Critica del testo. XV/2, 2012.

Testata: Critica del testo • Anno di pubblicazione: 2012
Edizione cartacea
pp. 390, ISBN: 9788883349843
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Il descort di Aimeric de Belenoi S’a midons plazia
Roberto Rea

Il descort di Aimeric de Belenoi S’a midons plazia (BdT 9, 20)
Il saggio propone una nuova edizione critica commentata, preceduta da un’ampia nota introduttiva e da un’analisi metrica dettagliata, del discordo di Aimeric de Belenoi S’a midons plazia (BdT 9, 20). L’edizione, pur senza derogare ad un’analisi complessiva, mira a valutare il componimento all’interno del suo genere di appartenenza, indagandone in modo puntuale i rapporti con gli altri descortz occitanici.

The paper proposes a new critical edition with a commentary, an extensive introduction and a metrical analysis of the descort by Aimeric de Belenoi S’a midons plazia (BdT 9, 20). The main aim is to assess the poem within its genre, by investigating its relations with other occitan descortz.


La Minne agli albori della letteratura cortese: l’esempio della Kaiserchronik
Lorenzo Lozzi Gallo

La Minne agli albori della letteratura cortese: l’esempio della Kaiserchronik
L’impiego della parola minne – e dei suoi corradicali – nel poema in lingua alto-tedesca media noto come Kaiserchronik può essere analizzato solo dopo un esame approfondito delle testimonianze nella letteratura tedesca più antica. Grazie a tale analisi preliminare, all’interno dello stesso poema è stato possibile identificare precoci tracce dei nuovi ideali cortesi.

The use of the word Minne and its cognates in the Middle High German poem known as Kaiserchronik, may only be examined after a survey of its occurences in older German literature. Thanks to this preliminary survey, it was possible to identify early traces of the new courtly ideals within the poem itself.


Il motivo della donna alla fonte nella lirica romanza. Appunti intorno a un corpus poetico
Elena Spadini

Il motivo della donna alla fonte nella lirica romanza. Appunti intorno a un corpus poetico
Il tema della donna alla fonte viene trattato quale motivo folclorico. Individuato il corpus di testi nei quali esso occorre, si studiano le funzioni e facies assunte nelle diverse tradizioni liriche romanze, per delineare una fenomenologia del motivo. Significative continuità verranno messe in luce: il tema ricorre in testi ibridi, nei quali convivono differenti livelli di cultura, di confine o decisamente popolareggianti; essi sono caratterizzati da un’argomentazione narrativa e dalla presenza di moduli di chanson de femme.

The theme of the lady at the fountain is a folkloristic topos. This essay, after having selected all the texts where it occurs, analyses its phenomenology throughout the various romance poetic traditions. The theme appears in lyrics, where different cultural levels are combined; such texts are characterized by a narrative element and by the presence of forms specific to the chanson de femme.


Alfonso Álvarez de Villasandino e il Cancionero de Baena: la fondazione di una lingua poetica
Sarah Fogagnoli

Alfonso Álvarez de Villasandino e il Cancionero de Baena: la fondazione di una lingua poetica
Durante la seconda metà del sec. XIV la tradizione lirica della penisola iberica è attraversata da un graduale processo di trasformazione e rinnovamento: la poesia amorosa, sino a quel momento prodotta in galego-portoghese, verrà accolta dalla lingua castigliana, che ne diverrà lo strumento esclusivo. Il passaggio dal galego-portoghese a una lingua riservata fino ad allora ad altri generi letterari ha un’incidenza sull’uso e sull’evoluzione semantica di alcune parole del lessico castigliano. Attraverso la studio di alcuni lemmi costitutivi del vocabolario dell’affettività nelle liriche amorose di Alfonso Álvarez de Villasandino, l’articolo intende mettere in luce il processo di risemantizzazione di parole che, inserite nel contesto della lirica amorosa, acquisiscono o sviluppano accezioni prima non sfruttate, evidenziando inoltre la stretta dipendenza – anche linguistica – della nascente lirica in castigliano dalla tradizione cortese romanza.

