Premessa
Roberto Antonelli
Il senso del senno
Simonetta Bianchini
Il senso del senno
Sènso < SENSUS e sénno < SĬNNŌ- presentano una molteplicità
di significati, spesso intersecantisi fra di loro, che dimostrano la
complessità dei reciproci rapporti nonché della loro storia. Si intende
qui proporre una evoluzione linguistica che, per il suo carattere di
oralità (i testi letterari sono solo il punto di arrivo di un lungo processo),
si presenta problematica ma forse non impossibile, e in grado
di spiegare tante incongruenze che in realtà sono solo apparenti.
The terms ‘senso’ and ‘senno’ have a variety of meanings
which often intersect and demonstrate the complexity of their interrelations
as well as that of their history. This article proposes a linguistic
evolution which, because it is based on the oral tradition
(literary texts are the arrival point of a long process), seems to be
problematic, but is perhaps not impossible and moreover explains
many incongruences that are really only apparent.
The Paradoxes of Heloise : I : The First Letter
Peter Godman
The Paradoxes of Heloise. I. The First Letter
L’articolo in questione effettua una disamina sia del ruolo del
paradosso nel pensiero morale di Eloisa sia del ruolo che ella assunse
quale critica di teologia, mettendo così in evidenza la sua indipendenza da Abelardo. Il loro rapporto viene dunque presentato
come profondamente dialettico, cosa che inficia l’ipotesi di falsificazione
o di contraffazione.
This article examines the role of paradox in the moral thought
of Heloise and the role she played as a theological critic. Her independence
from Abelard established, their relationship is presented
as deeply dialectical, excluding the hypothesis of falsification or
forgery.
I sensi di Eloisa e la mutilazione di Abelardo (nell'interpretazione di Jean de Meun)
Luciano Rossi
I sensi di Eloisa e la mutilazione di Abelardo (nell’interpretazione
di Jean de Meun)
Muovendo dal presupposto che le cosiddette epistole “amorose”
attribuite alla badessa del Paracleto siano state rielaborate negli
anni successivi alla loro prima composizione, l’articolo ne esamina
i fondamenti filosofici e le fonti classiche, per giungere alla conclusione
che l’idea di Natura che ne struttura l’impianto ideologico
sia sostanzialmente diversa da quella propugnata dallo stesso Abelardo.
Ne risulta una rivalutazione del pensiero di Eloisa e della sua
abilità letteraria.
This article is based on the supposition that the so-called
“amorous” letters attributed to the Abbess of the Paraclete were revised
in the years after they were first written. It examines their
philosophical bases and classical sources and arrives at the conclusion
that the idea of nature which supports their ideological structure
is substantially different from the one propagated by Abelard
himself. As a result, Heloise’s own philosophical thought and literary
skill is re-evaluated.
Sunt duo, nec duo sunt : l'uguaglianza d'amore nella narrativa francese del XII secolo
Massimiliano Gaggero
«Sunt duo, nec duo sunt»: l’uguaglianza d’amore nella narrativa
francese del XII secolo
Partendo dall’analisi dei problemi testuali e di traduzione relativi
a due passi del poemetto antico francese Piramus et Tisbé,
l’articolo esamina i testi in cui la somiglianza traduce sul piano
dell’evidenza esteriore il legame affettivo tra amanti o amici, indagando
le corrispondenze tra queste rappresentazioni, da un lato, e
la trattatistica sull’amicizia e l’esegesi biblica, dall’altro. Da ultimo
si osserva come in alcuni casi il motivo della somiglianza tra
amanti riceva un trattamento volta a volta diverso nelle redazioni
successive di un testo.
In this article, starting with an analysis of textual and translation
problems related to two passages from the ancient French
poem Piramus et Tisbé, we examine texts in which the affective
bond that unites friends and lovers is shown at an exterior level by
the similarity between them. We investigate the correspondence
between these representations, on the one hand, and treatises on
friendship as well as biblical exegesis, on the other. Finally we
show how the motif of similarity between lovers is often given different
treatment in successive editions of the same text.
