Sinalefe e dialefe. Appunti per una tipologia degli incontri vocalici
interverbali nella versificazione occitana
A partire da un campione limitato, ma ritenuto rappresentativo,
l’articolo tenta di delineare la fenomenologia della dialefe e
della sinalefe nella versificazione occitanica medievale. La classificazione
tiene conto in primo luogo del timbro delle vocali coinvolte
e, ove possibile, del profilo prosodico degli incontri. Ne
emerge, a fronte di un’ampia gamma di possibili combinazioni
dialefiche, un ventaglio assai ristretto per la sinalefe, limitata quasi
solo agli incontri di vocali atone, circostanza per la quale, nei canzonieri
trobadorici come nelle edizioni moderne, la sinalefe è in
concorrenza con l’elisione.
This article attempts to outline the phenomenology of the
dialoephe and synaloephe in medieval versification of the langue
d’oc. The classification takes into account, above all, the timbre of
the vowels involved and, wherever possible, the combination in the
prosodic sequence. On the one hand, a wide range of possible
combinations of dialoephe emerges; on the other, a very narrow
range of synaloephe, limited almost entirely to the juxtaposition of
unstressed vowels. Consequently, both in the troubadours’
canzonieri and in modern editions, synaloephe competes with
vowel elision.
Allusioni abelardiane in Jacques d'Autun? : una nuova ipotesi di lavoro
Valerio Sanzotta
Allusioni abelardiane in Jacques d’Autun? Una nuova ipotesi di
lavoro
L’articolo muove da alcune contraddizioni presenti nella canzone
Douce dame, simple et plaisant, attribuita da un ramo della
tradizione manoscritta al troviero Jacques d’Autun. Nel tentativo di
rendere ragione delle aporie si presenta la possibilità che il poeta
possa alludere alla storia di Abelardo ed Eloisa.
This article points out a few contradictions in the song Douce
dame, simple et plaisant, attributed to Jacques d’Autun by one
branch of the manuscript tradition. In an attempt to explain some
ambiguities in the text, it is suggested that the poet may allude to
the story of Abelard and Heloise.
Due canzonieri, un solo manoscritto? : a proposito di Paris, BnF fr. 765 (canzoniere L) e Bern, Burgerbibliothek 231 (canzoniere B)
Maria Carla Battelli
Due canzonieri, un solo manoscritto? A proposito di Paris, BnF fr.
765 (canzoniere L) e Bern, Burgerbibliothek 231 (canzoniere B)
Sulla base di un nuovo esame codicologico e paleografico si
operano sistematici confronti tra due lacerti di canzonieri oitanici
della fine del XIII secolo che tramandano liriche di Thibaut de
Champagne e Gace Brulé.
L’esame della tradizione testuale, della lingua, della riscrittura
di alcuni luoghi delle liriche è complemento dell’indagine
più strettamente materiale; tentando di razionalizzare le scritture
seconde abbondanti nei margini dei frammenti si giunge a descrivere
la probabile matrice culturale e scrittoria comune ai due
codici.
On the basis of a new paleographical and codicological
examination, this article carries out a systematic comparison of
fragments from two song collections in langue d’oïl dating from
the end of the thirteenth century, which transmit the lyrics by
Thibaut de Champagne and Gace Brulé. Besides work on the
material itself, the article includes complementary research on the
textual tradition, the language, and the places in which some of the
lyrics were rewritten. By trying to rationalise the plentiful
secondary writings in the margins, we have managed to describe
the probable cultural matrix common to both fragments.
Prosa 3 di Roman de Troie : analisi sinottica fra tradizione e traduzione
Fabrizio Costantini
Prosa 3 di Roman de Troie: analisi sinottica fra tradizione e traduzione
A partire da un raffronto sinottico fra i testimoni della terza
prosificazione del Roman de Troie, l’analisi comparativa, attraverso
l’individuazione di specifici loci critici, viene estesa al modello
in versi di Benoît de Sainte-Maure, alle altre prosificazioni e alla
diretta traduzione italiana di Prosa 3 (Istorietta troiana), secondo
un duplice livello di indagine macro/micro-testuale. La ricerca ha
la finalità di indagare le dinamiche e i rapporti che legano i testi
presi in esame: particolare attenzione è rivolta alla Prosa 3, su cui
si riflette circa l’origine e la diffusione.
This article starts with a synoptic comparison of examples
from the third prose version of the Roman de Troie and the
identification of specific loci critici. This comparative analysis is
then applied at both a macro and microtextual level to the verse
edition by Benoît de Sainte-Maure, to other prose versions and to
the Italian translation of Prosa 3 (Istorietta troiana). The aim of
the research is to discover the dynamics underlying the texts
examined and the relations between them. Particular attention is
paid to the origin and distribution of Prosa 3.
Il provenzale e lo stemma codicum nella Commedia
Arianna Terzi
Il provenzale e lo stemma codicum nella Commedia
La ricerca si propone di verificare l’ipotesi secondo la quale il
macrotesto in provenzale incastonato da Dante nella Commedia, in
virtù di una supposta scarsa competenza dei copisti di quella lingua,
si caratterizza quale area privilegiata per un’indagine sulla tradizione
manoscritta impostata lachmannianamente. Gli errori direttivi
estratti dalla collazione dei codici dell’antica vulgata in relazione
ai versi 140-147 del canto XXVI del Purgatorio hanno fornito
un’immagine stemmatica confrontabile con le acquisizioni della
secolare ecdotica applicata al poema nella sua integrità; la pietra di
paragone di questa ricerca è rappresentata dagli stemmi proposti da
Casella, Petrocchi e Sanguineti.
