Premessa
Roberto Antonelli
Cavalcanti o dell'interiorità
Roberto Antonelli
Cavalcanti o dell’interiorità
È forse scontato che Cavalcanti possa essere definito come il
primo poeta dell’interiorità. È invece più difficile chiarire in cosa e
perché si distacchi dai suoi predecessori (compresi i fautori di una
poesia che partisse “dal cuore”) e come esprima e verbalizzi la sua
“novità”. L’articolo prova a rispondere a queste domande, sia assumendo
precedenti determinazioni critiche sia proponendone di nuove,
individuando infine in Cavalcanti uno dei principali referenti,
con Dante, della problematica e delle scelte che hanno presieduto ai
Rerum vulgarium fragmenta (in particolare, l’A. sottolinea le relazioni
con Ovidio e la rilevanza del tutto nuova assegnata alla “voce”
quale estremo segno della consunzione del corpo lirico).
It is perhaps taken for granted that Cavalcanti can be called the
first poet of interiority. It is more difficult to clarify how and why
he differs from his predecessors (including those who favour poetry
that rises “from the heart”) and how he expresses and formulates
this innovation. This article tries to reply to these questions,
both by referring to previous critical views and proposing
new ones, ultimately defining Cavalcanti as one of the main
sources, together with Dante, of the problematics and choices concerning
the Rerum vulgarium fragmenta (in particular, it underlines
the poet’s relations with Ovid and the entirely new relevance that
he attributes to the “voice” as the ultimate sign of the consumption
of the lyrical body).
Una silloge d'autore nelle rime del Cavalcanti
Guglielmo Gorni
Una silloge d’autore nelle rime del Cavalcanti
All’interno del canzoniere cavalcantiano l’A., basandosi sulla
tradizione manoscritta, soprattutto sull’ordinamento di Va (Vat.
Lat. 3214), individua una “silloge d’autore” composta da nove sonetti,
forse posteriori alla Vita nova, dei quali Noi siàn le triste
penne è da considerare l’epilogo.
The article identifies a reasoned selection of the author’s
works within Cavalcanti’s canzoniere, based on the manuscript
tradition, especially on the order of Va (Vat. Lat. 3214). It is composed
of nine sonnets, perhaps composed later than the Vita Nova,
of which Noi siàn le triste penne is considered the epilogue.
Cavalcanti e la rappresentazione
Paolo Cherchi
Cavalcanti e la rappresentazione
Si cerca di rispondere alla domanda se la grandezza di Cavalcanti
sia epocale. Si elencano fra gli elementi di questa grandezza la
rinuncia alla nozione cortese che amore generi virtù. Si passa poi a
studiare la “rappresentazione” che porta a due fallimenti: il poeta
non può conoscere razionalmente la sua donna, perché la conoscenza
la priverebbe dei suoi caratteri individuali; fallisce come filosofo
perché non può conoscersi come amante in forme universali. Si conosce
però come poeta e può vedere la propria interiorità distrutta. In
questo Cavalcanti compie un’altra svolta epocale perché scopre,
prima di Petrarca, l’interiorità (ma non ancora la coscienza) e l’elegia
amorosa, nuova nel mondo romanzo. L’amata diventa la consolatrice
che guarda con lui dentro il suo cuore distrutto.
The question is whether Cavalcanti’s greatness is really epochal.
He rejects the courtly notion that love causes virtue. He also sings
of two failures: first as a lover because the individuality of the lady
is lost in any rational knowledge of hers; second as a philosopher
since he cannot rationally know himself without losing his individuality
again. But he can know himself as a poet: he knows the
destruction brought unto him by the apparition of the lady, and his
beloved becomes a consoling companion when she views with him
the damage she has caused. Cavalcanti discovers the interiority
(but not yet his consciousness) before Petrarch, and he finds for the
first time in Romance poetry the eligiac tone. These are epochal
innovations.
