Il salterio a dieci corde è l’opera principale di teologia trinitaria di Gioacchino da Fiore. Fu scritta fra il 1184 e il 1187, e successivamente rivista dall’autore, l’ultima volta nel 1201, un anno prima della morte avvenuta il 30 marzo 1202; il suo successore, l’abate Matteo, volle però eliminare le tracce di tale revisione, che è stata ricostituita dall’edizione critica del testo.
Il primo libro dell’opera, composto verso la metà del 1184, contiene un solenne trattato sulla Trinità, che si inscrive nel vivace dibattito teologico del secolo XII ed è incentrato sulla comprensione della trinità di Dio nella figura dello strumento a dieci corde per la salmodia, suonato dal re Davide. Due anni più tardi egli scrisse il secondo e il terzo libro, dedicati alla perfezione del numero dei centocinquanta salmi e al suo significato. Il secondo libro, iniziato nel 1186 e riflesso dell’evoluzione del proprio pensiero, sviluppa una lettura innovativa rispetto alla tradizione dell’esegesi biblica nel suo tempo, incentrandola sul progresso della conoscenza di Dio nel corso dei tre principali stadi o “stati” attraversati dal popolo di Dio dall’inizio alla fine della storia del mondo; vi viene anche esposta una teoria della società cristiana, considerata nello spirito della contemplazione monastica. La revisione complessiva del trattato nel 1187 lo indusse a scrivere il terzo libro, che consta di un unico, breve capitolo e offre un’introduzione alla preghiera salmodica per monaci, chierici e laici, la cui pratica privata può condurre alla salvezza eterna. In essa ciò che conta veramente per Gioacchino, sulla scia di Abelardo, è il sincero sentimento religioso.
Introduzione di Kurt-Victor Selge
Traduzione di Fabio Troncarelli
La traduzione italiana de Il salterio a dieci corde, curata da Fabio Troncarelli e revisionata da Kurt-Victor Selge, è stata condotta sulla base della nuova edizione curata da Kurt-Victor Selge, pubblicata nel 2009 nei Monumenta Germaniae Historica. Quellen zur Geistesgeschichte des Mittelalters, 20: Joachim von Fiore, Psalterium decem cordarum, hrsg. von Kurt-Victor Selge.
L’introduzione è stata tradotta da Roberta Gado Wiener.