Critica del testo. V/1, 2002. Tra dispersione e riconoscimento: l’Io lirico nella contemporaneità

Testata: Critica del testo • Anno di pubblicazione: 2002
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pp. vii+403, ISBN: 9788883340956
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Premessa
Norbert Von Prellwitz


Pensando Hölderlin : forme dell'Io lirico in Huchel, Bobrowski e Celan
Paolo Chiarini

Pensando Hölderlin. Forme dell’Io lirico in Huchel, Bobrowski e Celan
Il saggio muove dalla considerazione della parte giocata da Hölderlin nella lirica italiana del Novecento e del problema del significato da assegnare al frammento nel quadro della tarda produzione hölderliniana. L’A. esamina quindi la riscrittura di un testo di Hölderlin – Hälfte des Lebens (ed. 1805) – con cui nel medesimo anno (il 1961) e indipendentemente l’uno dall’altro si sono confrontati tre autori di primissimo piano della poesia tedesca moderna, vale a dire Peter Huchel, Johannes Bobrowski e Paul Celan.


Procedimenti leopardiani di frammentazione e costruzione dell'Io
Claudio Colaiacomo

Procedimenti leopardiani di frammentazione e costruzione dell’Io
L’intervento prende in esame due testi poetici di Leopardi (L’Ultimo canto di Saffo e Il Sogno), proponendosi di mostrare come in essi la costruzione dell’Io avvenga attraverso un procedimento di frammentazione. Nell’Ultimo canto, questo viene realizzato nell’alternanza della prima singolare con la prima plurale (Io / Noi). In quest’alternanza il lettore viene ad essere rappresentato come un personaggio nel testo e come il ripetersi, nella modernità, dell’antica leggenda del suicidio di Saffo. Nel Sogno, l’Io viene frammentato nei due personaggi – sognante e sognato – che dialogano fra loro. Il testo costruisce il personaggio sognato come una produzione / proiezione del sognante e come un precipitato onirico della favola virgiliana di Orfeo ed Euridice.


Il Porto Sepolto: il frammento e l'Opera
Francesca Bernardini Napoletano

Il Porto Sepolto: il frammento e l’Opera
Il Porto Sepolto (1916), opera prima di G. Ungaretti, definito con umiltà dall’autore un «diario» di guerra, “narra” in realtà, attraverso una rigorosa struttura, un complesso sistema simbolico, una fitta tessitura di rinvii intertestuali e intratestuali, della ricerca e della riconquista di un’identità insieme umana e poetica, in una precisa situazione storica che segna una svolta e una frattura rispetto all’impasse ideologica ed esistenziale dell’anteguerra. La dimensione tragica della guerra garantisce il superamento sia della personale condizione di déraciné del poeta, sia della condizione di crisi, sofferta dalla sua generazione, in seguito alla perdita del ruolo tradizionale dell’intellettuale e della funzione dell’arte nella società, alla quale il crepuscolarismo, il futurismo, il frammentismo vociano avevano reagito in modi e con forme diversi: Il Porto Sepolto, riaffermando il valore assoluto della poesia, la centralità dell’Io e la funzione sociale del poeta, rappresenta, per la distruzione radicale delle istituzioni poetiche tradizionali e la fondazione di un nuovo linguaggio, l’esito più maturo della ricerca poetica e dell’avanguardia primonovecentesca e, nello stesso tempo, la restaurazione della poesia come sublime e dell’ispirazione come mistero e privilegio.


Introduzione a The Waste Land
Agostino Lombardo

Introduzione a The Waste Land
Il saggio muove dalla domanda sul perché l’esperienza del Waste Land di Eliot abbia giocato un ruolo così decisivo nell’esperienza poetica novecentesca. Rispondere a un quesito simile significa penetrare il complesso universo poetico di un autore la cui produzione è attraversata da una drammatica crisi epocale, crisi di cui il poema rappresenta la metafora più pregnante che il Novecento abbia prodotto. L’A. dimostra come Eliot, attraverso la ricerca di una poesia non lirica ma drammatica e sfruttando fino allo spasimo tutte le potenzialità della parola poetica giunga ad una percezione estremamente lucida della crisi, ma anche ad uno sforzo tenace di superarla con la parola.


El autoretrato-poética: Yo soy aquel
Francisco J. Lobera Serrano

El autoretrato-poética: «Yo soy aquel…»
Se presentan algunos importantes textos hispánicos, desde los inicios del Modernismo hasta la segunda mitad del siglo XX, de lo que podemos llamar el género lírico de las poéticas, para mostrar cómo éstas se construyen a menudo como autoretratos del autor como poeta. Interesa en estos textos el abandono de la idea de la imitación a favor de la de creación y la sustitución del objeto ‘mundo’ con el objeto ‘yo’ en quien la ideología (la teología) ha dejado el lugar al iluminante y a la vez desesperado acto de escribir.