Fisiologia del Disamore
Corrado Bologna
Fisiologia del Disamore
Primo grande “psicologo delle emozioni” della letteratura moderna,
secondo un’acuta, precorritrice definizione di Ezra Pound,
Cavalcanti fonde nel disegno innovativo di un’inedita «fisiologia
del Disamore» un lessico sofisticato e innovativo, e una serie di categorie
concettuali assai varie e complesse, derivanti dalla medicina
aristotelico-galenica, dalla filosofia averroistica, dal pensiero
patristico, dalla poetica trobadorica, ma non riducibili a questi singoli
campi epistemici. Il Disamore, piuttosto che l’Amore, e la
Mente che lo prova e lo pensa, sono i modernissimi soggetti del
suo pensiero poetante. Il canzoniere cavalcantiano, intenzionalmente
scheggiato, disorganico, ribadisce con ossessiva tenacia l’esperienza
fondativa della fisiologia corporea e mentale, del Vuoto che
lascia la Mente, durante la folgorazione del Disamore (l’Amore la
cui residenza è solo «in parte dove noiA MORE»), nello sbigottimento
dell’essere invasa e insieme svuotata. Per la prima volta nella
poesia volgare europea la Mente è colta nell’evento drammatico
della derelizione, della kénosis, allorché la «pioggia degli spiriti»
l’ha dilavata e l’“Io” in frammenti riconosce dal di dentro la propria
vana, allucinata topografia.
Cavalcanti was the first great “psychologist of emotion” in
modern literature, according to a perceptive, avant-garde definition
by Ezra Pound. In an innovative pattern of unprecedented «physiology
of estrangement», Cavalcanti fuses an entirely new and sophisticated
lexis with a series of complex and diverse conceptual
categories, deriving from the medicine of Aristotle and Galen, the
philosophy of Averoes, the writings of the Fathers of the Church
and the poetry of the troubadours, but which cannot be identified
with any one of these epistemic fields. Estrangement, rather than
Love, and the Mind that feels and experiences it, are the very
modern subjects of his poetical thought. Cavalcanti’s canzoniere is
deliberately fragmentary and lacking in organic development and
obsessively reiterates the fundamental experience of corporal and
mental physiology, of the void left in the mind when it is overwhelmed
by Estrangement (the Love that only partly resides «dove
noiA MORE» – where boredom dies) and its bewilderment at being
both invaded and emptied. For the first time in European vernacular
poetry the Mind has been portrayed in a state of total devastation,
the moment of kénosis when the «pioggia degli spiriti» (the deluge
of spirits) has flooded it and the Ego in fragments recognises from
the inside its own ruined landscape and vain hallucinations.
Spiriti e fiammette: dalla metonimia alla metafora
Matteo Auciello
Spiriti e fiammette: dalla metonimia alla metafora
La rappresentazione del caos psicofisico indotto da Amore può
essere assunta come dimensione esemplare dell’opera di Guido
Cavalcanti. Un ruolo di grande rilievo, nella psico-fisiologia elaborata
dal poeta, è svolto dai procedimenti metonimici, che sfruttano
le strette interrelazioni fra soma e psiche postulate dalla pneumatologia
medievale. Nella loro ricezione ad opera del Boccaccio,
tuttavia, i modelli di rappresentazione dell’interiorità elaborati
dallo stilnovista perdono l’originario valore biologico per assumere
significati astratti, di ordine strettamente morale e psicologico. Alla
priorità ermeneutica della metonimia si sostituisce così quella della
metafora, conformemente con la cristallizzazione letteraria (di segno
pre-umanistico) della psicologia amorosa duecentesca.
The representation of psychophysical chaos induced by Love
may be considered an exemplary aspect of the work of Guido
Cavalcanti. In the poet’s psychophysiology, metonymic procedures
exploiting the close interrelations between soma and psyche, as
postulated by medieval psychology, play a significant role. In Boccaccio’s
work, however, the representational patterns of introversion
that he inherited from the stilnovo poet lose their original
biological value and take on abstract meanings of a strictly moral
and psychological nature. The hermeneutical priority of the
metonym is superseded by that of the metaphor, in conformity with
the pre-humanist literary crystallisation of the thirteenth-century
psychology of love.
Loco e dimoranza : Guido fra averroismo e platonismo
Federico Sanguineti
“Loco” e “dimoranza”: Guido fra averroismo e platonismo
L’A. individua nel De unitate intellectus di s. Tommaso l’ipotesto
del v. 23 di Donna me prega.
The author identifies the hypotext of l. 23 of Donna me prega
in the De unitate intellectus by St. Thomas.
Dubbi d'amore
Giorgio Inglese
Dubbi d’amore
L’articolo riesamina i rapporti fra la glossa garbiana e la glossa
pseudo-egidiana a Donna me prega. Commenta i vv. 28 e 42
della canzone, discutendo le interpretazioni di E. Fenzi e di B. Nardi.
