Tra il 1388 e il 1390, all’inizio del dominio di Gian Galeazzo Visconti, a Feltre si procedette ad una revisione del testo degli antichi statuti cittadini: fu una delle prime tappe di quel sistematico intervento sulla legislazione locale che il signore milanese impostò in quegli anni, anche nelle città venete a lui soggette (Verona, Vicenza, Bassano del Grappa, Belluno, Feltre). Il testo allora approvato, pervenutoci in una trascrizione realizzata alla metà del Cinquecento (più o meno quando per la prima volta gli statuti feltrini furono stampati, nella redazione quattrocentesca), è il più antico sopravvissuto. Esso riprende una precedente redazione, perduta, compilata con ogni probabilità attorno al 1340, durante la dominazione di Carlo e Giovanni di Lussemburgo. A sua volta, questa redazione rielaborava lo statuto promulgato nel 1293 durante la dominazione su Feltre di Gherardo da Camino, essendo podestà il giurista padovano Aldobrandino Mezzabati: di questo è sopravvissuto un piccolo ma importante frammento, anch’esso pubblicato in questa sede. I primissimi incunaboli della legislazione feltrina, quelli del primo e del pieno Duecento (derivanti dalla tradizione statutaria trevigiana), sono invece del tutto perduti: ma anche le loro tracce possono essere individuate nel testo trecentesco.
Dunque, il testo statutario del 1388-1390 – accuratamente studiato, proposto in edizione critica, introdotto da pagine che esaminano ampiamente il contesto di cultura giuridica e l’evoluzione politico-istituzionale feltrina dal Duecento al Cinquecento (compresa la revisione degli statuti effettuata nel primo secolo della dominazione veneziana) – si configura come un vero e proprio ‘fossile guida’ della memoria cittadina, e si pone come un contributo innovativo alla conoscenza della storia di Feltre e del suo territorio nel medioevo e nella prima età moderna.
Con saggi introduttivi di Diego Quaglioni e Gian Maria Varanini