Critica del testo. IV/1, 2001. Alle origini dell’Io lirico. Cavalcanti o dell’interiorità

Testata: Critica del testo • Anno di pubblicazione: 2001
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pp. vi+346, ISBN: 9788883340604
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Premessa
Roberto Antonelli


Cavalcanti o dell'interiorità
Roberto Antonelli

Cavalcanti o dell’interiorità
È forse scontato che Cavalcanti possa essere definito come il primo poeta dell’interiorità. È invece più difficile chiarire in cosa e perché si distacchi dai suoi predecessori (compresi i fautori di una poesia che partisse “dal cuore”) e come esprima e verbalizzi la sua “novità”. L’articolo prova a rispondere a queste domande, sia assumendo precedenti determinazioni critiche sia proponendone di nuove, individuando infine in Cavalcanti uno dei principali referenti, con Dante, della problematica e delle scelte che hanno presieduto ai Rerum vulgarium fragmenta (in particolare, l’A. sottolinea le relazioni con Ovidio e la rilevanza del tutto nuova assegnata alla “voce” quale estremo segno della consunzione del corpo lirico).

It is perhaps taken for granted that Cavalcanti can be called the first poet of interiority. It is more difficult to clarify how and why he differs from his predecessors (including those who favour poetry that rises “from the heart”) and how he expresses and formulates this innovation. This article tries to reply to these questions, both by referring to previous critical views and proposing new ones, ultimately defining Cavalcanti as one of the main sources, together with Dante, of the problematics and choices concerning the Rerum vulgarium fragmenta (in particular, it underlines the poet’s relations with Ovid and the entirely new relevance that he attributes to the “voice” as the ultimate sign of the consumption of the lyrical body).


Una silloge d'autore nelle rime del Cavalcanti
Guglielmo Gorni

Una silloge d’autore nelle rime del Cavalcanti
All’interno del canzoniere cavalcantiano l’A., basandosi sulla tradizione manoscritta, soprattutto sull’ordinamento di Va (Vat. Lat. 3214), individua una “silloge d’autore” composta da nove sonetti, forse posteriori alla Vita nova, dei quali Noi siàn le triste penne è da considerare l’epilogo.

The article identifies a reasoned selection of the author’s works within Cavalcanti’s canzoniere, based on the manuscript tradition, especially on the order of Va (Vat. Lat. 3214). It is composed of nine sonnets, perhaps composed later than the Vita Nova, of which Noi siàn le triste penne is considered the epilogue.


Cavalcanti e la rappresentazione
Paolo Cherchi

Cavalcanti e la rappresentazione
Si cerca di rispondere alla domanda se la grandezza di Cavalcanti sia epocale. Si elencano fra gli elementi di questa grandezza la rinuncia alla nozione cortese che amore generi virtù. Si passa poi a studiare la “rappresentazione” che porta a due fallimenti: il poeta non può conoscere razionalmente la sua donna, perché la conoscenza la priverebbe dei suoi caratteri individuali; fallisce come filosofo perché non può conoscersi come amante in forme universali. Si conosce però come poeta e può vedere la propria interiorità distrutta. In questo Cavalcanti compie un’altra svolta epocale perché scopre, prima di Petrarca, l’interiorità (ma non ancora la coscienza) e l’elegia amorosa, nuova nel mondo romanzo. L’amata diventa la consolatrice che guarda con lui dentro il suo cuore distrutto.

The question is whether Cavalcanti’s greatness is really epochal. He rejects the courtly notion that love causes virtue. He also sings of two failures: first as a lover because the individuality of the lady is lost in any rational knowledge of hers; second as a philosopher since he cannot rationally know himself without losing his individuality again. But he can know himself as a poet: he knows the destruction brought unto him by the apparition of the lady, and his beloved becomes a consoling companion when she views with him the damage she has caused. Cavalcanti discovers the interiority (but not yet his consciousness) before Petrarch, and he finds for the first time in Romance poetry the eligiac tone. These are epochal innovations.