In appendice il testo critico della canzone.
The article re-examines the relations between the Garbian
glossary and the pseudo-Egidian glossary to Donna me prega. It
comments ll.28 and 42 of the lyric, discussing the interpretations
by E. Fenzi and B. Nardi. There is a critical text of the lyric in the
appendix.
Cavalcanti cortese : ancora su Donna me prega, vv. 57-62
Furio Brugnolo
Cavalcanti “cortese”. Ancora su Donna me prega, vv. 57-62
A partire dall’esegesi di alcuni passi emblematici di Donna me
prega, si sostiene che non è possibile interpretare e valutare storicamente
la canzone prescindendo dalla concezione “cortese”
dell’amore ereditata dalla grande tradizione lirica romanza che fa
capo, in ultima istanza, ai trovatori. In Donna me prega – che costituisce
la sintesi e il coronamento dell’intera produzione lirica cavalcantiana,
in un rapporto che è di reciproca illuminazione – il nucleo
centrale della dottrina della fin’amor viene salvaguardato e ribadito,
contro ogni posizione tesa a negare o svalutare la centralità
dell’esperienza lirica e il suo statuto di “verità”, attraverso la sua riformulazione
in termini di filosofia naturale, mirabilmente superato:
è la risposta (speculare e antitetica a quella data da Dante con la
Vita nuova) alla “crisi” di quel modello messa in moto, in Italia,
principalmente da Guittone d’Arezzo.
Starting with the exegesis of some emblematic passages from
Donna me prega, the author maintains that it is impossible to interpret
and evaluate the lyric from a historical viewpoint without taking
into account the conception of courtly love inherited from the
great tradition of the romance lyric, which ultimately derives from
the troubadours. Donna me prega constitutes the synthesis and the
crowning achievement of the entire lyrical production by Cavalcanti.
It reiterates and defends the central core of the doctrine of
the fin’amor against every opinion that tends to deny or devalue
the centrality of lyrical experience and its statute of “truth” by considering
this admirably surpassed by being reformulated in terms
of natural philosophy. It is a response, specular but antithetical to
that given at that time by Dante in Vita Nova, to the crisis of the
process initiated in Italy mainly by Guittone d’Arezzo.
Il poeta della morte
Roberto Mercuri
Il poeta della morte
Il saggio parte dalla nozione continiana di Cavalcanti come
poeta della morte, tema su cui il poeta costruisce una complessa
semantica fatta di giochi linguistici ed espressivi che verranno riutilizzate
da Dante nella Comedía, in particolare nel II e nel V canto
dell’Inferno, attraverso una raffinata ripresa delle reimbildungen
cavalcantiane.
The essay starts from Contini’s notion of Cavalcanti as the
poet of death, a theme on which the poet builds up a complex semantics
of expressions and wordplay that would be used again by
Dante in the Comedia, especially in cantos II and V of the Inferno,
through a refined revival of Cavalcanti’s reimbildungen.
Sed rideret Aristotiles si audiret : da più a uno face un sollegismo
Giovannella Desideri
Sed rideret Aristotiles si audiret … «Da più a uno face un sollegismo»
Viene proposta una nuova interpretazione del sonetto sulla base
dell’ambiguità solecismo/sollegismo, certamente nota a Cavalcanti
attraverso la lettura di Topici e Confutazioni sofistiche o di
una manualistica ad essi ispirata, secondo i riscontri addotti.
The author proposes, in accordance with declared comparisons,
a new interpretation of this sonnet on the basis of the ambiguity
solecismo / sollegismo, which was certainly known to Cavalcanti
through reading Topici and Confutazioni sofistiche or some
manual inspired by it.
Guido in Paradiso Donna me prega e l'ultimo canto della Commedia
Danilo Bonanno
Donna me prega e l’ultimo canto della Commedia
L’articolo mira a dimostrare come nel XXXIII canto del Paradiso,
clausola dell’intero poema dantesco, siano ancora forti e presenti
le tracce cavalcantiane già messe in luce dal Contini in molti
altri luoghi del poema, e come la mente di Dante, giunta a quest’altezza
della sua vita e del suo pensiero, sia ancora rivolta alle tesi
sostenute dal «primo amico» di gioventù nella canzone Donna me
prega; se ne conclude che i due poeti vollero affidare ai rispettivi
testi supremi la sintesi estrema e irriducibile del proprio opposto
convincimento filosofico e poetico.