«Mais, au fait, qui parle dans un poème». Paul Valéry e l'Ego poeta
Maria Teresa Giaveri

«Mais, au fait, qui parle dans un poème». Paul Valéry e l’“Ego poeta”
«Mais, au fond, qui parle dans un poème?» è la questione posta, con apparente ingenuità, in una nota (1939) dei Cahiers di Paul Valéry. La risposta abbozzata, non senza esitazioni e “distinguo”, dal poeta francese si fa percorso privilegiato per un’analisi della poetica di Mallarmé e di Valéry stesso.


«Sto così…». L’Io come luogo-tenente del Nulla in una poesia di Fernando Pessoa
Finazzi-Agrò

«Sto così…». L’Io come luogo-tenente del Nulla in una poesia di Fernando Pessoa
Incentrato sull’analisi di una poesia composta da Fernando Pessoa quasi alle soglie della morte, il saggio tenta di mostrare come il tramonto della finzione eteronimica consegni il poeta all’angoscia. Condizione, questa, che se, da un lato, obbliga il soggetto ad una lancinante percezione del Nulla che lo istituisce, gli lascia, dall’altro, cogliere, in questo “abbandono”, l’essenza stessa dell’Io, visto come pura indicazione, come ciò che – in modo insieme precario e ostinato – “tiene il luogo” di un’Assenza.


Tra ironia e pudore: l'Io critico di Alexandre O'Neill
Luciana Stegagno Picchio

Tra ironia e pudore: l’Io critico di Alexandre O’Neill
Ancora intriso di immagini surrealiste, Un addio portoghese (Um Adeus Português) composto da Alexandre O’Neill (Lisbona 1924-1986) nel 1950 e da lui pubblicato solo nel 1958 nella prima edizione del volume No Reino da Dinamarca, è stato considerato per molto tempo il componimento più celebre del poeta portoghese. Alla fine della sua vita lo stesso autore giustificherà la predilezione del pubblico per questo suo testo giovanile «con la forza della nausea e della disperazione combinate con una contenuta effusione sentimentale» da lui mai più eguagliate.


De la lírica coral al colectivismo polifónico: metamorfosis de la voz poética en las literaturas menores
Susanna Reisz

De la lírica coral al colectivismo polifónico. Metamorfosis de la voz poética en las literaturas “menores”
Se l’Io lirico a cui pensava Bachtin – tradizionalmente e rigorosamente maschile – può farsi sentire soltanto nella pienezza di un coro grandioso che si fa voce unica, l’Io lirico “minore”, e in modo particolare quello delle donne, può trovare forma ed espressione non già nell’atmosfera di una grande consonanza universale, ma in quella di un piccolo coro polifonico di voci unite da una comune intenzione di autoaffermazione e resistenza davanti al potere che emargina. Ripercorrendo alcuni testi di poetesse contemporanee in cui la difficoltà di costruzione della persona poetica, in perenne e aperto conflitto con la propria immagine sociale, si mostra con cruda evidenza, non si può non percepire, avverte l’A., il tacito rumore di un piccolo coro di simili. È possibile che esista una sotterranea affinità tra l’impulso comunitario dei linguaggi artistici minori e lo spirito della lirica corale antica, in cui il coro era sintesi di parola collettiva, di canto all’unisono e di movimento cooperativo all’interno di un piccolo gruppo di persone simili per età e per aspetto?


L'aporia dell'Io lirico nella concezione epica di A. Blok
Cesare G. De Michelis

L’aporia dell’Io lirico nella concezione epica di A. Blok
Aleksandr Blok, assieme a pochi altri grandi poeti russi (B. Pasternak, A. Achmatova), testimonia il difficile rapporto dell’“ Io lirico” con la forma dell’epos. Il poema La Nemesi manifesta l’impossibilità dell’Io lirico a rappresentare il “se stesso” necessario al proprio progetto epico.


L'intermittenza dell'Io lirico nel Novecento francese: da Michaux a Jabès
Fabio Scotto

L’intermittenza dell’Io lirico nel Novecento francese: da Michaux a Jabès
Partendo dall’analisi dell’origine e dello sviluppo della soggettività e della nozione di lirismo fra Otto e Novecento si arriva ad individuare nelle poetiche di Henri Michaux e di Edmond Jabès, pur con le loro evidenti diversità di stile e di prospettiva, le dinamiche attraverso le quali si manifesta il fenomeno dell’intermittenza dell’Io.


Assassinato dal cielo: García Lorca poeta a New York
Norbert Von Prellwitz

Assassinato dal cielo: García Lorca poeta a New York
A partire dal testo in limine del libro viene effettuato un percorso attraverso i passi più significativi che concorrono all’autorappresentazione del poeta in Poeta a New York. In particolare si esamina il paradigma delle immagini che conferiscono una dimensione figurativa ai problemi della poetica personale, inquadrati nello sviluppo che culmina in questa raccolta lorchiana.