Fisiologia del Disamore
Corrado Bologna

Fisiologia del Disamore
Primo grande “psicologo delle emozioni” della letteratura moderna, secondo un’acuta, precorritrice definizione di Ezra Pound, Cavalcanti fonde nel disegno innovativo di un’inedita «fisiologia del Disamore» un lessico sofisticato e innovativo, e una serie di categorie concettuali assai varie e complesse, derivanti dalla medicina aristotelico-galenica, dalla filosofia averroistica, dal pensiero patristico, dalla poetica trobadorica, ma non riducibili a questi singoli campi epistemici. Il Disamore, piuttosto che l’Amore, e la Mente che lo prova e lo pensa, sono i modernissimi soggetti del suo pensiero poetante. Il canzoniere cavalcantiano, intenzionalmente scheggiato, disorganico, ribadisce con ossessiva tenacia l’esperienza fondativa della fisiologia corporea e mentale, del Vuoto che lascia la Mente, durante la folgorazione del Disamore (l’Amore la cui residenza è solo «in parte dove noiA MORE»), nello sbigottimento dell’essere invasa e insieme svuotata. Per la prima volta nella poesia volgare europea la Mente è colta nell’evento drammatico della derelizione, della kénosis, allorché la «pioggia degli spiriti» l’ha dilavata e l’“Io” in frammenti riconosce dal di dentro la propria vana, allucinata topografia.

Cavalcanti was the first great “psychologist of emotion” in modern literature, according to a perceptive, avant-garde definition by Ezra Pound. In an innovative pattern of unprecedented «physiology of estrangement», Cavalcanti fuses an entirely new and sophisticated lexis with a series of complex and diverse conceptual categories, deriving from the medicine of Aristotle and Galen, the philosophy of Averoes, the writings of the Fathers of the Church and the poetry of the troubadours, but which cannot be identified with any one of these epistemic fields. Estrangement, rather than Love, and the Mind that feels and experiences it, are the very modern subjects of his poetical thought. Cavalcanti’s canzoniere is deliberately fragmentary and lacking in organic development and obsessively reiterates the fundamental experience of corporal and mental physiology, of the void left in the mind when it is overwhelmed by Estrangement (the Love that only partly resides «dove noiA MORE» – where boredom dies) and its bewilderment at being both invaded and emptied. For the first time in European vernacular poetry the Mind has been portrayed in a state of total devastation, the moment of kénosis when the «pioggia degli spiriti» (the deluge of spirits) has flooded it and the Ego in fragments recognises from the inside its own ruined landscape and vain hallucinations.


Spiriti e fiammette: dalla metonimia alla metafora
Matteo Auciello

Spiriti e fiammette: dalla metonimia alla metafora
La rappresentazione del caos psicofisico indotto da Amore può essere assunta come dimensione esemplare dell’opera di Guido Cavalcanti. Un ruolo di grande rilievo, nella psico-fisiologia elaborata dal poeta, è svolto dai procedimenti metonimici, che sfruttano le strette interrelazioni fra soma e psiche postulate dalla pneumatologia medievale. Nella loro ricezione ad opera del Boccaccio, tuttavia, i modelli di rappresentazione dell’interiorità elaborati dallo stilnovista perdono l’originario valore biologico per assumere significati astratti, di ordine strettamente morale e psicologico. Alla priorità ermeneutica della metonimia si sostituisce così quella della metafora, conformemente con la cristallizzazione letteraria (di segno pre-umanistico) della psicologia amorosa duecentesca.

The representation of psychophysical chaos induced by Love may be considered an exemplary aspect of the work of Guido Cavalcanti. In the poet’s psychophysiology, metonymic procedures exploiting the close interrelations between soma and psyche, as postulated by medieval psychology, play a significant role. In Boccaccio’s work, however, the representational patterns of introversion that he inherited from the stilnovo poet lose their original biological value and take on abstract meanings of a strictly moral and psychological nature. The hermeneutical priority of the metonym is superseded by that of the metaphor, in conformity with the pre-humanist literary crystallisation of the thirteenth-century psychology of love.


Loco e dimoranza : Guido fra averroismo e platonismo
Federico Sanguineti

“Loco” e “dimoranza”: Guido fra averroismo e platonismo
L’A. individua nel De unitate intellectus di s. Tommaso l’ipotesto del v. 23 di Donna me prega.

The author identifies the hypotext of l. 23 of Donna me prega in the De unitate intellectus by St. Thomas.


