Stabilire chi e a quali condizioni possa detenere o portare con sé armi da fuoco è questione delicata, su cui il dibattito è acceso. Le norme che oggi regolano in Italia il possesso e il porto delle armi da parte dei privati sono il frutto di due secoli di evoluzione normativa, politica e sociale. Se ne indaga qui la vicenda storica, osservando l’interazione tra politiche preventive e repressive, tra controllo delle armi in tempo di pace e disarmo della popolazione in tempo di crisi.
Il libro approfondisce alcuni aspetti cruciali del rapporto tra Stato e cittadini nel fragile equilibrio tra interessi privati e sicurezza pubblica. L’arco cronologico è compreso tra il debutto del porto d’armi moderno e la promulgazione della legge di pubblica sicurezza attualmente in vigore. Tra questi due estremi si ricostruisce una storia complessa e stratificata che accompagna, e in parte determina, la nascita, la crisi e il collasso dello Stato liberale in Italia.
- Introduzione
- 1. «Non un diritto, ma un privilegio»: la lunga gestazione preunitaria
- 1. Le origini del porto d’armi e le norme degli Stati preunitari
- 2. Il ricorso all’eccezione: il connubio stato d’assedio/disarmo nel Quarantotto
- 3. La “rissa di Carnevale” e il disarmo di Sassari
- 2. Tra State-building e stato di guerra: il primo decennio unitario
- 1. L’emergenza nel Mezzogiorno postunitario
- 2. Il controllo delle armi nella costruzione dello Stato
- 3. La Sicilia postunitaria e la rivolta del Sette e mezzo
- 3. «Un vero freno ai pravi disegni dei tristi»: la duplice funzione del controllo
- 1. Lo spettro rivoluzionario: tra innovazioni normative e opposizione politica
- 2. Il passaggio alla Sinistra: tra ammorbidimento e irrigidimento
- 3. Un nuovo panorama: la stagione crispina e l’aggiornamento della cornice legislativa
- 4. Salus patriae suprema lex: la repressione del 1894 e le sue eredità
- 1. Gli avvenimenti di Sicilia e il disarmo dei Fasci
- 2. La selezione politica nei permessi di porto d’armi
- 3. La sollevazione anarchica in Lunigiana
- 5. Il «plebiscito insurrezionale della fame»: i moti del Novantotto
- 1. L’assedio di Milano: il disarmo di Bava Beccaris
- 2. L’opzione fiorentina: la revisione a tappeto delle licenze
- 3. Gli altri stati d’assedio e il tramonto dell’emergenza
- 6. Dalla Belle Époque alla catastrofe: nuove culture delle armi
- 1. Un fenomeno europeo di massa: l’«âge du revolvérisme»
- 2. Il nuovo corso: l’età giolittiana e la legge “del coltello”
- 3. La Grande guerra: decretazione d’emergenza e ampliamento del controllo statale
- 7. «In alto le mani di tutti»: pratiche di gun control nella guerra civile
- 1. La lunga ombra della guerra e l’epidemia di armi
- 2. La “polizia delle armi” tra prevenzione e repressione
- 3. I partiti armati e i tentativi di pacificazione
- 8. La pacificazione fallita? Il “disarmo dei violenti” e l’avvento del fascismo
- 1. L’ascesa dello squadrismo e la crisi delle istituzioni
- 2. Il crepuscolo dello Stato liberale
- 3. L’assestamento post-marcia: il fascismo al potere Coda. Il controllo delle armi tra continuità e rotture
- Abbreviazioni
- Bibliografia
- Indice dei nomi
In copertina: Achille Beltrame, Barricate sul Corso Venezia nel 1898 (ca 1898). Milano, Civiche Raccolte Storiche.
Marco Maria Aterrano insegna Storia contemporanea all’Università di Messina. Nelle sue pubblicazioni ha approfondito i rapporti tra l’Italia e le potenze alleate, indagando di quest’ultime la progettazione istituzionale durante la Seconda guerra mondiale, tema su cui verte Mediterranean-First? La pianificazione strategica anglo-americana e le origini dell’occupazione alleata in Italia (1939-1943), FedOA Press, 2017. Si concentra attualmente sulle politiche di controllo delle armi e sulle concezioni di autorità statale nell’Europa tra Ottocento e Novecento.