I sensi ingannati : forme e funzioni dell'artificiale fra i secoli XI-XII
Fabrizio Costantini
I sensi “ingannati”: forme e funzioni dell’artificiale fra i secoli XI-XII
Attraverso l’esemplificazione di tre sondaggi testuali di opere
provenienti da contesti differenti per luogo d’origine, cronologia e
genere letterario (Roman de Troie, Carmen CXCVI Adelae comitissae
di Baudri di Bourgueil, Voyage de Charlemagne en Orient), il
contributo mette in luce come l’artificialità, nell’accezione ampia
di «evocazione sostitutiva del reale» (Roncaglia), non sia un concetto
associabile esclusivamente alla cultura moderna e contemporanea,
ma, grazie anche alla rinnovata riflessione sulla natura della
cosiddetta “Scuola di Chartres”, trovi nel Medioevo una specifica
dimensione, come sintesi di una dialettica che identifica i suoi poli
con l’uomo (artifex) e Dio (Artifex). L’artificiale si sviluppa nella
produzione letteraria coeva secondo delle specifiche linee-guida: in
base ai contesti, alle funzioni e alle forme in cui si manifesta e si
relaziona con il soggetto umano, esso assume di volta in volta una
valenza predominante che va dal piacere psico-fisico (“delizia dei
sensi”), all’apprendimento (funzione didattico-cognitiva), allo stupore
(esotismo e mirabilia).
This article throws light on the fact that artificiality, in the
broad sense of «evocation as a substitute for reality» (Roncaglia) is
not a concept that should be associated exclusively with modern
and contemporary culture. On the contrary, thanks to a renewed reflection
on the nature by the so-called “Chartres school”, we can
find a specific dimension of the artificial in the Middle Ages, the
synthesis of a dialectic between the opposite poles of Man (artifex)
and God (Artifex). This is exemplified by three textual researches
in works taken from different contexts as regards the places of origin,
chronology and literary genres (the Roman de Troie, Carmen
CXCVI Adelae comitissae by Baudri of Bourgueil, Voyage de
Charlemagne en Orient). Artificiality develops in coeval literary
production along specific guidelines. According to the different
contexts, functions and forms under which it becomes manifest and
relates to the human subject, the predominant combinations into
which it enters may be the psycho-physical (the delight of the
senses), learning (the didactic-cognitive function), or amazement
(exoticism and mirabilia).
Svenire per troppa emozione
Arianna Punzi
Svenire per troppa emozione
L’articolo si propone di sondare la presenza del motivo della
“perdita dei sensi” nella narrativa antico-francese. In particolare
obiettivo dell’analisi sarà quello di comprendere se la relazione fra
svenimento ed eccesso emotivo si configuri nei testi non solo come
ritorno di temi ed immagini fisse, ma si coaguli intorno a parole
chiave e concetti circoscrivibili.
This article examines the presence of the motif of “loss of consciousness”
in Old French narrative. The particular object of the
analysis is that of understanding whether the relation between
fainting and an excessively strong emotion appears in the texts
only as a repetition of conventional themes and images or whether
it is closely connected with certain key-words or with concepts that
can be circumscribed.
Le queor est vn mult saluage beste ... : i sensi in una traduzione anglo-normanna dell'Ancrene Wisse (London, British Library, Cotton Vitellius F. vii)
Annalisa Landolfi
«Le queor est vn mult saluage beste …». I sensi in una traduzione
anglo-normanna dell’Ancrene Wisse (London, British Library,
Cotton Vitellius F. vii)
All’interno dell’esperienza linguistica e culturale anglo-normanna
si inserisce una traduzione in French of England dell’Ancrene
Wisse, testo ben noto agli anglisti per la sua posizione centrale
nel panorama della letteratura medio-inglese. L’analisi del
tema dei cinque sensi, così come viene trattato in questo manuale
di comportamento spirituale per anacorete, consente di evidenziare,
oltre i connaturati legami con la patristica e l’esegetica, alcuni costituenti
di un sistema culturale complesso. L’indagine su tale sistema,
che vede interagire tre ambiti linguistici – latino inglese e
francese – e le relative letterature, sembra ormai indispensabile per
lo studio del fenomeno anglo-normanno.
