discorso intellettuale, al crocevia fra letteratura, storiografia, mito.
This paper will try to show how classical Arabic culture has made
nostalgia – as a special way to reflecting on the past, and processing
the past –, a specific genre of the intellectual discourse crossign
literature, historiography, myth.
//Occasio// ed occasionalismo nell’educazione sentimentale europea
Giovannella Desideri
Occasio ed occasionalismo nell’educazione sentimentale europea
Oggetto del contributo è l’indagine testuale effettuata su alcuni
exempla, particolarmente significativi, dell’allegoria Kairos/Occasio
nell’ambito della tradizione iconografica europea dalla sua costituzione
fino al “rovesciamento” romantico.
My talk explains the textual analysis I have carried out on some
outstanding exempla of the Kairos-Occasio allegory in the European
iconographic tradition, from its beginnings up to the romantic
revolution.
Aby Warburg e le immagini patetiche fra mito arte e scienza
Claudia Cieri Via
Aby Warburg e le immagini patetiche fra mito arte e scienza
Una riflessione sulle immagini delle emozioni ha informato
il pensiero di uno storico dell’arte, Aby Warburg, il quale alla fine
dell’Ottocento nei suoi Frammenti fondamentali per una prammatica
scienza dell’espressione raccoglieva aforismi per il progetto di
un libro sulla “psicologia dell’espressione umana”.
Dalle osservazioni sulla scultura antica al dibattito sul Laocoonte,
Aby Warburg è interessato al ruolo patetico ed espressivo delle
immagini determinato da un movimento dinamico interiore, al di
là di una finalità puramente estetica delle opere d’arte. Il problema
della rappresentazione del movimento coinvolge fra Ottocento
e Novecento non solo gli studiosi di estetica ma anche gli scienziati
come Charles Darwin, Giulio Panconcelli Calzia, un fisico studioso
di fonetica patologica, e i teorici del cinema come Sergej Ejzenstejn.
Nell’osservazione delle opere d’arte Aby Warburg arriverà a formulare
il concetto di pathosformel legato alle immagini delle emozioni
da quelle di Donatello a quelle di Dűrer a quelle legate alle feste e
alla danza. L’attualità della riflessione di Aby Warburg sulle immagini
patetiche è stata recentemente messa a fuoco da alcuni studiosi
sia nella prospettiva della ricerca artistica contemporanea, che delle
nuove prospettive teoriche legate alle neuroscienze.
A reflection on the images of emotions has influenced the thought
of an art historian, Aby Warburg. At the end of the nineteenth century,
he collected aphorisms under the title: Fragments for a fundamental
pragmatic science for a project on a book about the “psychology of
human expression”.
From observations on the Laocoon’s debate, Aby Warburg is
interested on the pathetic and expressive role of images, as determined
by a dynamic movement, beyond a purely aesthetic purpose of art.
Between the end of 19th and the beginning of 20th century, the issue of
the movement representation involves not only scholars of aesthetics
but also scientists such Charles Darwin or Julius Panconcelli Calzia,
a physicist expert of phonetics pathology, and movie theorists such
Sergei Eisenstein. Aby Warburg’s observations on artworks will led
to the formulation of the pathosformel concept, which is linked to
the images of emotions, going from those by Donatello, to those by
Dürer, up to those associated with feasts, celebrations and dancing
in general. Interestingly, some scholars have recently focused on
the topical interest of Aby Warburg’s thought on pathetic images,
both in the perspective of the contemporary art research and in the
context of the new theories related to neuroscience.
Il cuore distratto. La scuola delle emozioni nel romanzo francese del Settecento
Delia Gambelli
Il cuore distratto. La scuola delle emozioni nel romanzo francese
del Settecento
Nel Settecento il romanzo francese (e in particolare il genere
epistolare) ha compiuto un percorso di legittimazione confrontandosi
con il vero e assegnandosi il compito di divulgare la conoscenza e di
regolamentare le passioni. Ma i programmi annunciati e le intenzioni
dichiarate (dall’autore e dai personaggi) sono sventati da moti improvvisi
spesso definiti émotions. L’accezione imprevista di tale lessema
deve essere messa in relazione con una nuova percezione dello
spazio e del movimento, a cui è da ricondurre anche la tematizzazione
frequentissima degli incidenti di percorso, che diventano figure dello
hasard, nodo centrale del dibattito nel secolo dei Lumi. Ed è proprio
una sfida alla casualità che rappresentano i romanzi epistolari. Sfida
infelice, perché comunque la volontà di controllo è messa in crisi dalle
emozioni; ma soprattutto perché il cuore, distratto dai programmi
prestabiliti, non legge lucidamente quei moti dell’anima, compromettendo
le occasioni di felicità. La distrazione dei personaggi allude ai
danni provocati da una lettura disattenta delle trame del reale.
