Alla fine del Trecento, Torino è una città provata dalla guerra e dalla recessione; la sua popolazione è in calo. La crisi radicalizza i conflitti sociali e politici; nobili e popolari, dopo aver raggiunto un accordo per spartirsi il governo della città, tornano a scontrarsi, mentre la ricchezza di mercanti e imprenditori non tiene il passo con una ricchezza nobiliare fondata quasi esclusivamente sulla terra. Ciò non significa che l’abitato sia ridotto in condizioni semirurali: la vecchia città augustea, ancor chiusa entro il quadrato delle mura e delle torri romane, dispiega già allora una precoce vocazione burocratica, sede com’è di ben tre amministrazioni, quelle del comune, del vicario sabaudo e del vescovo. Anche i traffici, nonostante la crisi, conservano uno spazio; accanto ai mercanti che falliscono, altri, di spezie o di panni, fanno fortuna, a più riprese si convogliano energie nel tentativo di rivitalizzare l’industria tessile, osti e macellai si arricchiscono. Ma nel complesso il volume d’affari declina rispetto ai livelli raggiunti alla metà del Trecento; mentre più solida che mai appare l’egemonia nobiliare, tanto da indurre i popolari a riunirsi in una Società, dedicata a san Giovanni Battista, per proteggersi dalla prepotenza dei magnati. Occorrerà che la crisi si allenti, che il passaggio sotto il governo del duca di Savoia riporti la pace, che la popolazione riprenda a crescere, perché la spaccatura fra oligarchia nobiliare e oligarchia popolare si ricomponga, perché la Società del Popolo sia sciolta senza rimpianti e perché le famiglie superstiti dell’uno e dell’altro gruppo si uniscano nel patriziato che governerà la città sotto l’Antico Regime.
- Premessa
- Abbreviazioni e sigle
- Misure e monete
- I. La spartizione del potere
- 1. Il governo della città.
a. I funzionari nominati dal principe. b. Gli organismi comunali.
- 2. Nobili e popolari.
a. Una conflittualità sopita ? b. «Ex nobilibus seu ex hospiciis». c. L’ambiguità del «populus»
- II. La composizione dell’oligarchia
- 1. Antiche prosapie e uomini nuovi.
a. I magnati. b. La nobiltà minore. c. L’oligarchia popolare.
- 2. Conflitto politico e collocazione sociale.
a. Il declino delle più antiche famiglie. b. Fra nobiltà e popolo
- III. La proprietà fondiaria
- 1. La misura della ricchezza.
a. I beni mobili. b. Il valore della terra.
- 2. La distribuzione della proprietà fondiaria.
a. Nobili e popolari a confronto. b. La congiuntura negativa di fine Trecento.
- 3. La dimensione regionale del possesso.
a. Interessi torinesi lungo la strada di Francia. b. Fra città e campagna.
- 4. Nobiltà cittadina e dominatus loci
- IV. L’agricoltura
- 1. Le forme dell’attività agricola.
a. Arretramento e ripresa delle colture. b. L’irrigazione. c. L’allevamento.
- 2. I maggiori complessi fondiari.
a. Gli «airali» fortificati. b. «Motte» e «tetti».
- 3. I contratti agrari.
a. Il regime signorile: i Beccuti a Lucento. b. Un’agricoltura arretrata ? c. Padroni e massari.
- 4. La nascita della cascina.
a. Il frazionamento dei maggiori complessi fondiari. b. Cascine e «vigne»
- V. La mercatura
- 1. Le condizioni generali.
a. Un’economia sommersa ? b. Un’attività prevalentemente popolare. c. Un’imprenditoria poliedrica.
- 2. L’industria tessile.
a. Alti e bassi della produzione. b. Gli imprenditori.
- 3. Il commercio dei panni d’importazione.
a. La regolamentazione del commercio. b. I mercanti nella crisi.
- 4. Speziali e artajor.
a. Il commercio delle spezie. b. I rivenditori al dettaglio.
- 5. I beccai
- VI. Le attività professionali
- 1. I giuristi.
- 2. I notai.
a. Una categoria onnipresente. b. Notariato e strategie familiari.
- 3. Medici e barbieri.
a. I medici. b. Barbieri e chirurghi.
- 4. Gli osti.
a. Alberghi e taverne. b. Famiglie di osti.
- 5. I carpentieri
- VII. Speculazioni e uffici
- 1. Il credito.
a. Gli usurai. b. La clientela. c. Credito e mercato della terra.
- 2. L’appalto delle gabelle.
a. Le gabelle e il loro gettito. b. Il profilo sociale degli appaltatori.
- 3. Al servizio del principe.
a. Uffici e denaro. b. Carriere e identità nobiliare. c. I segretari.
- 4. Le armi.
a. «Homines tenentes millicias pro communi Taurini». b. Stipendiari e condotte
- VIII. I benefici ecclesiastici
- 1. I privilegi della tonsura.
- 2. I benefici.
a. Prebende canonicali e benefici minori. b. Benefici e strategie familiari. c. I monasteri.
- 3. Le vie di accesso ai benefici.
a. L’influenza politica. b. La rinuncia «in favorem». c. Il patronato
- IX. La famiglia
- 1. Famiglia e parentela.
- 2. La famiglia coniugale.
a. La consistenza del nucleo domestico. b. Padri e figli.
- 3. La trasmissione della proprietà.
a. La pratica dell’indivisione. b. Forme di primogenitura. c. Gli ecclesiastici. d. I bastardi.
- 4. I diritti delle donne.
a. La partecipazione delle figlie all’asse ereditario. b. La dote e la sua restituzione
- X. La parentela
- 1. La solidarietà della parentela.
a. La forza del numero. b. La solidarietà armata. c. L’insediamento accentrato. d. I vincoli economici. e. Parenti ricchi e parenti poveri.
- 2. La parentela fra i populares.
a. La fragilità delle parentele popolari. b. Agnati e cognati. c. Uomini nuovi o lontani parenti ?
- Conclusione
- Bibliografia
- Indice dei nomi di persona e di luogo
Alessandro Barbero insegna Storia medievale presso l’Università del Piemonte Orientale. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo: Carlo Magno. Un padre dell’Europa (Laterza 2000); 9 agosto 378: il giorno dei barbari (Laterza 2005); Costantino il vincitore (Salerno 2016); Dante (Laterza 2020).
e-mail: alessandro.barbero@lett.unipmn.it