Novecento.org. n. 16, agosto 2021.

Testata: Novecento.org • Anno di pubblicazione: 2021
Edizione cartacea
pp. , ISBN: 9788833139883
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Sport e razzismo. Il fascismo e la “razza sportiva”

La ricostruzione si sofferma inizialmente sul ruolo dello sport nelle politiche per il “miglioramento della razza” sviluppate tra gli anni Venti e Trenta e sulla funzione della “razza sportiva” nel dispositivo ideologico fascista. Il percorso prosegue con l’analisi della costruzione del discorso razzista sullo sport, nel contesto del razzismo coloniale e dell’emanazione delle leggi del 1938. La parte conclusiva è dedicata alle conseguenze dei provvedimenti razzisti, dall’epurazione antisemita che colpì le strutture sportive alla persecuzione delle vite di alcuni ebrei protagonisti dello sport italiano. Oltre ad offrire indicazioni, spunti di riflessione e documenti utilizzabili in chiave didattica per il curriculum di storia, il percorso può essere un punto di partenza per ulteriori approfondimenti sul rapporto tra il razzismo e il mondo dello sport, uno spazio per definizione universalistico e inclusivo, in realtà attraversato ancora oggi da pulsioni razziste, atteggiamenti xenofobi e pratiche discriminatorie.


Donne e sport in Italia nella seconda metà del Novecento

Dalla seconda metà dell’Ottocento al fascismo, lo sport divenne un mezzo diretto e indiretto d’emancipazione. Specie l’età fascista rappresentò uno spartiacque decisivo, con l’inserimento delle componenti femminili nelle sue strutture di massa (Opera nazionale balilla, Dopolavoro, Gruppi universitari fascisti) che ne favorirono autonomia e autostima che spiazzarono il regime. Da qui, anche per non urtare la Chiesa, il successivo freno posto a simili fughe in avanti, così da ristabilire un primato maschile sul fenomeno assegnando allo sport il fine precipuo di formare delle giovani sane destinate a una prolifica maternità. Tornare indietro, azzerare del tutto il processo avviato, non era però possibile e dunque sarebbe stato lecito attendersi che alla liberazione dal nazifascismo l’Italia democratica sancisse il definitivo diritto a un pieno e libero sviluppo dello sport femminile superando le contraddizioni del passato. Ciò invece avvenne molto parzialmente e la continuità, per un lungo tratto, prevalse pure nel nuovo stato.


Tifosi o hooligan? Miti e stereotipi del tifo inglese

Malgrado le immagini degli stadi di calcio inglesi mostrino ormai da qualche decennio un pubblico estremamente composto, assistere alle partite addirittura senza barriere a separarlo dal campo da gioco (fatto per esempio ancora molto raro in Italia), a tutt’oggi il tifo d’oltremanica è spesso associato al terribile fenomeno degli hooligan. Impossibile dimenticare i numerosi episodi di violenza, culminati nella strage dell’Heysel del 1985. L’autore ne ricostruisce la nascita e l’evoluzione, a partire dagli epocali cambiamenti che il gioco del calcio ha vissuto in Inghilterra con l’inizio degli anni ’80 dell’Ottocento.


Lo sport internazionale al tempo della guerra fredda

La Guerra fredda fu “combattuta” anche sulle piste di atletica, nelle piscine, nei palazzetti e negli stadi, ma lo sport non fu solamente un luogo di scontro. In un mondo che tendeva a dividersi in sfere di influenza sotto l’egemonia delle due superpotenze, lo sport rappresentò uno dei pochi fenomeni culturali capace di offrire un momento di incontro fra Est e Ovest. Questo scritto vuole fornire una rapida panoramica volta ad evidenziare quanto le arene sportive del secondo dopoguerra funsero tanto da agenti di riavvicinamento quanto di divisione.


