Critica del testo. VI/2, 2003.

Testata: Critica del testo • Anno di pubblicazione: 2004
Edizione cartacea
pp. 242 (663-904), ISBN: 9788883341403
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PDF • 9788883348662
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Sondaggi retorici nelle epistole di Guiraut Riquier. Figure di ripetizione e proverbio
Monica Longobardi

Sondaggi retorici nelle epistole di Guiraut Riquier. Figure di ripetizione e proverbio
Le quindici epistole di Guiraut Riquier meritano una nuova valutazione retorica che valorizzi il loro impianto espositivo o argomentativo attraverso quelle figure della concatenazione (anadiplosis, gradatio, catena) responsabili della coerenza tematica e della coesione testuale. Inoltre, una campionatura più attenta e più cospicua dei proverbi e dei precetti, oltre a recuperare un modus epistolaris tipico, marca in specie quelle epistole destinate alla lode o al biasimo o ai più informali cosselh a fini pratici cui Guiraut Riquier è ripetutamente sollecitato.
The fifteen epistles by Guiraut Riquier deserve a new rhetorical evaluation which evidences their argumentative and expository structure through connective figures of speech (anadiplosis, gradatio, catena) responsible for their thematic coherence and textual cohesion. Moreover, a more careful choice and examination of conspicuous proverbs and precepts, besides recuperating a typical modus epistolaris, reveals in particular those epistles which are destined to receive praise or criticism or more informal cosselh for practical purposes.


Il punto che vinse Dante in Paradiso
Corrado Bologna

Il «punto» che «vinse» Dante in Paradiso
La parola punto, che individua la più piccola realtà misurabile, è assunta nella Commedia quale emblema dell’assoluta concentrazione del nesso significante-significato. Dai versi iniziali («io non so ben dire come io v’entrai, / tant’era pien di sonno in quel punto») fino agli ultimi, sulla soglia della dichiarazione d’impotenza a dire («un punto solo m’è maggior letargo…»), punto è un vocabolo-pilastro dell’architettura-Commedia. Perfetta «rappresentazione geometrica della riduzione estrema» (Contini), attraverso un’analisi intesa a cogliere il valore del dettaglio sulla scala del sistema-libro il punto rivela una profonda ambiguità semantica: è il doppio del pernio su cui fa centro il compasso del Creatore (del Mondo, del Testo), e nel contempo il luogo mentale in cui il testo s’incrina, mostrando la sua consustanziale, irrisarcibile fragilità. Alla fine del testo, proprio là dove esso sembra ottenere la difficile saldatura tra forma e contenuto, tra urgenza alla significazione e conquista del significato, un “punto”, lo stesso (la ripresa verbale è impressionante) che «vinse » Paolo e Francesca, allegoricamente “vince” anche Dante, la sua vista e il suo intelletto, la sua “alta fantasia” creatrice.
In Dante’s Comedy, the word «punto» (‘point’), which indicates the smallest reality that can be measured, is taken as an emblem of the absolute concentration of the connection between signifier and signified. From the initial verses («io non so ben dire come io v’entrai / tant’era pien di sonno in quel punto») to the very last, just before the poet declares his inability to speak, («un punto solo m’è maggior letargo») the word «punto» constitutes a pillar in the architecture of the Comedy. Contini calls it the perfect «rappresentazione geometrica della riduzione estrema». Through an analysis that captures the value of every detail on the scale of the booksystem, the word «punto» reveals a profound semantic ambiguity: on this point pivot the compasses of both creators, the Creator of the world and the Creator of the text, but at the same time it is a mental point at which the text seems to crack and show its consubstantial, irredeemable fragility. At the end of the text, just where it seems to achieve the difficult fusion of form and content, the reconciliation between the urgency to signify and the achievement of signification, the same «punto» that overwhelmed Paolo and Francesca, (the verbal reiteration is striking), allegorically overwhelms Dante himself, his sight, his intellect and his lofty creative imagination.


Il concetto di attenzione nello Zibaldone di Giacomo Leopardi
Andrea Malagamba

Il concetto di “attenzione” nello Zibaldone di Giacomo Leopardi
L’articolo analizza i pensieri dello Zibaldone relativi al concetto di “attenzione”. Considerata da Leopardi il fondamento di ogni operazione dell’intelletto umano, l’attenzione incrocia problematicamente alcune questioni centrali del pensiero filosofico leopardiano: l’assuefazione, la memoria, l’opinione, la verità, il caso.
This article analyses the reflections on the concept of “attention” in the Zibaldone. Leopardi considered it the basis of every operation of the human intellect and problems concerning attention pervade many issues that are central to his philosophical thought: inurement, memory, opinion, truth, chance.


L'art de la fugue. Ou de la littérature comme forme symbolique : à propos de J. C. Cavallin, Poeta Faber, Verona 2003
Martin Rueff

L’art de la fugue. Ou de la littérature comme forme symbolique. À propos de J. C. Cavallin, Poeta Faber, Verona 2003
In occasione della pubblicazione del saggio di Jean-Christophe Cavallin, Poeta Faber (Verona 2003), l’A. si interroga sul senso del metodo allegorico praticato dal critico francese specialista di Chateaubriand. Rueff prova a individuare le condizioni di attuabilità di tale critica, identificando due tipi di lettura allegorica: l’una chiusa, classica, dove il testo è un sistema di codificazioni, l’altra aperta, moderna, dove il testo non è più un’idealità in sé legata. Queste due vie percorrono l’attività del critico e indicano una sfida per la teoria letteraria contemporanea.
On the occasion of the publication of the essay, Poeta Faber, the author examines the meaning of the allegorical method employed by the French critic Jean-Christophe Cavallin, a specialist in Chateaubriand. He tries to discover under what conditions this kind of criticism is possible. He identifies two types of allegorical reading: the first is closed, classical, whereby the text is a codified system; the second, open and modern, the text no longer being bound to an ideal. The critic follows both these methods. They constitute a challenge to contemporary literary theory.