Among the linguistic and cultural works of the Anglo-Norman
period, a translation into the French of England can be found of the
Ancrene Wisse, a text well-known to English scholars on account
of its central position in the panorama of Middle-English literature.
The analysis of the theme of the five senses, as it is treated in this
manual of spiritual exercise for anchoresses, evidences besides the
deeply-rooted connection between patristics and esegesis some
constituents of a complex cultural system. It seems indispensable,
now, for the study of the Anglo-Norman phenomenon, to carefully
research this system, which is based on the interaction of three languages
and literatures, Latin, English and French.
«Meretrices dictae ab obscenitatis et odoris similitudine»: elementi
di misoginia nel lessico latino e negli esiti romanzi
A partire dall’analisi del luogo dell’Eneas in cui viene rielaborata
la narrazione virgiliana relativa al concubito di Didone con Enea
nella grotta, si indaga la possibilità che la scelta del sintagma maintenir
en putage, usata al v. 1572 per descrivere la natura del coniugium, sia stata veicolata dalla tradizione glossografica. Si propone
anche l’ipotesi che per l’autore dell’Eneas valesse il collegamento
del termine putage con l’aggettivo put, sia per sovrapponibilità grafica,
sia per il possibile influsso, pure mediato, della tradizione che
fa capo al sintagma catulliano moecha putida, e comunque in linea
con la tradizione misogina del “fetore” femmineo attestata in ambito
mediolatino e romanzo. Alla stessa tradizione misogina sembra attingere
Dante – qui si ipotizza, attraverso l’auctoritas di Uguccione
– per la rappresentazione di Taide a If 18, 133.
Starting with an analysis of the point in Eneas at which Virgil’s
story of the sexual union between Dido and Aeneas in the grotto is
re-elaborated, we investigate the possibility that the phrase maintenir
en putage, used in v.1572 to describe the nature of the coniugium,
may have come from the glossographic tradition. We also put forward
the hypothesis that the author of Eneas may have seen a connection
of the term putage with the adjective put, both because they
can be superimposed and due to a possible influence, also mediated,
of a tradition going back to the Catullian phrase moecha putida. In
any case, it fits in with the misogynous idea of female “stench” evident
in the medieval Latin and Romance tradition. We suggest that
Dante, on the auctoritas of Uguccione, may have relied on the same
tradition for the representation of Taide at If 18, 133.
La pragmatica del senhal trobadorico e la sémiothique des passions
Anatole Pierre Fuksas
La pragmatica del senhal trobadorico e la sémiothique des passions
Questo contributo definisce i senhals, le formule allocutive
con le quali i trovatori si rivolgono ai loro interlocutori o ai nobili
che celebrano nei loro componimenti, come modalità retoriche in
grado di stabilire un collegamento tra le coblas delle canzoni e le
tornadas, le appendici metriche che le concludono, sintetizzandole,
indirizzandole o dedicandole. La connessione è mediata da procedure
di repetitio: ripetendo la stessa espressione nel corso delle
canzoni e poi nelle formule allocutive che identificano destinatari o
dedicatari, i trovatori acquisiscono i loro nobili interlocutori all’interno
delle sue varie articolazioni lessicali che definiscono l’ideologia
cortese della fin’amors.
This contribution assesses the senhals, the fictional allocutives
used by many provençal troubadours to address their recipients or
the noblemen and noblewomen celebrated in their poems as the
rhetorical features establishing a connection between the textual
body of the song and his tornadas, the contextual appendix usually
aimed to conclude and address the composition. The key rhetoric
formula is the repetitio: by repeting the same word both in the
body of the song and in the fictional allocutive featured by the tornada,
the troubadours cast and disguise the audience of their composition
into the key-concepts of the courtly love lyrics.