Bicicletta e storia d’Italia (1870-1945). La modernizzazione su due ruote

Da quando la bicicletta fece la sua comparsa nelle strade italiane, negli anni Settanta dell’Ottocento, le sue vicende incrociarono quelle della modernizzazione della società. Partendo da questa premessa, il contributo vuole rileggere alcune delle tappe più importanti della vicenda storica nazionale attraverso la storia della due ruote. Una storia di successo, quella della bicicletta come mezzo di trasporto, come strumento di loisir, come fenomeno sportivo. Ma anche la storia di una lunga, combattuta e non sempre vittoriosa battaglia per la conquista dello spazio pubblico, in una contesa che non ha riguardato solamente il pedone, la bicicletta o l’automobile, ma ha chiamato in causa, di volta in volta, visioni diverse dello sviluppo, del progresso, della democratizzazione, del quadro culturale e valoriale di riferimento del percorso di costruzione dell’identità italiana.


Per un catalogo dei lineamenti storici e istituzionali del progetto europeo. L’Unione europea e i cittadini

La Legge del 20 agosto 2019 sull’introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica colma una lacuna nella didattica delle scuole di ogni ordine e grado. Si tratta di un decisivo investimento nella formazione delle nuove generazioni di cittadini italiani ed europei. La Legge pone a fondamento dell’educazione civica la conoscenza della Costituzione Italiana, come criterio per identificare diritti, doveri, compiti, comportamenti personali e istituzionali, finalizzati a promuovere il pieno sviluppo della persona e la partecipazione di tutti i cittadini all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese. In questo senso, sia la consapevolezza del percorso storico che ha portato all’Unione europea, sia la conoscenza dei lineamenti del diritto che regolano il funzionamento delle sue istituzioni, dovrebbero essere considerate, parte integrante di questo profilo didattico «al pari dell’ordinamento dello Stato, delle Regioni, degli Enti territoriali, delle Autonomie Locali», oltre che delle Organizzazioni internazionali.


Storia: narrazione, interpretazione, orientamento. Introduzione all’opera di Jörn Rüsen

Il mondo è pieno di storie: la storia esperta e la storia insegnata non possono più fare affidamento su conoscenze standard, contenute in narrazioni stereotipate che non è possibile mettere in dubbio, come fossero dogma. Come può lo storico e lo storico che vuole insegnare la storia come attività scientifica rispondere a chi accusa la disciplina di essere o manifestazione del potere o puro esercizio relativistico? Jörn Rüsen cerca di rispondere a questi interrogativi da una vita. Cosa significa pensare storicamente? Quale tipo di ricerca razionale è la storia? Quali garanzie possiamo avere che la presenza di molti livelli temporali e narrativi possa essere letta con qualche tipo di orientamento scientifico? In questo articolo cerchiamo di dare una prima presentazione di un autore finora mai tradotto in italiano.


Storia globale, cittadinanza multipla e pensiero complesso: le sfide educative della scuola di oggi e di domani

Il filosofo Mauro Ceruti da tempo riflette sul tema della complessità, tanto da essere considerato, con Edgar Morin, uno dei pionieri dell’elaborazione di questo indirizzo del pensiero contemporaneo. Con Il tempo della complessità[1] ha posto l’accento sullo spaesamento che si registra a livello planetario nella capacità di leggere il mondo che ci circonda e di comprendere tempi, modi e ragioni delle trasformazioni in atto: uno stimolo non trascurabile per il mondo della scuola, che annovera fra i suoi compiti principali quello di fornire ai giovani gli strumenti per leggere e interagire consapevolmente con il proprio tempo. Con Abitare la complessità[2] focalizza nuovamente l’attenzione sulla crisi cognitiva che interrompe il rapporto fra se stessi e la realtà. In un mondo iperconnesso – del quale l’arrivo improvviso della pandemia ha reso evidenti i vantaggi e i limiti – si generano drammatiche disgregazioni che rendono urgente il bisogno di semplificazione, con l’inevitabile rischio di avviare un processo regressivo di chiusura a effetto domino: chiusura dei confini nazionali, frammentazione delle informazioni e dei saperi, ricerca del consolidamento delle identità. A Mauro Ceruti abbiamo chiesto di focalizzare le fasi di passaggio che hanno generato questo scollamento, e di ipotizzare prospettive percorribili per il ruolo che si trovano ad assumere oggi la scuola, l’insegnamento della storia e l’educazione alla cittadinanza.