In the 18th century the French novel, especially the greatest
epistolary novels, became a genre legitimised by its comparison
with reality and by the task it set itself of spreading knowledge and
regulating passions. However, the programme announced and the
intentions stated by the authors and their characters are undermined
by unexpected impulses, often defined as émotions. The unforeseen
emerging of this lexeme may be linked to a new perception of space
and movement, to be also connected with the very frequent use of
accidental events as topics. These became figures of the hasard, a
key notion in eighteenth century discourse. The epistolary novels
clashed with randomness and represented a challenge to hasard,
given their intent to control passions and destinies. It was, however,
an unfortunate challenge: eventually, in fact, plans plunged into
crisis because of intervening émotions, but above all because the
heart allowed itself to be distracted by pre-established schedules and
did not grasp emotions, thus affecting chances of happiness. The
distraction of characters referred to the damages caused by careless
and indifferent readings of the plots of reality.
«L’excès de l’émotion». Contatti d’amore nel romanzo dell’Ottocento
Anna Maria Scaiola
«L’excès de l’émotion». Contatti d’amore nel romanzo dell’Ottocento
Lo studio esamina la rappresentazione nel romanzo francese del
fenomeno neurobiologico dell’emozione (istanza della vita affettiva
distinta per qualità e durata dalla passione, anche nella trattatistica
d’epoca), innescato da una percezione tattile, relativa in particolare
al contatto, alla pressione, alla presa delle mani. Nello sviluppo consequenziale
della narrazione, alla tradizionale scena del primo incontro
d’amore tramite lo scambio degli sguardi segue di norma quella
affidata al senso del tatto che congiunge e suscita manifestazioni sul
piano fisiologico e psichico. Lo choc brusco – elettrico e violento –
di un’emozione condivisa da contatto comporta un cambiamento del
soggetto, persino una “metamorfosi”, una “trasfigurazione” a valore
cognitivo. Attraverso l’analisi di sequenze significative di un campione
di testi di Mme de Genlis, Mme de Staël, Constant, Stendhal, Balzac,
Flaubert, Maupassant, lo studio considera il diverso trattamento e
la progressiva assunzione tematica del trasporto emotivo e del discorso
interiore, collegati all’idea dell’amour-passion, esperienza estrema
nel processo di educazione sentimentale dei giovani eroi.
This study examines the portrayal in French novels of the
neurobiological phenomenon of emotion (also discussed within the
treatise writing of the period as a manifestation of love life, distinguished
by the quality and duration of passion), which was triggered by a
tactile perception specifically created by the touching, pressure and
grasping of the hands. In the development of the narration, to the
traditional scene of the first love encounter and exchange of gazes,
follows as a rule a scene related to the sense of touch that connects and
arouses physiological and psychological feelings. The abrupt shock
caused by touch, so electrifying and violent, entails a change in the
subject, even a “metamorphosis” and a “transfiguration” of cognitive
significance. Through the analysis of relevant sequences of texts by
Mme de Genlis, Mme de Staël, Constant, Stendhal, Balzac, Flaubert,
Maupassant, this study takes into consideration the different ways the
authors deal with the phenomenon and their progressive acceptance of
themes of emotional transport and internal discourse as connected to
the idea of amour-passion, which becomes an extreme experience in
the sentimental education of young heroes.
//Forms of attention//: sensi coscienza conoscenza in //The Portrait of a Lady//
Rosy Colombo
Forms of attention: sensi coscienza conoscenza in The Portrait of a
Lady
Riprendendo idee formulate da Robert Klein nel volume La
forma e l’intellegibile (Form and Meaning), questa comunicazione
analizza il modo in cui in The Portrait of a Lady (1881) Henry James
drammatizza il ruolo dell’emozione, intesa come nodo di raccordo
tra sensi, cognizione e conoscenza, sia nella crescita della protagonista
sia nel processo creativo dell’autore, da lui stesso delineato nella
sua Prefazione del 1910. In linea con le convenzioni del romanzo di
formazione, la maturazione di Isabel Archer avviene attraverso una
progressiva conoscenza di sé e del mondo, mediata dal “sesto senso”
dell’immaginazione in quanto facoltà intermedia tra i cinque sensi
tradizionali e la mente. In sintonia col pragmatismo del fratello William,
Henry James delinea una concezione della verità in divenire,
nel quadro di una forma insieme etica ed estetica.