Il tatto e il desiderio in una querelle trobadorica : Bernardo di Ventadorn e Marcabruno
Gaia Gubbini
Il tatto e il desiderio in una querelle trobadorica: Bernardo di
Ventadorn e Marcabruno
Nel corpus lirico di Bernardo di Ventadorn la dimensione sensoriale
e in particolare il senso del tatto sono una presenza rilevante.
La lirica bernardiana si concentra prevalentemente sull’osculum, e
quindi sul binomio “tatto + gusto”, in una compartecipazione di sensi
che trova un parallelo nella progressione dei gradus amoris. Tuttavia,
nel testo Be·m cuidei de chantar sofrir (BdT 70, 13) il trovatore
sembra richiedere dopo il bacio anche il plus, termine di cui si
analizza la possibile semantica in ambito d’oc e d’oïl. La lirica bernardiana
in questione riprende per opposita alcuni luoghi marcabruniani:
la richiesta tattile e la posizione ideologica sull’amore qui
enunciata da Bernardo appaiono dunque costruite su una polemica
anti-marcabruniana. Al testo bernardiano sembra poi legarsi anche il
componimento di Peire d’Alvernhe Bel m’es quan la roza floris, attraverso
riprese di rimanti e di singoli lessemi: tale legame ci offrirebbe
la possibilità di collocare la lirica di Bernardo prima del 1157-
1158, anni già individuati per il testo di Peire.
In the corpus of lyrics by Bernard of Ventadorn, there is a considerable
sensory dimension, particularly that of the sense of
touch. Bernard’s lyrics concentrate above all on the osculum, and
therefore on the combination of touch and taste, a collaboration of
the senses parallel to that of progression in the gradus amoris.
However, in the text Be.m cuidei de chantar sofrir (BdT 70, 13),
the troubadour seems to ask for a plus after the kiss, and we analyse
here the semantics of this term in both langue d’oc and langue
d’oil. In the lyrics examined, Bernard recovers per opposita some
of Marcabruno’s passages: the tactile request and the ideological
stance announced by Bernard seem to be inspired by a polemic
against Marcabruno. Moreover, the composition Bel m’es quan la
roza floris by Peire d’Alvernhe seems to be linked with Bernard’s
text through a series of rhymes and single lexemes; these links offer
the opportunity to place Bernard’s lyrics before 1157-1158, the
years during which Peire’s text has been collocated.
Il cuore inondato (Arnaut Daniel tra aemulatio e Scritture)
Roberto Rea
Il cuore inondato (Arnaut Daniel tra aemulatio e Scritture)
L’autore propone una nuova lettura dei discussi versi di Arnaut
Daniel Sols sui qui sai, 26-28. Riconosce inoltre dietro tale
luogo una metafora scritturale, cui Arnaut probabilmente ricorre in
deliberata aemulatio con Bernart de Ventadorn. Un’analoga strategia
è ravvisabile anche dietro la celebre immagine della pioggia
amorosa di Ab gai so, 12-14.
The author puts forward a new reading of the much-debated
verses of Arnaut Daniel, Sols sui qui sai, 26-28. Furthermore, he
perceives in this passage a scriptural metaphor which Arnaut
probably uses deliberately in aemulatio of Bernard of Ventadorn.
A similar strategy can also be seen in the famous image of amorous
rain in Ab gai so, 12-14.
La speranza dei trovatori
Valentina Piovani
La “speranza” dei trovatori
Sulla base di una ricerca concernente le modalità d’uso dei sostantivi
occitanici derivati dal verbo esperar, l’articolo si propone
di delineare i tratti caratterizzanti della speranza nella lirica trobadorica,
allargando retrospettivamente il campo alle influenze della
tradizione latina, classica e cristiana.