WebQuest e New WebQuest: per una didattica della storia in ambiente digitale

Pratica molto in voga agli albori del web, il WebQuest ha perso progressivamente centralità anche in relazione alla rapida evoluzione di internet e al nascere del cosiddetto web 2.0. Le reti di utenti e le enciclopedie partecipative hanno messo in crisi questa pratica, che tuttavia sta fiorendo a nuova vita negli ultimi anni, grazie soprattutto al lavoro di Bearzi e Colazzo, pubblicato nel 2017. Ma com’è strutturato un WebQuest? Quali sono le sue potenzialità, soprattutto dopo un anno di scuola trascorso per lo più davanti agli schermi dei computer?


Vademecum sull’identità (e dintorni)… Identità, Etnia, Nazione, Radici

Mai come in questi ultimi decenni il tema dell’identità è stato così sentito e al centro dell’attenzione mediatica e politica. Le dinamiche della globalizzazione e la moltiplicazione di interazioni, dovuta ai fenomeni migratori, con individui di culture e fedi religiose diverse hanno spesso acuito il timore per una minaccia che graverebbe sul patrimonio culturale a fondamento dell’identità occidentale. Questo articolo, strutturato come un vademecum in due puntate (questa la prima), si ripromette di analizzare criticamente la sfera dell’identità, passando in rassegna una serie di termini e concetti – identità, etnia, nazione, radici, tradizione, cultura, civiltà, frontiera, relativismo – ad essa associate e non di rado utilizzate con estrema disinvoltura e scarso discernimento nel dibattito pubblico. I rimandi bibliografici in nota consentiranno ulteriori approfondimenti.


Vademecum sull’identità (e dintorni)… Tradizione, Cultura, Civiltà, Frontiera, Relativismo

Mai come in questi ultimi decenni il tema dell’identità è stato così sentito e al centro dell’attenzione mediatica e politica. Le dinamiche della globalizzazione e la moltiplicazione di interazioni, dovuta ai fenomeni migratori, con individui di culture e fedi religiose diverse hanno spesso acuito il timore per una minaccia che graverebbe sul patrimonio culturale a fondamento dell’identità occidentale. Questo articolo, strutturato come un vademecum in due puntate (questa la seconda), si ripromette di analizzare criticamente la sfera dell’identità, passando in rassegna una serie di termini e concetti – identità, etnia, nazione, radici, tradizione, cultura, civiltà, frontiera, relativismo – ad essa associate e non di rado utilizzate con estrema disinvoltura e scarso discernimento nel dibattito pubblico. I rimandi bibliografici in nota consentiranno ulteriori approfondimenti.


Archivi e didattica nel mondo digitale

L’articolo, prendendo spunto da un forum internazionale organizzato dalla Fondazione Vico Magistretti e intitolato “Narrare con l’archivio”, riflette sulle implicazioni tra i progressi nel mondo degli archivi digitali e la scuola, con particolare riferimento alla didattica della storia. Vengono messi in luce aspetti positivi ed elementi critici della connessione, o della mancata connessione, tra i due mondi e si ipotizza un possibile sviluppo futuro che consenta di mettere alla prova i temi emersi attraverso la creazione di uno strumento innovativo per l’apprendimento della storia che si affianchi o sostituisca integralmente il manuale tradizionale.