I risultati dell’indagine, confortati da più minute e complete
analisi per i tre codici che hanno trovato una collocazione “eterodossa”
nello stemma che si propone (Po, La, LauSc), hanno dimostrato
la sostanziale equivalenza della collazione degli otto versi in
provenzale del Purgatorio con quella estesa all’intera Commedia,
confermando l’alta significatività in termini ecdotici di questo luogo
del poema, al riparo – anche se non del tutto esente – dalle perturbazioni
di una tradizione attiva sul testo.
L’analisi storico-linguistica delle diverse testimonianze dei codici
può inoltre fornire uno strumento per lo studio della persistenza
e della penetrazione della conoscenza della lingua d’oc nell’Italia
centro-settentrionale della metà circa del XIV secolo.
The object of this article is to verify the hypothesis according to
which, by virtue of the supposed incompetence of Provençal scribes,
the macrotext in that language that Dante inserted in the Commedia
constitutes a privileged field for research into the manuscript
tradition, according to the method adopted by Lachmann. The errors
extracted from the collation of the codices in the ancient vulgate in
relation to verses 140-147 of canto XXVI of the Purgatorio have
provided an emblematic image comparable to those acquired by
textual criticism in the course of centuries and applied to the poem
as a whole. The touchstone of this research is represented by the
emblems put forward by Casella, Petrocchi and Sanguineti.
The result of our research, which includes a particularly detailed
and complete analysis of the three codices (Po, La, LauSc) in
which the emblem proposed is collocated in a “heterodox” manner,
demonstrates the substantial equivalence of the collation of the
eight Provençal verses in the Purgatorio to that extended to the
Commedia as a whole, and confirms the profound significance in
ecdotic terms of this part of the poem. It is protected, even if not
entirely isolated, from the disturbances in the text caused by an
active tradition.
The historical-linguistic analysis of different examples of the
codices can furthermore provide a tool for studying the persistence
and the penetration of the langue d’oc into northern and central
Italy in the first half of the fourteenth century.
Brevi note su Marie de Meulan (ca. 1000-1060), un'improbabile Marie de France
Carla Rossi
Brevi note su Marie de Meulan (~1000-1060), un’improbabile Marie
de France
Nel 1932 U. T. Holmes suggerì di identificare Maria di Francia
con Marie de Meulan: la proposta non fu mai debitamente vagliata
dalla critica, che invece di interrogarsi sull’esistenza di fonti
storiche a possibile fondamento di questa congettura, ha accettato
di buon grado l’affascinante idea di fare di un’ipotetica figlia di
uno dei milites litterati dell’Inghilterra anglo-normanna, Galeran
IV de Meulan, la più nota autrice del mondo medievale romanzo.
Nel 1995, Yolande de Pontfarcy (anche grazie ai numerosi contributi
pubblicati dal 1932 in poi da vari critici per avallare l’ipotesi
di Holmes), giungeva alla conclusione in base alla quale, solo ipotizzando
che Maria di Francia e Marie de Meulan siano la stessa
persona, si possa risolvere la vexata quaestio dell’identità dell’autrice.
Nessuno ha provveduto, sino ad oggi, a verificare l’esistenza
materiale, negli archivi, di questa dama, cui la critica ha dato non
solo un padre, Galeran IV de Meulan, un lignaggio, quello dei
Beaumont, e un marito illustre, Hugues Talbot, ma anche un albero
genealogico corredato da date che paiono certe e sicure, senza il
supporto della benché minima prova documentale. Ma se tra le
carte d’archivio degli anni che vanno dal 1150 al 1210 non troviamo
traccia né di una Marie, figlia di Galeran IV de Meulan, né del
suo presunto marito Hugues Talbot, da dove nasce l’equivoco?
Dobbiamo supporre che Holmes fosse in cattiva fede? Più semplicemente,
come documentato nel presente articolo, c’è stata una banale
confusione, una cattiva lettura delle carte d’archivio, perché
proprio negli archivi è ampiamente attestata l’esistenza di una Marie
de Meulan, nata, però, attorno all’anno Mille, in Francia, da
Waleran II de Meulan (un avo di Galeran IV) e sposa, attorno al
1020, di Hugues Talbot de Cleuville, nato nel 995 circa.
In 1932, U.T. Holmes put forward the idea of identifying Mary
of France with Marie de Meulan. The proposal was never seriously
examined by critics who, instead of enquiring into the possible
historical sources underlying this theory, readily accepted the
fascinating idea of making the hypothetical daughter of one of the
milites litterati of Anglo-Norman England, Galeran IV de Meulan,
into the most famous authoress in the world of medieval romance.
In 1995, Yolande de Pontfarcy (also thanks to the numerous
articles published from 1932 onwards by critics confirming
Holmes’s suggestion) came to the theoretical conclusion that only
by hypothesising that Mary of France and Marie de Meulan were
the same person can the vexata quaestio of the writer’s identity be
solved. No one has hitherto attempted to verify this lady’s actual
existence in the archives, although she has been attributed not only
a father, Galeran IV de Meulan, a lineage, that of the Beaumonts,
and an illustrious husband, Hugues Talbot, but also a family tree
with dates that are given as certain and confirmed, but without the
support of any documented proof. Since we can find no trace
whatsoever either of a Marie, daughter of Galeran IV de Meulan,
nor of her supposed husband Hugues Talbot, in any papers in the
archives of the years between 1150 and 1210, where did the
mistake arise? Are we to think that Holmes was not in good faith?
On the contrary, as this article shows, there has merely occurred a
banale confusion, a careless reading of the papers in the archives.
The existence of one Marie de Meulan is clearly documented in the
archives; she was born in France, however, in about the year 1000.
Her father was Waleran II de Meulan (an ancestor of Galeran IV)
and, in about the year 1020, she married Hugues Talbot de
Cleuville, who was born around 995.