La storia di un sito, per quanto piccolo e marginale, se analizzata nello spazio di molti secoli, senza trascurare alcun elemento rintracciabile nelle fonti d’archivio e nelle architetture superstiti, può assumere un significato importante per ricostruire l’evoluzione degli insediamenti di un’intera regione e delle forze sociali che la determinarono.
A tale concetto si ispira questo libro. Del castrum Castiglionis, divenuto poi il casale di Torre in Pietra, studia in primo luogo la storia di villaggio fortificato duecentesco appartenente alla famiglia Normanni-Alberteschi, che mantenne su di esso i diritti signorili e di proprietà fin’oltre il suo completo abbandono, avvenuto nella prima metà del Trecento. Da allora, nel quadro generale delle profonde modificazioni dello sfruttamento economico della regione romana, divenne – e rimase costantemente – un’importante azienda agricola, uno dei tanti “casali” che hanno connotato il paesaggio della Campagna romana fino a tempi recentissimi.
Ma Torre in Pietra ebbe anche il ruolo di residenza nobiliare per battute di caccia e periodi di villeggiatura, passando nelle mani dei Massimo, dei Peretti, dei Falconieri. Le rovine del villaggio medievale assunsero la fisionomia di una villa patrizia, alla cui realizzazione contribuirono artisti ed architetti come Nicola Michetti, Ferdinando Fuga e Pier Leone Ghezzi.
Nell’Ottocento conobbe una stagione di decadenza e di degrado, dal quale fu risollevata da Luigi Albertini che l’acquistò nel 1926, e, insieme al figlio Leonardo ed al genero Nicolò Carandini, portò l’azienda agricola a livelli di elevata produttività e restituì agli edifici il tenore che avevano avuto in passato.
Premessa di Claudio Strinati
Premessa
Claudio Strinati
Il volume è disponibile in edizione elettronica presso il sito Casalini Digital Division: http://digital.casalini.it/8885669344