Didactics’ Escape. L’uso dell’Escape Room nella didattica della storia

Fuggire può essere un modo per imparare? Questo articolo prova a tracciare un quadro ampio dell’uso didattico dell’Escape room. Fenomeno assai diffuso all’estero e quasi per nulla in Italia, l’Escape room rappresenta uno strumento di apprendimento utile per una didattica innovativa. Dopo averne delineato l’origine e i caratteri fondamentali, sono stati evidenziati i punti di forza e le criticità del suo uso didattico, a partire dagli studi e dalle sperimentazioni fatte all’estero. Sulla base di tali considerazioni è stata progettata la Fascist’s Escape Room, una room didattica live e online, ambientata nel periodo delle leggi fascistissime, nella quale i giocatori interpretano un gruppo di antifascisti che deve fuggire dall’Italia. L’augurio è che tale lavoro possa determinare un crescente interesse verso questo tipo di strumento didattico.


Scrivere di storia contemporanea su Wikipedia. Una proposta per un laboratorio on line

Laboratorio di storia realizzato in forma online nel corso della Summer School della rete nazionale edizione 2020. L’attività è stata strutturata per evidenziare le potenzialità didattiche insite nel processo di scrittura di voci di Wikipedia e mostra cos’è e come si usa l’enciclopedia libera, quali sono le differenti modalità per collaborare e contribuire al progetto attraverso esemplificazioni dell’analisi delle fonti, della stesura collettiva di testi informativi a partire dall’esperienza di docenti che hanno lavoro realizzato con la classe negli ultimi tre anni.


Il valore inclusivo dell’ambiente di apprendimento digitale

Nell’articolo si ripropone il lavoro svolto nell’ambito del workshop Il valore inclusivo dell’ambiente di apprendimento, che può essere considerato il modello di base per la progettazione di nuovi percorsi in classe per l’insegnamento di Educazione Civica, in ambienti che non si limitino ad offrire esclusivamente strumenti compensativi e misure dispensative, ma che siano attenti a sviluppare i saperi, le abilità e le competenze di tutti gli studenti.


Storie ad arte per superare i muri

Nel 2019 l’ISRT – Istituto Storico Toscano della Resistenza e dell’Età Contemporanea di Firenze, in collaborazione con l’associazione culturale Laboratorio900, ha realizzato un percorso di storia e cittadinanza rivolto alle ultime classi della scuola primaria e alla scuola secondaria di primo grado. La scelta del tema ha preso le mosse da un anniversario cruciale della storia contemporanea: i trent’anni dal 1989. La caduta del Muro di Berlino, a ventotto anni dalla sua costruzione, sembrò incarnare il definitivo abbattimento di ogni barriera e di ogni ostacolo alle libertà individuali e collettive. Da quel momento, tuttavia, abbiamo assistito al moltiplicarsi dei muri, delle barriere, dei limiti e degli ostacoli imposti in tutto il mondo. È questa la duplice chiave di lettura che il percorso vuole offrire: partire dalla conoscenza di un tassello fondamentale della storia d’Europa nel Novecento per spingere poi in avanti lo sguardo, in una dimensione di World History, fino ai nostri giorni. La lettura degli avvenimenti contemporanei viene proposta attraverso il linguaggio anticonvenzionale dell’arte: installazioni, murales e opere di street art che “abbattono” muri e stereotipi, in maniera semplice e diretta. Il percorso è caratterizzato da una metodologia didattica laboratoriale e partecipativa.


La guerra addosso. Conseguenze della Prima guerra mondiale sul corpo e sulla mente dei soldati

Durante la Grande Guerra la modernità irruppe nel panorama bellico, con la conseguenza che milioni di combattenti, al di là della divisa indossata, portarono per sempre impressi nel corpo e nello spirito i devastanti effetti prodotti dai nuovi armamenti. Fu un conflitto inaspettatamente lungo, nel quale si dispiegò il potenziale accumulato dalle tecnologie produttive e distruttive di tutti i Paesi coinvolti, costringendo milioni di individui a convivere quotidianamente con l’orrore della trincea. Lo scempio dei corpi dei soldati, dopo un attacco, si accompagnò ai danni psichici di molti di loro: furono decine di migliaia gli uomini, appartenenti a tutti gli schieramenti, che pur rimanendo integri nel corpo dopo cannoneggiamenti e assalti, rimasero menomati nella mente; lo studio della loro drammatica sorte è utile per comprendere come la pazzia possa essere considerata un irrazionale tentativo di fuga da quella che in effetti rappresentò la vera follia: la guerra di massa.


