Le canzoni del trovatore Uc de Pena
Giulio Cura Curà
Le canzoni del trovatore Uc de Pena
Si propone per la prima volta un’edizione critica basata sull’intera
tradizione manoscritta e accompagnata da un commento puntuale
delle tre canzoni cortesi di Uc de Pena, trovatore attivo all’incirca
tra il 1248 e il 1283, la cui produzione appare legata ai modelli
dei grandi autori vissuti tra la seconda metà del XII e i primi decennî
del XIII secolo.
This is the first time that a critical edition based on the whole
manuscript tradition is presented and accompagnied by a comment
on the three songs of courtly love by Uc de Pena, a troubadour who
was active between about 1248 and 1283, whose production seems to
be related to that of the great authors who lived between the second
half of the 12th century and the early decades of the thirteenth.
Sobre a edição dos textos trovadorescos galego-portugueses : novamente Meendinho
Manuel Ferreiro
Sobre a edição dos textos trovadorescos galego-portugueses.
Novamente Meendinho
Il contributo intende porre in rilievo alcuni dei più importanti
problemi di edizione che, dopo cent’anni di ricerca sull’opera dei
trovatori galego- portoghesi, ancora si presentano allo studioso che
si confronta con i testi della tradizione lirica profana. Il percorso
attraverso alcuni loci critici e le loro possibili soluzioni termina nella
Cantiga di Meendinho, per il refrain della quale si propone una
nuova lettura che si dovrà aggiungere alle molteplici proposte di
edizione che questo emblematico e straordinario testo ha provocato
nel tempo.
This article evidences some of the most important editorial
problems which, after a hundred years of research on works by
the Galician-Portuguese troubadour, still face scholars studying
texts belonging to the profane lyrical tradition. The route through
a few loci critici and their possible solutions ends with the Cantiga
di Meendinho, on account of the refrain. We put forward a new
reading of this, to be added to the multiple edited versions of this
extraordinary, emblematic text that have been proposed in the course
of time.
Tra Francia e Catalogna : sondaggi testuali per Apollonio di Tiro
Maria Grazia Capusso
Tra Francia e Catalogna: sondaggi testuali per Apollonio di Tiro
Dopo una sintesi ragionata delle principali problematiche relative
all’Apollonio di Tiro in area galloromanza, il contributo si
concentra su due esponenti poco noti della tradizione (il frammento
catalano e la prima stampa francese), le cui notevoli affinità testuali
(estese almeno in parte alla redazione di Londra) inducono a riconoscere
l’esistenza di una fase intermedia tra la versione cosiddetta
traduttoria in prosa francese, molto aderente al modello latino, e le
assai più libere ed estese rielaborazioni di Bruxelles e di Vienna.
After a reasoned synthesis of the main problematics concerning
Apollonius of Tyre, this article concentrates on two examples that are
little known in the tradition (the Catalan fragment and the early French
printed work). The considerable textual affinity between these works
(at least partly extended to the London version) suggests that there
existed an intermediate phase between the so-called translated version
into French prose, which clings to the Latin model, and the much freer
and more extensive re-elaborations of Brussels and Vienna.
La tradizione cinqucentesca del Dit de Guillaume d'Engleterre : il Romant du duc Guillaume
Marco Maulu
La tradizione cinquecentesca del Dit de Guillaume d’Engleterre:
il Romant du duc Guillaume
Il contributo porta alla luce due testimoni a stampa del Dit de
Guillaume d’Engleterre, una versione trecentesca della vicenda raccontata dallo pseudo-Chrétien nel Guillaume d’Angleterre, romanzo
risalente alla fine del XII secolo. Ad una descrizione delle due stampe,
reperite presso la Biblioteca Nazionale di Parigi, segue una disamina
critica in merito al recupero di antichi testi, in particolare in
forma di dit, durante il Cinquecento francese. Nell’appendice si dà
conto della posizione dei nuovi testimoni all’interno della tradizione
testuale del Dit, nell’intento di fornire spunti utili alla revisione
del testo critico stabilito da Silvia Buzzetti Gallarati e di proporre
un’ipotesi di stemma codicum che tenga conto di tutti i testimoni
noti dell’opera.