On the basis of research concerning the way in which nouns
derived from the verb esperar were used in the langue d’oc, this
article proposes to outline the characteristics of hope in the lyrics
of the troubadours, extending the field retrospectively to the influence
of the Latin tradition, both classical and christian.
Un ibrido della laicità : le Leys d'amors
Paolo Maninchedda
Un ibrido della laicità: le Leys d’amors
L’articolo ripercorre sommariamente gli studi sulle Leys
d’Amors del Consistori del Gay Saber di Tolosa, proponendo una
nuova lettura per il I libro della cosiddetta seconda redazione in
prosa. Esso possiede un marcato profilo ideologico e punta a dichiarare
che la tassonomia metrica e grammaticale – derivata principalmente
da Prisciano –è stata interpretata solo come un repertorio
tecnico al servizio del poeta-intellettuale, auctoritas civile ligia
all’ortodossia cattolica, ma in competizione con i chierici rispetto
alla guida etica, estetica e politica della società. Un’ambizione così
alta e, in nuce, egemonica, non è però sostenuta da un’adeguata
integrazione tra sapere retorico e sapere teologico. La teologia era,
ed è, una potente ideologia universale che i mantenedors non dominavano
e non frequentavano adeguatamente, per cui la loro rivendicazione
di autonomia nella sfera civile è rimasta priva di una
visione del mondo che la giustificasse.
The essay peruses the previous studies on the Leys d’amors by
Consistori of Gay Saber from Toulouse, suggesting a new interpretation
for the first book of what is known as the second prose
version. This edition has a marked ideological character since it
clearly maintains that the grammatical and metrical taxonomy –
mainly derived from Prisciano – has been interpreted exclusively
as a technical repertoire for the poet intellectual, who, as a civic
auctoritas and follower of the catholic orthodoxy, in fact competed
with the clerics for the ethic, aesthetic and political leadership in
society. Such a high, potentially hegemonic ambition was not,
however, adequately supported by an adequate integration of rhetorical
and theological knowledge. Theology was, and indeed still
is, a powerful universal ideology which the mantenedors could not
truly command nor had thoroughly studied, and, as a consequence
of all that, their claim for civil autonomy missed a proper world
view that could justify it.
Vidi e conobbi l'ombra : incontro con l'Altro e dialogicità all'Inferno
Valentina Atturo
«Vidi e conobbi l’ombra»: incontro con l’Altro e dialogicità all’Inferno
L’articolo individua macromodalità tipologiche nelle scene di
riconoscimento degli interlocutori danteschi. I meccanismi di agnizione
si realizzano, sotto il profilo poetico e gnoseologico, in modo
sinestesico, secondo espedienti teatrali. La sollecitazione simultanea
di tutta l’area sensoriale e la gestualità si combinano, durante
gli incontri con i dannati, con la drammaticità dialogica, asse portante
delle situazioni relazionali. La memoria, frequentemente innescata
dalla visione diretta, salda il piano della percezione estetica
dell’agens e quello della scrittura dell’auctor, senza suture. Per
l’Alighieri, l’incontro (corporeo) con l’alterità si rivela simbolo ed
espediente (spirituale) per rivisitare snodi, non solo letterari, problematici
nella Commedia stessa.
This article identifies the typology of the scenes of recognition
in the Inferno. From the poetic and gnoseological viewpoint, the
mechanisms of recognition are synaesthesic, as in the theatre.
During the encounters between Dante and the damned, all the
senses and gestures combine with dramatic dialogue, which is the
mainstay of their relations in this situation. Memory, often revived
by direct vision, seamlessly reinforces the aesthetic perception of
the agens and the writing of the auctor. For Alighieri, the physical
encounter with otherness is revealed to be a symbol and a spiritual
expedient to revisit problematic junctures, and not only literary
ones, in the Divine Comedy itself.