L'invasione degli ultratesti
Valerio Magrelli

L’invasione degli ultratesti
Aperto con la proposta di un modello di ricezione, imitazione e citazione alternativo alle tesi di Harold Bloom sulla tradizione come agone fra padri e figli, il testo termina con l’analisi di alcune poesie di Valerio Magrelli in cui l’autore stesso esplicita la presenza di spunti petrarcheschi interni alla propria opera.
The article begins by proposing an alternative model of reception, imitation and quotation to Harold Bloom’s theory about tradition as a competition between fathers and sons; it ends by analysing a few poems by Valerio Magrelli in which the author himself admits the presence of Petrarchan inspiration in his own work.


Lettura stilistica di Rerum vulgarium fragmenta 3010 (Zephiro torna e 'l bel tempo rimena)
Sergio Bozzola

Lettura stilistica di Rerum vulgarium fragmenta 310 («Zefiro torna e ’l bel tempo rimena»)
L’articolo procede da un esame del tema paesaggistico nei Fragmenta, abbozzandone una tipologia, sul parametro della sua funzione rispetto al soggetto, per arrivare progressivamente all’interpretazione del sonetto 310, nel quale il paesaggio, cessando di prestarsi alle proiezioni del soggetto, si sottrae all’investimento simbolico e diventa una sorta di segno opaco. L’analisi tematica è incrociata con quella formale, che finisce per suggerire, sotto l’apparente contrapposizione tematica tra il contenuto delle quartine (il ritorno della primavera) e quello delle terzine (il ritorno dei sospiri), una lettura disforica del testo.
The article starts by examining the landscape theme in the Fragmenta and outlining a typology based on its function with respect to the subject. It goes on to arrive at a progressive interpretation of sonnet 310, in which the landscape no longer serves to project the subject but sheds its symbolic aspect, becoming a kind of opaque sign. The thematic analysis is combined with analysis of the form, which ends up by suggesting a disphoric reading of the text, by apparently counterpoising the thematic content of the quatrains (the return of springtime) with that of the tercets (the return of sighs).


Spero trovar pietà, nonché perdono. Tradução e imitação no lirismo português do século XVI
Rita Marnoto

«Spero trovar pietà, nonché perdono». Tradução e imitação no lirismo português do século XVI
Il ruolo fondamentale svolto dal petrarchismo, nel rinnovamento della poesia portoghese del Cinquecento, contrasta con lo spazio che, sul piano editoriale, è riservato alla traduzione dell’opera di Petrarca. Questa situazione, per quanto opposta ad un dialogo continuo con il Canzoniere, non corrisponde in alcun modo ad un vuoto, in un movimento di ricezione dotato di particolare dinamicità. Possiamo così parlare di traduzione in un senso allargato e penetrante, con implicazioni che si estendono a tutto il poli-sistema dell’epoca. Il presente articolo mostra che, nelle modalità di selezione testuale e nella trasposizione in un nuovo contesto dell’ultimo verso di «Voi ch’ascoltate», così come sono condotte da vari poeti portoghesi del Cinquecento, si ritrovano rappresentate centralità, slittamenti di significato e ricontestualizzazioni che consustanziano la vitalità del poli-sistema dell’epoca.
The fundamental role played by Petrarchism in the renewal of sixteenth-century Portuguese poetry contrasts with the actual space reserved to the translation of Petrarch on the editorial level. This situation by no means constitutes a void; it can be opposed to a continually receptive and especially dynamic dialogue with the Canzoniere. We can therefore speak of translation in a wide and deeply penetrating sense, with implications that extend to the the whole multiple system of the time. This article reveals the central influence of Petrarch in the textual selection performed by various sixteenthcentury Portuguese poets and shows how the last verse of «Voi ch’ascoltate » was transposed and ricontextualised with shifts of meaning that contributed to the vitality of the multiple system of the time.


La lirica di Michelangelo e i poeti savonaroliani
Giulia Ponsiglione

La lirica di Michelangelo e i poeti savonaroliani
A partire dalla comune radice petrarchesca si indagano i legami tra le Rime di Michelangelo Buonarroti e la contemporanea lirica savonaroliana. Attraverso la ripresa di una serie di rimanti e di alcuni specifici motivi, si rintraccia la presenza di comuni linee di ricerca poetica, evidenti, tra l’altro, nella riflessione sulla morte e nella sottolineatura della caducità dei beni mondani.
This articolo investigates links between the Rime by Michelangelo Buonarroti and contemporary Savonarolian lyrics. The presence of a common poetic research is traced through a series of rhymes and specific motifs. It is especially evident in reflections on death and in the emphasis on the caducity of worldly goods.


Per il lessico di Guido Cavalcanti: sbigottire
Roberto Rea

Per il lessico di Guido Cavalcanti: «sbigottire»
La serie sbigottire, sbigottito, sbigottitamente, una delle più eclatanti novità lessicali della lingua poetica cavalcantiana, muove, molto probabilmente, dal recupero del provenzale esbair (a. fr. esbahir), termine autorevolmente codificato nella tradizione lirica trobadorica e oitanica per esprimere il turbamento amoroso
. The lexical series sbigottire, sbigottito, sbigottitamente, one of the most outstanding lexical innovations in Cavalcanti’s poetic language, probably derives from the recovery of the Provençal esbair (old Fr. esbahir), a term which was authoritatively codified in the lyrical tradition of the troubadours and in the langue d’oïl to express amorous emotion.