Molte cronache medievali contengono passi dedicati a giustificare la scelta di scrivere di storia. Sono in genere note in cui si insiste sulla necessità di consegnare alla scrittura il ricordo dei fatti, ma in qualche caso compaiono motivazioni più specifiche che rimandano alla committenza oppure richiamano episodi della vita dell’autore in cui è maturata la vocazione a storico.
I saggi di questo volume analizzano opere composte in tempi e luoghi diversi per provare a cogliere le modalità attraverso cui gli storici del medioevo hanno spiegato le ragioni che li hanno indotti a dedicare tempo, fatica e impegno alla stesura di testi dalle caratteristiche particolari che non rientrano nei canoni della letteratura o della trattatistica e la cui stesura non prevede una specifica formazione.
In copertina: iniziale “M” raffigurante Tito Livio con in mano la sua opera, miniatura tratta da Ab urbe condita (1470-1480). Londra, British Library.
Premessa
Marino Zabbia
Gli storici latini di IV-VI secolo tra committenza e vocazione
Giuseppe Zecchini
Perché si diventa cronisti nell’Italia del Trecento
Marino Zabbia
Il cronista veneziano nel Quattrocento: dietro il mestiere di storico
Giorgio Vespignani