«Deus não tem unidade, / como a terei eu?»: l’Io lirico plurale e complesso di Fernando Pessoa
Silvano Peloso

«Deus não tem unidade, / como a terei eu?»: l’Io lirico plurale e complesso di Fernando Pessoa
Più che un Io lirico, una pluralità proliferante di folgorazioni poetiche, spunti filosofici, abbozzi letterari e diari dell’anima: è questo ancora oggi, e sempre di più, l’enigmatico arcipelago Fernando Pessoa. È possibile, allora, con gli strumenti della critica, dare un senso al caos apparente, al labirinto inestricabile, senza perdersi, come troppe volte è avvenuto, in interpretazioni unilaterali? La risposta sta forse nel non rinunciare mai, nonostante le difficoltà, a un punto di vista complessivo; nel dar vita, cioè, a una nuova figura di interprete, in grado, come voleva Pessoa, di «sentir tutto in tutte le maniere».


I labirinti dell'Io lirico
Vanda Perretta

I labirinti dell’Io lirico
L’intervento analizza il percorso dell’Io lirico da Benn sino ai poeti del dopo Olocausto.


Io dialogico / Io monologico: Paul Celan, Gottfried Benn e la Storia
Camilla Miglio

Io dialogico / Io monologico: Paul Celan, Gottfried Benn e la Storia
L’Io lirico benniano si configura come voce di un soggetto vuoto, di un “Io-grata”, griglia intermittente, posta al di fuori della storia. L’Io lirico celaniano è la voce di un soggetto pieno, assassinato nella storia. Per dargli voce Celan rovescia l’espressione benniana: l’Io lirico è una grata, o “griglia di linguaggio”. Di solito si intendono queste due posizioni su fronti opposti, l’una astorica e monologica, l’altra legata alla storia e dialogica. Il saggio prova a mettere in questione questo cliché della letteratura critica (e della stessa autocomprensione celaniana) cercando gli elementi monologici e dialogici di entrambe le voci poetiche, riconosciute come “parlare postumo” rispetto agli orrori del Novecento. L’una si allarga “dialogicamente” comprendendo il “Tu” della morte, anche della morte nei Lager (Celan). L’altra, che si vorrebbe “isolata”, si apre a profondità archetipiche e attraverso queste a un dialogo col lettore.


«La porta senza chiave». Appunti sparsi sull’Io lirico nella poesia polacca contemporanea tra testimonianza, confessione e sfida (Miłosz, Herbert, Szymborska)
Luigi Marinelli

«La porta senza chiave». Appunti sparsi sull’Io lirico nella poesia polacca contemporanea tra testimonianza, confessione e sfida (Miłosz, Herbert, Szymborska)
L’A. individua nella tradizione romantica – specie mickiewicziana e norwidiana – un punto essenziale per la comprensione degli atteggiamenti dell’Io – fra testimonianza e compassione (e, più raramente, sfida) – nella poesia polacca del dopoguerra, con particolare riferimento alla lirica dei due premi Nobel (1980 e 1996), Czesław Miłosz e Wisława Szymborska, e di Zbigniew Herbert (morto nel 2001). In tale tradizionalismo e nel fondo sostanzialmente etico e politico di quella poetica ed estetica, l’A. individua una chiave di lettura comune per la lirica di tre poeti peraltro assai diversi fra loro, ma anche un monito e un appello – antiavanguardistico e di speranza – per tutta la poesia europea contemporanea.


La tarantella dei baraccati e il blues di Robert Johnson : l'Io lirico e l'improvvisazione poetica nella cultura popolare
Alessandro Portelli

La tarantella dei baraccati e il blues di Robert Johnson: l’Io lirico e l’improvvisazione poetica nella cultura popolare
L’A., partendo da uno stornello improvvisato durante una manifestazione per la casa a Roma nel marzo del 1969, stabilisce alcune caratteristiche strutturali del rapporto Io-Noi nei canti d’improvvisazione e popolari, analizzando da questo punto di vista anche le origini e lo sviluppo del blues.


«Un giorno nella vita». Sintesi sonora e memoria dell’Io nelle canzoni dei Beatles
Paola Colaiacomo

«Un giorno nella vita». Sintesi sonora e memoria dell’Io nelle canzoni dei Beatles
L’intervento di Paola Colaiacomo esamina la nuova cultura dei consumi che caratterizzò la “swinging London” degli anni Sessanta del Novecento. In particolare, individua nel fenomeno Beatles la spinta forse più decisiva verso quella trasfigurazione degli stili di vita subculturali in forme spettacolari – ovverosia in immagini da consumare precisamente in quanto immagini – della quale oggi viviamo forse gli esiti ultimi.


Maschere dell'Io discorsivo nel tango e nel bolero
Anna Boccuti

Maschere dell’Io discorsivo nel tango e nel bolero
La forza di irradiazione delle parole di tango e bolero è ciò da cui parte questa riflessione, centrata sull’analisi del yo che questa parola enuncia. Lo studio di alcuni testi permette di scoprire che, per entrambi i generi, si tratta di un Io collettivo, depositario di un’esperienza condivisa – il disinganno “metafisico” del tango o l’amore totalizzante del bolero – che motiva il riconoscimento della comunità nel singolo. La natura ibrida di questi testi, composti di parola e musica, fa sì che essi continuino a significare in particolare nella performance, dove a dare loro vita sono il corpo e la voce di chi li intona: la partecipazione del pubblico durante lo spettacolo rinnova l’identificazione della collettività nell’uno, che ormai sappiamo essere una delle maschere discorsive del yo.