The purpose of this work is to show that in canto XXXIII of
Dante’s Paradiso, the last of his whole poem, there are still several
signs of Cavalcanti’s presence, as Contini already pointed out
in many other passages of the Commedia, and that Dante’s mind,
arrived at this moment of his life and thought, is still turned to the
arguments defended by his ancient «first friend» in the canzone
Donna me prega. Our conclusion is that they consciously intended
to entrust to the respective supreme texts the extreme synthesis
of their totally opposite both philosophical and poetical opinions.
Cavalcanti e la pastorella
Luciano Formisano
Cavalcanti e la pastorella
Se Era in penser può essere considerata come una pastorella
“oggettiva” che sfuma nel tipo più generale della chanson de rencontre
(ciò che rende possibile l’elaborazione di una poetica della
peregrinatio Amoris), In un boschetto si presenta come un calco
formale della pastorella oitanica del tipo detto “classico”, di cui
viene saggiata programmaticamente la soluzione dell’amore possibile. Ma la letteratura oitanica, la pastorella in particolare, ha lasciato
anche altre tracce: non solo, com’è ovvio, nel controcanto
parodico di Lapo degli Uberti, ma anche nello scambio di sonetti
con Bernardo da Bologna (che a sua volta si collega alla ballata
delle foresette e alla storia della Mandetta), mentre alla parodia di
Lapo potrebbe connettersi la stessa risposta di Guido a Gianni Alfani.
Di contro, non sembra dimostrata l’ipotesi recente di una conoscenza
della lirica galego-portoghese, che Cavalcanti avrebbe
acquisito durante il presunto pellegrinaggio a Santiago de Compostela,
nei confronti del quale il sonetto di Niccola Muscia non si
presta necessariamente a estrapolazioni di tipo biografico.
This study of the ballads Era in penser and In un boschetto
shows that Cavalcanti followed the French pattern of the
“pastourelle”. In the case of the first ballad, the genre “pastourelle”
would seem to merge with the more generic chanson de rencontre,
while in the second Cavalcanti has deliberately adopted the pattern
of the so-called “pastourelle classique”. Furthermore, traces of the
“pastourelle” and French literature in general can also be detected
in Lapo degli Uberti’s parodic poem, as well as in the sonnets
exchanged with Bernardo da Bologna (a possible link may also be
considered between Guido’s reply to Gianni Alfani’s sonnet and
Lapo’s parody). On the contrary there is no evidence that Cavalcanti
was aware of Galician-Portuguese lyric poetry, a mere hypothesis
suggested by Aurelio Roncaglia on the grounds of Guido’s
presumed visit to Santiago de Compostela.
Tra l'Amico di Dante e il primo amico
Irene Maffia Scariati
Tra l’Amico di Dante e il «primo amico»
Chi era “l’Amico di Dante”? Era un «vicino degli stilnovisti»
secondo la vulgata formula continiana? Era il terzo sodale che va a
diporto con Guido e Dante nel vasello incantato di Guido, i’ vorrei…?
È quanto si propone di verificare il contributo con un serrato
corpo a corpo tra i testi dell’Anonimo e quelli di Guido nell’ampio
contesto della lirica del Duecento, offrendo, in margine, una riflessione
metodologica sulle difficoltà di stabilire – nonostante il supporto
prezioso degli spogli elettronici – la quiddità della fonte.
Who was “the Friend of Dante”? Was he «close to the “stilnovisti”
», according to the commonly held Contini view? Was he the
third companion accompanying Guido and Dante in the enchanted
vessel of Guido, i’ vorrei…? The article proposes to verify the question
by a close comparison of the texts of the “Anonymous” and of
Guido within the broad context of thirteenth century lyric. It further
offers a methodological reflection on the difficulty of establishing
– despite the valuable assistance of electronic concordances
– the quiddity of the source.
Un'ipotesi per Pg 24, 61-62
Letterio Cassata
Un’ipotesi per Pg 24.61-62
Propone una nuova interpretazione dei vv. 61-62 di Pg. 24
sulla base del verbo gradir, “lectio difficilior” recuperata dall’edizione
Petrocchi.
The author proposes a new interpretation of ll. 61-2 of Pg. 24
based on the verb gradir, “lectio difficilior” recovered from the
Petrocchi edition.