Prima dell’articolo 11. Dall’educazione bellicista del fascismo al “ripudio della guerra” della nostra Costituzione

Nella prima metà del Novecento l’infanzia è stata coinvolta nei processi di nazionalizzazione delle masse e, in Italia, questa esperienza è stata organizzata dal fascismo nel segno della militarizzazione. Il percorso, proposto per le classi alte della scuola primaria, presenta alcuni aspetti di questo processo attraverso l’analisi di fonti documentarie che si riferiscono alla vita scolastica dell’epoca e che evidenziano come il regime fascista educasse anche i giovanissimi a essere soldati, insegnando loro che la guerra è uno strumento legittimo per l’affermazione della forza di un popolo sugli altri. Alla fine di questo percorso dovrebbe apparire più comprensibile la genesi dell’art. 11 della Costituzione italiana, che “ripudia la guerra come strumento per la risoluzione dei conflitti internazionali”, mettendo così in risalto la vocazione diametralmente opposta fra il regime fascista che educa i bambini ad essere soldati insegnando loro che la guerra è uno strumento per l’affermazione della forza di un popolo sugli altri e la repubblica che ripudia la guerra come strumento per la risoluzione dei conflitti internazionali.


Pensare in libertà. Dalla libertà di espressione alla critica delle fake news

Pensare in libertà[1] è un laboratorio dedicato alla cittadinanza digitale, organizzato dall’Irsifar (Istituto romano per la storia d’Italia dal fascismo alla Resistenza), in forma online nel corso della Summer School 2020. Da questo workshop è nato un Percorso per le competenze trasversali e per l’orientamento (PCTO), dal titolo Cittadini Onlife, che si è svolto nella classe IV D del Liceo Scientifico «M. Malpighi» di Roma, durante i mesi di febbraio e marzo 2021. Sia nel caso del laboratorio di formazione per i docenti, che durante il percorso con gli studenti, l’attività è stata strutturata in modo da far riflettere i partecipanti su temi di grande attualità, quali la libertà di espressione in Internet e la responsabilità di fronte al dilagare in rete di informazioni ingannevoli e comunicazioni fuorvianti e aggressive. L’analisi critica del materiale proposto durante gli incontri ha portato all’elaborazione di regolamenti e buone prassi, per la costruzione di una cittadinanza digitale consapevole e attiva.


La pandemia della disinformazione. I casi Covid-19 e HIV tra storia e educazione digitale

L’articolo che segue ha la stessa struttura dell’attività didattica omonima presentata alla passata Summer School Emergenze e nuove normalità. L’obiettivo è un confronto tra due situazioni emergenziali legate dalla diffusione di virus: il Covid-19 e l’HIV. Differenti contesti storici, simili utilizzi distorti dell’informazione. Il parallelo proposto alle classi passa attraverso l’analisi di differenti tipologie di fonti mediatiche. L’attività è prevista per le classi terze della scuola secondaria di primo grado e per l’intero ciclo della secondaria di secondo grado. La durata è di due ore, se svolta in presenza, due incontri da 45 minuti ciascuno per la DDI.


Vecchi centri industriali e nuove periferie urbane

In molte città sono presenti aree industriali ormai dismesse, in stato di totale abbandono. Sono quanto rimane di un apparato manifatturiero che si è sviluppato nel secolo scorso e che, nel caso dei grandi poli industriali, è stato frutto di una precisa visione del ruolo dell’industria e dello Stato nel governo dell’economia nazionale. La comprensione di alcuni dei nodi di quel modello di sviluppo, che ha lasciato pesanti eredità in termini ambientali, può essere veicolata dall’analisi di studi di caso particolare, come quello su Porto Marghera che rappresenta il fulcro del laboratorio presentato alla Summer school 2020 dalla rete degli Istituti storici della Resistenza del Veneto