Dubbi d'amore
Giorgio Inglese

Dubbi d’amore
L’articolo riesamina i rapporti fra la glossa garbiana e la glossa pseudo-egidiana a Donna me prega. Commenta i vv. 28 e 42 della canzone, discutendo le interpretazioni di E. Fenzi e di B. Nardi. In appendice il testo critico della canzone.

The article re-examines the relations between the Garbian glossary and the pseudo-Egidian glossary to Donna me prega. It comments ll.28 and 42 of the lyric, discussing the interpretations by E. Fenzi and B. Nardi. There is a critical text of the lyric in the appendix.


Cavalcanti cortese : ancora su Donna me prega, vv. 57-62
Furio Brugnolo

Cavalcanti “cortese”. Ancora su Donna me prega, vv. 57-62
A partire dall’esegesi di alcuni passi emblematici di Donna me prega, si sostiene che non è possibile interpretare e valutare storicamente la canzone prescindendo dalla concezione “cortese” dell’amore ereditata dalla grande tradizione lirica romanza che fa capo, in ultima istanza, ai trovatori. In Donna me prega – che costituisce la sintesi e il coronamento dell’intera produzione lirica cavalcantiana, in un rapporto che è di reciproca illuminazione – il nucleo centrale della dottrina della fin’amor viene salvaguardato e ribadito, contro ogni posizione tesa a negare o svalutare la centralità dell’esperienza lirica e il suo statuto di “verità”, attraverso la sua riformulazione in termini di filosofia naturale, mirabilmente superato: è la risposta (speculare e antitetica a quella data da Dante con la Vita nuova) alla “crisi” di quel modello messa in moto, in Italia, principalmente da Guittone d’Arezzo.

Starting with the exegesis of some emblematic passages from Donna me prega, the author maintains that it is impossible to interpret and evaluate the lyric from a historical viewpoint without taking into account the conception of courtly love inherited from the great tradition of the romance lyric, which ultimately derives from the troubadours. Donna me prega constitutes the synthesis and the crowning achievement of the entire lyrical production by Cavalcanti. It reiterates and defends the central core of the doctrine of the fin’amor against every opinion that tends to deny or devalue the centrality of lyrical experience and its statute of “truth” by considering this admirably surpassed by being reformulated in terms of natural philosophy. It is a response, specular but antithetical to that given at that time by Dante in Vita Nova, to the crisis of the process initiated in Italy mainly by Guittone d’Arezzo.


Il poeta della morte
Roberto Mercuri

Il poeta della morte
Il saggio parte dalla nozione continiana di Cavalcanti come poeta della morte, tema su cui il poeta costruisce una complessa semantica fatta di giochi linguistici ed espressivi che verranno riutilizzate da Dante nella Comedía, in particolare nel II e nel V canto dell’Inferno, attraverso una raffinata ripresa delle reimbildungen cavalcantiane.

The essay starts from Contini’s notion of Cavalcanti as the poet of death, a theme on which the poet builds up a complex semantics of expressions and wordplay that would be used again by Dante in the Comedia, especially in cantos II and V of the Inferno, through a refined revival of Cavalcanti’s reimbildungen.


Sed rideret Aristotiles si audiret : da più a uno face un sollegismo
Giovannella Desideri

Sed rideret Aristotiles si audiret … «Da più a uno face un sollegismo»
Viene proposta una nuova interpretazione del sonetto sulla base dell’ambiguità solecismo/sollegismo, certamente nota a Cavalcanti attraverso la lettura di Topici e Confutazioni sofistiche o di una manualistica ad essi ispirata, secondo i riscontri addotti.

The author proposes, in accordance with declared comparisons, a new interpretation of this sonnet on the basis of the ambiguity solecismo / sollegismo, which was certainly known to Cavalcanti through reading Topici and Confutazioni sofistiche or some manual inspired by it.


Guido in Paradiso Donna me prega e l'ultimo canto della Commedia
Danilo Bonanno

Donna me prega e l’ultimo canto della Commedia
L’articolo mira a dimostrare come nel XXXIII canto del Paradiso, clausola dell’intero poema dantesco, siano ancora forti e presenti le tracce cavalcantiane già messe in luce dal Contini in molti altri luoghi del poema, e come la mente di Dante, giunta a quest’altezza della sua vita e del suo pensiero, sia ancora rivolta alle tesi sostenute dal «primo amico» di gioventù nella canzone Donna me prega; se ne conclude che i due poeti vollero affidare ai rispettivi testi supremi la sintesi estrema e irriducibile del proprio opposto convincimento filosofico e poetico.