Et indefessa vertigo : sull'immagine della ruota della Fortuna : Boezio, Lancelot e Commedia
Giovannella Desideri
«Et indefessa vertigo». Sull’immagine della ruota della Fortuna:
Boezio, Lancelot e Commedia
Attraverso una campionatura esemplare, lo studio si propone
di indagare sulla rappresentazione della ruota della Fortuna come
indicatore allegorico diffusosi su base boeziana nell’immaginario
culturale europeo. In particolare, l’analisi qui svolta sull’immagine
della ruota di Fortuna contribuisce a gettare luce anche su un ambiguo
luogo dantesco (If. vi, 67-69), assai lungamente discusso dalla
tradizione esegetica.
Through a series of examples, this article investigates the representation
of Fortune’s wheel as an allegorical sign inspired by Boethius
and widespread in the cultural imagery of Europe. In particular,
the analysis made here of the images of Fortune’s wheel contributes
to throwing light on an ambiguous passage from Dante (Inferno. vi,
67-69) which has long been discussed in the exegetical tradition.
Dalla tempesta alla bonança : variazioni iconografiche all'interno del lessico marino boscaniano
Elisabetta Sarmati
Dalla tempesta alla bonança: variazioni iconografiche all’interno
del lessico marino boscaniano
In questo contributo si conduce un’analisi comparativa del
motivo della tempesta d’amore nell’opera di J. de Boscán, evidenziando
le varianti introdotte rispetto al modello trobadorico-petrarchesco.
In this contribution, the author carries out a comparative
analysis of the love tempest motif in the work of J. de Boscán,
bringing into relief the variations introduced compared to the
Petrarchan-troubadour pattern.
Ay, querencia, dolencia y apetencia : retórica y sentimientos en la poesía de Miguel Hernández
Francisco J. Lobera Serrano
«¡Ay, querencia, dolencia y apetencia!»: retórica y sentimientos en
la poesía de Miguel Hernández
Attraverso la lettura del Sonetto 12 del Rayo que no cesa di M.
Hernández, composto a metà del terzo decennio del Novecento, si
analizza la clamorosa retorica compositiva barocca, ma soprattutto si
applica un metodo di studio storico del lessico dell’affettività, lavorando
sui primi vocabolari castigliani monolingui e bilingui dei secoli
XVI e XVII (o che raccolgono le accezioni di quei due secoli).
Il metodo tiene presente una doppia tendenza dell’autore: l’introduzione nei testi di un lessico arcaizzante, vivo nel secolo XX solo in
ambito contadino-pastorale (dal quale proviene Hernández), e l’imitazione
della poesia del Secolo d’Oro, frequente nelle avanguardie
spagnole, ma fondante di tutta l’opera del poeta alicantino.
In a reading of Sonnet 12 in the Rayo che no cesa by M.
Hernández, written half way through the third decade of the 20th
century, we analyse the astonishing baroque rhetoric of the composition.
Above all, we apply a historical method of research to the
lexis of affectivity, working on the early Castilian monolingual and
bilingual dictionaries of the sixteenth and seventeenth centuries (or
those which include meanings from these two centuries). The
method brings out a dual tendency on the part of the author: the
presence in the text of archaisms, no longer used in the twentieth
century except in the pastoral or peasant environment (from which
Hernández himself came), and the imitation of the poetry of the
Golden Age, frequent in the Spanish avant-garde movements, but
fundamental in the whole work of the poet from Alicante.
Nove domande di Maria Serena Sapegno a Sara Ahmed
Maria Serena Sapegno, Sara Ahmed
Strategie culturali per dare senso al mondo : mappe sensoriali, percettive, affettive
Mariella Combi
Strategie culturali per dare senso al mondo. Mappe sensoriali,
percettive, affettive
La riflessione proposta richiama alcune modalità culturali di
rendere significativi i contesti sociale e naturale, il quotidiano e lo
straordinario, gli altri e se stessi. Rappresentazioni del mondo, immagini
del corpo culturale, dati sensoriali e modelli percettivi, sentimenti
ed emozioni, memoria personale e collettiva sono gli elementi
che costituiscono la rete di connessioni a partire dalla quale
l’esperienza si costruisce, si modifica, si riorganizza all’interno dei
vari gruppi umani.