During the second half of the XIV century the Iberian lyric tradition went through a gradual process of transformation and renewal. Love poetry, which was previously written in the galician-portuguese language, was from then on produced in Castilian which would become the sole language for that literary genre. The transition from the galician-portuguese language – formerly the poetic koiné – to a language especially used for other literary genres, as prose and epic literature, would affect the Castilian vocabulary and influence the use of several words and their semantic evolution. Through the study of words belonging to the semantic field of feelings found in the love poems by Alfonso Álvarez de Villasandino the essay is meant to highlight the process of resemantization of the words which acquire or develop new meanings when they are used in the context of love poetry. The process, highlights the close relationship of the new born Castilian love poetry with the Romance courtly literary tradition.


Aspetti scenici nella predicazione francescana: la teatralità implicita di Bernardino da Siena
Valentina Berardini

Aspetti scenici nella predicazione francescana: la teatralità implicita di Bernardino da Siena
Gli studi sui sermoni medievali sono stati recentemente oggetto di un nuovo filone di indagine che, avvalendosi delle riflessioni prodotte nell’ambito della performance theory, riflette sulla natura “spettacolare” del sermone e si interroga sugli strumenti utili alla ricostruzione di un evento per sua natura effimero e irripetibile. Muovendo da tali considerazioni, l’A. dedica la sua ricerca all’esame dei rapporti fra predicazione e teatro, definendo un modello di analisi volto a rintracciare all’interno dei sermoni gli indicatori di una teatralità implicita. Nel condurre tale analisi, ci si avvale di due tipi di fonti: le artes praedicandi e i sermoni. Completato l’esame delle indicazioni teoriche ricavabili dalle diverse artes praedicandi, la seconda parte dell’articolo è dedicata all’analisi dei sermoni recitati da Bernardino da Siena nel corso dei cicli di predicazione svolti a Firenze e a Siena tra il 1424 e il 1427.

Moving from recent studies on preaching and performance, the paper focuses on the interaction between preaching and theatre suggesting a methodology to discover embedded theatrical elements in sermons. The author takes into account two different kinds of sources: artes praedicandi and sermons. Even if they all deal with the art of preaching, artes praedicandi present a great variety as their authors were driven by different purposes; while some treatises speak about the preacher’s skills, others focus on the sermon identifying its structural components. In the second part of the paper, the author compares the results derived from the analysis of the artes praedicandi with the information which could be extracted from sermons. In selecting the best case study, the choice has been directed towards Bernardino da Siena, Italian preacher of XV century, whose entertaining style of preaching was testified to even by his own contemporaries.


Ordine del testo e ordine del racconto nella tradizione manoscritta del Chevalier de la charrette
Anatole Pierre Fuksas

Ordine del testo e ordine del racconto nella tradizione manoscritta del Chevalier de la charrette (vv. 400-2023)//
Facendo seguito ad un lavoro sulla distribuzione delle iniziali filigranate nella parte introduttiva del Chevalier de la Charrette di Chrétien de Troyes (vv. 1-399), questo studio prende in considerazione una porzione più ampia del romanzo (vv. 400-2023) allo scopo di verificare ed eventualmente ampliare le conclusioni già acquisite. La comparazione dettagliata delle indicazioni paratestuali presenti nelle varie copie manoscritte conferma che la distribuzione delle iniziali filigranate enfatizza le transizioni narrative ed identifica segmenti testuali coerenti, riflettendo una divisio operis tanto implicita quanto variabile da una versione all’altra. La distribuzione delle indicazioni paratestuali attraverso la tradizione manoscritta riflette l’intrinseca plasticità del romanzo medievale in versi, la cui codifica testuale non implica una strategia di segmentazione fissa e predeterminata.

Issuing from a previous study paper devoted to the use of flourished capitals in the manuscript tradition of the introductory part (vv. 1-399) of Chrétien’s Chevalier de la Charrette, this new contribution takes into account a wider segment of the novel (vv.400-2023). The detailed comparison of paratextual indications in the various manuscripts confirms that the distribution of pen-flourished letters reflects an implicit divisio operis by highlighting relevant narrative transitions and introducing consistent textual segments. Strong variation in the distribution of such paratextual indications through the manuscript tradition reflects the intrinsic plasticity of medieval verse novels, whose textual encoding does not imply a fixed and predetermined partitioning strategy.


