Quando nel 1619 furono pubblicati gli statuti dei Quattro Vicariati, le località di Ala, Avio, Brentonico e Mori, in Val Lagarina, erano sotto il controllo dei baroni Madruzzo da un ottantennio. La presenza di vicari nelle quattro comunità risaliva a quando avevano fatto parte dello Stato da Terra di Venezia. Ad essi era affidata l’amministrazione della giustizia in ambito civile, con una decisione destinata a dare il nome all’intera area. A Venezia, uscita di scena dopo la guerra con la Lega di Cambrai e la sconfitta di Agnadello del 1509, subentrarono gli Asburgo e il principato vescovile di Trento finché nel 1539, anno della sua elezione a principe-vescovo, Cristoforo Madruzzo investì dei diritti sui Vicariati un membro della propria famiglia, la quale ne avrebbe conservato il controllo fino all’estinzione, nel 1658. Il testo del 1619 si sovrapponeva a un patrimonio normativo locale in buona misura riassorbito in un processo di accorpamento ed omologazione. I nuovi statuti, nella logica dei Madruzzo (vera dinastia di principi-vescovi), miravano anche a connotare in senso decisamente trentino un territorio di confine da tempo segnato dai legami con l’area veneta e nel fare ciò il legislatore recuperava le tradizioni normative di un’ampia area statutaria in un processo di significativa sintesi finale.
Introduzione di Bruno Andreolli