This article brings to light two printed editions of the Dit de
Guillaume d’Engleterre, a fourteenth-century version of the story told
by pseudo-Chrétien in Guillaume d’Angleterre, a romance dating back
to the end of twelfth century. After a description of the two printed
editions, found in the Biblioteque Nationale in Paris, there follows a
close critical examination of the recovery of ancient texts, especially
in the form of dit, during the 16th century in France. In the appendix
there is an explanation of the position of this new testimony within
the textual tradition of the Dit, for the purpose of offering useful
information for the revision of the critical text by Silvia Buzzetti
Gallarati and of putting forward the hypothesis of a stemma codicum
that takes into account all the known examples of the work.
Possibili varianti redazionali nel prologo del volgarizzamento di Alberto della Piagentina del De consolatione philosophiae di Boezio
Alessandra Favero
Possibili varianti redazionali nel prologo del volgarizzamento
di Alberto della Piagentina del De consolatione philosophiae
di Boezio
L’analisi della varia lectio del prologo premesso da Alberto della
Piagentina al proprio volgarizzamento della Consolatio ha permesso
di riconoscere due possibili diverse redazioni del medesimo:
una versione più fedele al modello latino (il proemio di Trevet alla
sua Exposicio super Boecio De consolacione) ed una versione più
indipendente. Da notare che alcuni manoscritti sono testimoni di un
testo intermedio, talora coincidente con la versione più fedele, talora
con quella più indipendente.
The analysis of the varia lectio of the prologue that Alberto della
Piagentina placed at the beginning of his own vernacular version of
the Consolatio made it possible to identify two possible editions of
this work: one is more faithful to the Latin model (Trevet’s proem to
his Exposicio super Boecio De consolacione) and the other a more
independent version. It should be noticed that some manuscripts
indicate the existence of an intermediate text, sometimes coinciding
with the faithful version and sometimes with the independent
version.
L'abbigliamento nella letteratura del sec. XII : funzioni e descrizioni
Simonetta Bianchini
L’abbigliamento nella letteratura del sec. XII.
Funzioni e descrizioni
Attraverso l’analisi delle descrizioni dell’abbigliamento nella
letteratura del sec. XII, sia romanzesca sia epica sia, infine, lirica, si
giunge alla catalogazione delle varie funzioni che essa può assumere
non solo all’interno del contesto immediato ma anche, più in generale,
nella letteratura del periodo. Si esaminano quindi i rapporti con
la coeva manualistica retorica e si dimostra la ricchezza di significati
che questa descrizione possiede in questo secolo e che in gran parte
si perderà nelle epoche successive.
By analysing the descriptions of dress in the literature of the 12th
century, both in romances and epics and finally in lyrical poetry, we
finish by cataloguing the various functions that it can take on, not
only in the immediate context but also in the literature of the period
more generally. We examine the connections with contemporary
manuals of rhetoric and show the wealth of meanings that these
descriptions reveal in that century, meanings which would disappear
during the following eras.
Qual esso fu lo malo cristiano : la canzone e la novella di Lisabetta (Decameron, IV. 5)
Ilaria Tufano
«Qual esso fu lo malo cristiano».
La canzone e la novella di Lisabetta (Decameron, IV. 5)
Il saggio indaga sul rapporto di mancata corrispondenza tra la
novella di Lisabetta da Messina (Decameron, IV. 5) e la ballata con
cui essa si conclude: la novella sembra porsi quale razo in chiave
funeraria della canzone del basilico. Viene formulata l’ipotesi che
la valenza suggestiva della paronomasia tra ‘testo’ e ‘testa’ abbia
influenzato la tessitura della novella; si mette in evidenza l’esibito
tentativo di razionalizzazione a cui Boccaccio ricorre nel trattare in
modo verosimile eventi pregni di valore simbolico e magico.
This essay researches the lack of correspondence between the
novella about Lisabetta of Messina (Decameron, IV. 5) and the ballad
which concludes it; the novella seems to stand as a razo in a funereal
key to the song of the basil. We put forward the hypothesis that the
suggestive valencies of the paronomasia testo/testa influenced the
formulation of the novella and we evidence Boccaccio’s attempt at
rationalization, shown by his treating realistically events that are
pregnant with magic and symbolic value.