Nel 1919 la cosiddetta legge Sacchi aboliva l’istituto dell’autorizzazione maritale consentendo alle donne sposate la gestione dei propri beni e a tutte le donne l’accesso alle professioni e agli impieghi pubblici. Tale misura fu pressoché l’unica vittoria ottenuta dal femminismo in età liberale, che poco dopo, grazie a un regolamento attuativo, vedeva restringersi la portata innovativa della norma. Privilegiando un’ottica di lungo periodo e un confronto con altre realtà nazionali, il volume guarda alla sfera giuridica, ai sistemi normativi e alle pratiche delle donne come luoghi della costruzione delle identità di genere e del cambiamento nei rapporti tra i sessi.
Il complesso negoziato tra culture giuridiche e culture delle donne ha nel tempo prodotto importanti cambiamenti nelle vite femminili, ma ha anche mostrato i ritardi tra i paesi e le contraddizioni del diritto con le sue eccezioni e discrezionalità.
In copertina: Amedeo Bocchi, Nel parco, 1919. Roma, Galleria d’Arte Moderna © Roma Capitale ‑ Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.
Diritto, diritti e movimenti delle donne. Introduzione
Stefania Bartoloni
Le italiane tra Code Napoléon e Allgemeines Bürgerliches Gesetzbuch
Maria Rosa Di Simone
«Pubblicamente e notoriamente». Coniugi in affari e le risorse dell’autorizzazione maritale
Maria Rosaria De Rosa
Interpretare, circoscrivere, stravolgere… Una legge progressista nel turbine della reazione
Simonetta Soldani
Le postelegrafoniche dall’ammissione in ruolo alla grande crisi. Un’equiparazione senza carriera
Laura Savelli
Tecniche Sapienti. Essere donna nella professione di ingegnere
Chiara Belingardi e Claudia Mattogno
Intellettualità femminile e ordinamento corporativo: l’Associazione nazionale fascista artiste e laureate
Sara Follacchio