The purpose of this work is to show that in canto XXXIII of Dante’s Paradiso, the last of his whole poem, there are still several signs of Cavalcanti’s presence, as Contini already pointed out in many other passages of the Commedia, and that Dante’s mind, arrived at this moment of his life and thought, is still turned to the arguments defended by his ancient «first friend» in the canzone Donna me prega. Our conclusion is that they consciously intended to entrust to the respective supreme texts the extreme synthesis of their totally opposite both philosophical and poetical opinions.


Cavalcanti e la pastorella
Luciano Formisano

Cavalcanti e la pastorella
Se Era in penser può essere considerata come una pastorella “oggettiva” che sfuma nel tipo più generale della chanson de rencontre (ciò che rende possibile l’elaborazione di una poetica della peregrinatio Amoris), In un boschetto si presenta come un calco formale della pastorella oitanica del tipo detto “classico”, di cui viene saggiata programmaticamente la soluzione dell’amore possibile. Ma la letteratura oitanica, la pastorella in particolare, ha lasciato anche altre tracce: non solo, com’è ovvio, nel controcanto parodico di Lapo degli Uberti, ma anche nello scambio di sonetti con Bernardo da Bologna (che a sua volta si collega alla ballata delle foresette e alla storia della Mandetta), mentre alla parodia di Lapo potrebbe connettersi la stessa risposta di Guido a Gianni Alfani. Di contro, non sembra dimostrata l’ipotesi recente di una conoscenza della lirica galego-portoghese, che Cavalcanti avrebbe acquisito durante il presunto pellegrinaggio a Santiago de Compostela, nei confronti del quale il sonetto di Niccola Muscia non si presta necessariamente a estrapolazioni di tipo biografico.

This study of the ballads Era in penser and In un boschetto shows that Cavalcanti followed the French pattern of the “pastourelle”. In the case of the first ballad, the genre “pastourelle” would seem to merge with the more generic chanson de rencontre, while in the second Cavalcanti has deliberately adopted the pattern of the so-called “pastourelle classique”. Furthermore, traces of the “pastourelle” and French literature in general can also be detected in Lapo degli Uberti’s parodic poem, as well as in the sonnets exchanged with Bernardo da Bologna (a possible link may also be considered between Guido’s reply to Gianni Alfani’s sonnet and Lapo’s parody). On the contrary there is no evidence that Cavalcanti was aware of Galician-Portuguese lyric poetry, a mere hypothesis suggested by Aurelio Roncaglia on the grounds of Guido’s presumed visit to Santiago de Compostela.


Tra l'Amico di Dante e il primo amico
Irene Maffia Scariati

Tra l’Amico di Dante e il «primo amico»
Chi era “l’Amico di Dante”? Era un «vicino degli stilnovisti» secondo la vulgata formula continiana? Era il terzo sodale che va a diporto con Guido e Dante nel vasello incantato di Guido, i’ vorrei…? È quanto si propone di verificare il contributo con un serrato corpo a corpo tra i testi dell’Anonimo e quelli di Guido nell’ampio contesto della lirica del Duecento, offrendo, in margine, una riflessione metodologica sulle difficoltà di stabilire – nonostante il supporto prezioso degli spogli elettronici – la quiddità della fonte.

Who was “the Friend of Dante”? Was he «close to the “stilnovisti” », according to the commonly held Contini view? Was he the third companion accompanying Guido and Dante in the enchanted vessel of Guido, i’ vorrei…? The article proposes to verify the question by a close comparison of the texts of the “Anonymous” and of Guido within the broad context of thirteenth century lyric. It further offers a methodological reflection on the difficulty of establishing – despite the valuable assistance of electronic concordances – the quiddity of the source.


Un'ipotesi per Pg 24, 61-62
Letterio Cassata

Un’ipotesi per Pg 24.61-62
Propone una nuova interpretazione dei vv. 61-62 di Pg. 24 sulla base del verbo gradir, “lectio difficilior” recuperata dall’edizione Petrocchi.

The author proposes a new interpretation of ll. 61-2 of Pg. 24 based on the verb gradir, “lectio difficilior” recovered from the Petrocchi edition.