Contribución ao estudo da cantiga de seguir nos cancioneiros galego-portugueses: os escarnios V1003 e B1559
Déborah González Martínez

Contribución ao estudo da cantiga de seguir nos cancioneiros galego-portugueses: os escarnios V1003 e B1559
L’imitazione melodica e l’intertestualità erano pratiche conosciute e ricorrenti nel Medioevo. Nella lirica galego-portoghese, esistono testi che, per le loro caratteristiche compositive, possono essere considerate nella categoria di cantiga de seguir, o contrafactum. Questo articolo si concentra principalmente su due cantigas de escarnio, Ũa dona foi de pran di Gonçal’Eanes Vinhal e Ja lhi nunca pedirán di Alfonso Mendez of Besteiros, e discute la loro relazione strutturale e le coincidenze nelle rime e nel vocabolario.

Melodic imitation and the intertextuality were common practices used by medievals authors. In Galician-Portuguese lyric, there are some texts that can be considered in the category of cantiga de seguir, or contrafactum, for their characteristics. This article mainly focuses on two cantigas de escarnio: Ũa dona foi de pran by Gonçal’Eanes Vinhal and Ja lhi nunca pedirán by Afonso Mendez the Besteiros, because of the similiraity in their structure relation and in rhymes and vocabulary.


Una sconosciuta parafrasi in versi del Cantico dei Cantici nel ms. Paris, Sainte-Geneviève 2879
Gioia Paradisi

Una sconosciuta parafrasi in versi del Cantico dei Cantici nel ms. Paris, Sainte-Geneviève 2879
L’articolo offre la descrizione del codice Paris, Bibliothèque Sainte-Geneviève 2879 e una prima presentazione della parafrasi francese, in versi, del Cantico dei Cantici in esso contenuta, fino ad oggi rimasta ignota agli studiosi.

A hitherto unknown French metrical paraphrase of the Song of Song is preserved in a Parisian manuscript, Bibliothèque Sainte-Geneviève 2879. The paper describes the manuscript and offers a first introduction to the text.


Amich ez amit: dos motz ab divers sens?
Francisco J. Oroz Arizcuren

Amich ez amit: dos motz ab divers sens?
El presente artículo gira en torno a la última palabra de la viadeyra de Cerverí de Girona No·l prenatz lo fals marit, que en el ms. reza lamich, voz cuya terminación ha sido objeto de diversas interpretaciones. Riquer respeta la versión del ms., defendiendo l’amich “el amigo” en rima con lit como asonancia o sonansa borda, expresamente autorizada por los gramáticos para las viadeyras. Coromines dicrepa de esa interpretación, corrigiendo lamich en l’amit (< amictus, “flassada” es decir “colcha”), según reclama la rima. Ninguna de las dos interpretaciones convence: la de Riquer, válida en términos generales, no es probable en este caso, pues todo el poema tiene rima perfecta, salvo en el verso final. La de Coromines desconcierta porque amit “colcha” es una acepción no documentada, ni verosímil. Además, ni “amigo” ni “colcha” serían términos adecuados semánticamente para concluir esa maliciosa composición. Mi interpretación salva la rima, suponiendo en el original amit, “vestidura sagrada”; pero entendiendo esa voz en un sentido figurado, simbólico. Cerverí, buen conocedor de la retórica, concluye el poema usando amit como tropo, como metonimia, refiriéndolo a la persona que suele hacer uso de esa prenda de vestir, el clericus.