Drawing upon some of the ideas put forward by Robert Klein in
his book Form and Meaning, this paper analyses the ways in which
Henry James’ The Portrait of a Lady (1881) dramatizes the role
played by emotion – seen as a convergence node joining the senses,
cognition and knowledge – both in the protagonist’s path of personal
development and in the author’s creative process (a process outlined
by James himself in his 1910 Preface). In accordance with the
conventions of the bildungsroman, Isabel Archer reaches emotional
maturity through a progressive attainment of knowledge – of the self
and of the world – mediated, however, by the ‘sixth sense’ of the
imagination as a transitional faculty, halfway between the traditional
five senses and the mind. In tune with his brother William, Henry
James delineates a view of truth in continuous evolution, within the
framework of a simultaneously ethical and aesthetic form.
«Si vis me flere…». Emozioni allo specchio
Clelia Falletti
«Si vis me flere…». Emozioni allo specchio
Dal precetto classico di Orazio «Si vis me flere…», toccando
Quintiliano dell’Istituzione oratoria, i dibattiti filosofici sull’attore
e l’espressione delle passioni in teatro, e il Paradosso dell’attore di
Diderot rivisitato da Copeau nel XX secolo, l’autrice arriva alle basi
neurologiche delle emozioni in scena sia da parte dell’attore sia da
parte dello spettatore, e cerca di dimostrare che uno spazio condiviso
di azione ed emozione, comune a chi agisce e a chi osserva, esiste
a un livello neurale biologico, e connette l’osservatore e chi agisce
– in teatro così come nella vita.
Starting from the classical Horacian precept «Si vis me flere…»,
the author touches upon Quintiliano’s advice to the orators, the
17th and 18th centuries philosophical debates on the actor and the
expression of passions in the theatre, and Diderot’s Paradox of the
Actor revisited by J. Copeau in the 20th c., to arrive at the neurologic
bases of emotions on stage concerning both the performer and the
spectator. She tries to show that a shared space of action and emotion,
common to doer and observer, exists at a biological neural level,
connecting the observer and the doer – in life as in theatre.
Il corpo come pratica significante. Passioni e emozioni nell’arte
della seconda metà del Novecento (Trauma e esperienza)
Il testo affronta le relazioni tra arte e emozioni a partire dalla
posizione centrale che nella sperimentazione artistica del Novecento
ha avuto il corpo: sia nella sua fisicità che per le espressioni più
immateriali di esso (memoria, immaginazione, stati d’animo).
Il corpo è agito da stati dell’affettività e produce a sua volta altre
emozioni da cui nascono immagini. Questo passaggio, dall’azione
sul corpo alla produzione di immagini, è ciò su cui il saggio si
concentra. La questione che si affronta è dunque non come l’arte
abbia rappresentato le emozioni ma come l’arte produca stati
d’animo: effetti dunque di un linguaggio di immagini e di azioni.
The text is about the relationships between art and emotions
from the central position that the body has had in the artistic
experimentation of XX century: both in his corporeity and in its
immaterial expressions (memory, imagination, state of mind). The
body is induced by affectivity and produces emotions and from
emotions images are born. This passage, from the action to the
production of images, is the critical intent of this text: not as the art
has represented the emotions but as the art produces states of mind,
effects therefore of a language of images and actions.
Dall’emozione all’omologazione (Dalla scoperta occidentale della “diversità naturale” all’omologazione culturale)
Gilberto Mazzoleni
Dall’emozione all’omologazione (Dalla scoperta occidentale della
“diversità naturale” all’omologazione culturale)
L’articolo esamina il processo acculturativo che l’Europa cristiana
ha elaborato a partire dal XIII secolo di fronte all’alterità
etnica, geografica e culturale scaturita dalla colonizzazione di terre
esotiche; l’autore individua nell’approccio emozionale e nell’appropriazione
omologante i due poli di un variegato orizzonte, incarnato
principalmente dai grandi viaggiatori e cronisti dei secoli
XIII-XVI ma anche da narratori e artisti ottocenteschi (Melville,
Kipling, Verdi e Gaugain).
This article examins the cultural process that christian Europe
worked out since XIIIth century with the ethnic, geographic and
cultural alterity risen from the colonization of exotic lands; the
author recognizes in the emotional approach and in the homologating
appropriation the two poles of a variegated horizon, represented
mainly by great travellers and chroniclers from XIIIth to XVIth
century but also by narrators and artists of XIXth century (Melville,
Kipling, Verdi and Gaugain).