In this study we propose to throw light on different cultural
modes of rendering significant social and natural contexts, ordinary
and extraordinary situations, the self and others. The network of
connections out of which human experience is constituted, modified
and reorganized within various groups is made up of representations
of the world, images of the cultural body, sensory data
and patterns of perception, as well as sentiments and emotions,
personal and collective memory.
Post-etica rivoluzionaria : la conquista dell'insensibilità nel discorso leopardiano
Claudio Colaiacono
Post-etica rivoluzionaria. La conquista dell’insensibilità nel discorso
leopardiano
Questo studio vuole essere una messa a fuoco dell’analisi leopardiana
– nello Zibaldone e nel Discorso sopra lo stato presente
dei costumi degli italiani – della società post-rivoluzionaria, e in
particolare delle trasformazioni a livello sensoriale e nervoso che
Leopardi ascrive al nuovo tipo di individuo – europeo prima ancora
che italiano – uscito dalla Rivoluzione francese e dai suoi tumultuosi
assestamenti. Vuole altresì mostrare come queste trasformazioni
divengano in Leopardi la base di un nuovo modo di concepire
il rapporto tra arte e vita materiale.
Through a circunstantial reading of the Zibaldone and the Discorso
sopra lo stato presente dei costumi degli italiani, this essay
explores Leopardi’s subtle insights into the problematics of postrevolutionary
societies, in Europe as well as in Italy, where new
typologies of sensorial patterns and nervous organizations are
emerging – in the wake of the Great Revolution and its aftermath.
The result – as seen in this study – is an entirely new way, on
Leopardi’s part, of positing the relationship between art and material
culture.
The Original Sinse
Gabriele Frasca
The Original Sinse
Nella disseminazione linguistica del suo dettato, il Finnegans
Wake parrebbe prefiggersi lo scopo di risarcire il peccato originale
del senso (the original sinse), che è quello da un lato di rimandare
sempre a una donazione di senso pregressa, e dall’altro di procedere
come astrazione dal suono. Rimettere in connessione «soundsense
» e «sensesound» significava allora per la «radiooscillating
epiepistle» joyciana (e il riferimento alle voci e ai sensi della radio,
e a quelli dell’epistola, non è casuale) richiedere un duplice intervento da parte del lettore. Innanzi tutto, dunque, il senso può essere
solo fatto in proprio, come suo paradosso (una parola può significare
questo e anche quest’altro, intercettare più lingue, moltiplicare
il senso); in seconda battuta, poi, per dichiarare tale moltiplicazione
dei sensi, dovrà essere detto, pronunciato ad alta voce, rifatto
insomma senso sensibile, muscolare e auditivo.
The linguistic broadcasting in Finnegans Wake seems to be
aimed at redeeming the Original Sin of sense. According to Joyce,
the literature commits its «original sinse» against the sense by hook
or by crook: on the one hand, by recalling a sense that was given
formerly; on the other, by proceeding to suggest a sense through
the abstraction of sound. In Joyce’s «radiooscillating epiepistle»
the connection of «soundsense» and «sensesound» (the dual reference
to the voices and meanings on the radio, and to those of the
epistle, is not casual) requires a dual effort of interpretation on the
part of the reader, in order to forgive «the original sinse». First of
all, paradoxically, only the individual can make sense of the text;
(a word can mean one thing, and also another; it can have multiple
senses by interacting with more than one language). Secondly, in
order to reveal such a multiplicity of senses, it must actually be
said, that is to say, pronounced aloud, thus involving muscular articulation,
feeling and hearing.
Una fugace increspatura dell'onda? : conversazione con Alberto Abruzzese
Giovannella Desideri, Alberto Abruzzese