The present article concernes the final word of the viadeyra of Cerverí de Girona (No·l prenatz lo fals marit), which appears in the ms. as lamich, the ending of which has been the subject of various interpretations. Riquer respects the version of the ms., defending l’amich “the friend”, as a possible rhyme for lit, as an assonance or sonansa borda, expressly authorised by grammarians for the viadeyras. Coromines diverges from this interpretation, altering lamich to l’amit, as the rhyme demands, and translating amit < amictus by “flassada”, that is, a bedspread. However, neither of these two interpretations is entirely convincing. Since the whole poem is written in perfect rhyme, Riquer’s suggestion, though valid in general terms, is not probable in this case. As for the correction proposed by Coromines, since amit in the sense of “bedspread” in not documented, it too seems unlikely. Furthermore, neither “friend” nor “bedspread” would be a semantically suitable to conclude this malicious composition. My interpretation retains the rhyme, supposing in the original the term amit, “sacred vestment”, but understanding this in a figurative, symbolic sense. Cerverí concluded the poem using amit as the trope metonymy, referring to the person customarily using this article of clothing, i.e. the cleric.


Radici comuni dell’Europa e riletture politiche della memoria jacopea
Carlo Pulsoni

Radici comuni dell’Europa e riletture politiche della memoria jacopea
Il contributo analizza la rilettura lusocentrica delle vicende iberiche di San Giacomo presente in una serie di testi portoghesi dei primi decenni del Seicento, quando il Portogallo era retto da una dinastia regnante spagnola. Alcuni eruditi dell’epoca elaborano letture faziose di cronache spesso false, o creano essi stessi dei falsi. Uno dei loro principali obiettivi è sostenere che il primo vescovo ordinato da San Giacomo, a Braga, è San Pedro di Rates; e dunque rivendicano per questa diocesi la primazia su tutto il territorio iberico. Inoltre, il primo miracolo compiuto dal corpo morto di San Giacomo, vale a dire quello del cavaliere che sprofonda nel mare senza annegare e torna a riva pieno di conchiglie, è ambientato davanti alle coste portoghesi e il suo protagonista diviene così un cavaliere lusitano

The present contribution aims at analyzing the Luso-centric interpretation of Saint James’s Iberian chronicles, narrated in a set of Portuguese documents from the first decades of the 17th Century, when Portugal was governed by a Spanish royal family. Some scholars of that period either provide stretched interpretations of chronicles that often are fake, or they elaborate forgeries themselves. One of their main goals is to show that the first bishop ordained by Saint James in Braga was Saint Peter of Rates, thus claiming the primacy of Braga’s diocese over the whole Iberian territory. Furthermore, the first miracle accomplished by Saint James’s dead body – namely, the knight who plunges into the sea without drowning, and then comes ashore covered in shells – is set on the Portuguese coast, hence the protagonist becomes a Lusitan knight.


Gli scritti di metrica di Luigi Enrico Rossi
Michele Napolitano

Gli scritti di metrica di Luigi Enrico Rossi
Nella produzione scientifica di Luigi Enrico Rossi gli scritti di metrica occupano, per quantità e qualità, un posto di assoluto rilievo fin dalle primissime fasi della sua attività. Attraverso il richiamo ad alcuni dei principali lavori metrici di Rossi, questo lavoro cerca, in modo pur necessariamente selettivo, di tracciare un primo bilancio, con l’intenzione di mettere a fuoco le linee portanti del suo magistero metrico a partire dall’individuazione dei principali punti di riferimento storici (Hermann, Boeckh, Wilamowitz, Fraenkel) e dei fondamenti teorici che ne hanno con costanza guidato le analisi. Frequente il richiamo alla sua decennale, e appassionata, attività di didatta, alla quale si deve la formazione alla metrica greca antica di molte generazioni di giovani studiosi.

In Luigi Enrico Rossi’s scientific production writings on Greek metre occupied, in respect of their number and quality, a place of absolute pre-eminence since the very beginning of his research activity. This article is a necessarily selective survey of his principal publications on metrics, with the intention of providing an initial assessment of his work; its aim is to focus on the main lines of Rossi’s views on this subject, starting from the identification of the main critical landmarks (Hermann, Boeckh, Wilamowitz, Fraenkel) and of the theoretical foundations that have consistently guided his analysis. The author often refers to Rossi’s long and passionate activity as a teacher, since we owe him the training in Greek metre of many generations of young scholars.