Critica del testo. X/2, 2007.

Testata: Critica del testo • Anno di pubblicazione: 2008
Edizione cartacea
pp. 254, ISBN: 9788883343490
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PDF • 9788883348778
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Le canzoni del trovatore Uc de Pena
Giulio Cura Curà

Le canzoni del trovatore Uc de Pena
Si propone per la prima volta un’edizione critica basata sull’intera tradizione manoscritta e accompagnata da un commento puntuale delle tre canzoni cortesi di Uc de Pena, trovatore attivo all’incirca tra il 1248 e il 1283, la cui produzione appare legata ai modelli dei grandi autori vissuti tra la seconda metà del XII e i primi decennî del XIII secolo.

This is the first time that a critical edition based on the whole manuscript tradition is presented and accompagnied by a comment on the three songs of courtly love by Uc de Pena, a troubadour who was active between about 1248 and 1283, whose production seems to be related to that of the great authors who lived between the second half of the 12th century and the early decades of the thirteenth.


Sobre a edição dos textos trovadorescos galego-portugueses : novamente Meendinho
Manuel Ferreiro

Sobre a edição dos textos trovadorescos galego-portugueses. Novamente Meendinho
Il contributo intende porre in rilievo alcuni dei più importanti problemi di edizione che, dopo cent’anni di ricerca sull’opera dei trovatori galego- portoghesi, ancora si presentano allo studioso che si confronta con i testi della tradizione lirica profana. Il percorso attraverso alcuni loci critici e le loro possibili soluzioni termina nella Cantiga di Meendinho, per il refrain della quale si propone una nuova lettura che si dovrà aggiungere alle molteplici proposte di edizione che questo emblematico e straordinario testo ha provocato nel tempo.

This article evidences some of the most important editorial problems which, after a hundred years of research on works by the Galician-Portuguese troubadour, still face scholars studying texts belonging to the profane lyrical tradition. The route through a few loci critici and their possible solutions ends with the Cantiga di Meendinho, on account of the refrain. We put forward a new reading of this, to be added to the multiple edited versions of this extraordinary, emblematic text that have been proposed in the course of time.


Tra Francia e Catalogna : sondaggi testuali per Apollonio di Tiro
Maria Grazia Capusso

Tra Francia e Catalogna: sondaggi testuali per Apollonio di Tiro
Dopo una sintesi ragionata delle principali problematiche relative all’Apollonio di Tiro in area galloromanza, il contributo si concentra su due esponenti poco noti della tradizione (il frammento catalano e la prima stampa francese), le cui notevoli affinità testuali (estese almeno in parte alla redazione di Londra) inducono a riconoscere l’esistenza di una fase intermedia tra la versione cosiddetta traduttoria in prosa francese, molto aderente al modello latino, e le assai più libere ed estese rielaborazioni di Bruxelles e di Vienna.

After a reasoned synthesis of the main problematics concerning Apollonius of Tyre, this article concentrates on two examples that are little known in the tradition (the Catalan fragment and the early French printed work). The considerable textual affinity between these works (at least partly extended to the London version) suggests that there existed an intermediate phase between the so-called translated version into French prose, which clings to the Latin model, and the much freer and more extensive re-elaborations of Brussels and Vienna.


La tradizione cinqucentesca del Dit de Guillaume d'Engleterre : il Romant du duc Guillaume
Marco Maulu

La tradizione cinquecentesca del Dit de Guillaume d’Engleterre: il Romant du duc Guillaume Il contributo porta alla luce due testimoni a stampa del Dit de Guillaume d’Engleterre, una versione trecentesca della vicenda raccontata dallo pseudo-Chrétien nel Guillaume d’Angleterre, romanzo risalente alla fine del XII secolo. Ad una descrizione delle due stampe, reperite presso la Biblioteca Nazionale di Parigi, segue una disamina critica in merito al recupero di antichi testi, in particolare in forma di dit, durante il Cinquecento francese. Nell’appendice si dà conto della posizione dei nuovi testimoni all’interno della tradizione testuale del Dit, nell’intento di fornire spunti utili alla revisione del testo critico stabilito da Silvia Buzzetti Gallarati e di proporre un’ipotesi di stemma codicum che tenga conto di tutti i testimoni noti dell’opera.

This article brings to light two printed editions of the Dit de Guillaume d’Engleterre, a fourteenth-century version of the story told by pseudo-Chrétien in Guillaume d’Angleterre, a romance dating back to the end of twelfth century. After a description of the two printed editions, found in the Biblioteque Nationale in Paris, there follows a close critical examination of the recovery of ancient texts, especially in the form of dit, during the 16th century in France. In the appendix there is an explanation of the position of this new testimony within the textual tradition of the Dit, for the purpose of offering useful information for the revision of the critical text by Silvia Buzzetti Gallarati and of putting forward the hypothesis of a stemma codicum that takes into account all the known examples of the work.


Possibili varianti redazionali nel prologo del volgarizzamento di Alberto della Piagentina del De consolatione philosophiae di Boezio
Alessandra Favero

Possibili varianti redazionali nel prologo del volgarizzamento di Alberto della Piagentina del De consolatione philosophiae di Boezio
L’analisi della varia lectio del prologo premesso da Alberto della Piagentina al proprio volgarizzamento della Consolatio ha permesso di riconoscere due possibili diverse redazioni del medesimo: una versione più fedele al modello latino (il proemio di Trevet alla sua Exposicio super Boecio De consolacione) ed una versione più indipendente. Da notare che alcuni manoscritti sono testimoni di un testo intermedio, talora coincidente con la versione più fedele, talora con quella più indipendente.

The analysis of the varia lectio of the prologue that Alberto della Piagentina placed at the beginning of his own vernacular version of the Consolatio made it possible to identify two possible editions of this work: one is more faithful to the Latin model (Trevet’s proem to his Exposicio super Boecio De consolacione) and the other a more independent version. It should be noticed that some manuscripts indicate the existence of an intermediate text, sometimes coinciding with the faithful version and sometimes with the independent version.


L'abbigliamento nella letteratura del sec. XII : funzioni e descrizioni
Simonetta Bianchini

L’abbigliamento nella letteratura del sec. XII. Funzioni e descrizioni
Attraverso l’analisi delle descrizioni dell’abbigliamento nella letteratura del sec. XII, sia romanzesca sia epica sia, infine, lirica, si giunge alla catalogazione delle varie funzioni che essa può assumere non solo all’interno del contesto immediato ma anche, più in generale, nella letteratura del periodo. Si esaminano quindi i rapporti con la coeva manualistica retorica e si dimostra la ricchezza di significati che questa descrizione possiede in questo secolo e che in gran parte si perderà nelle epoche successive.

By analysing the descriptions of dress in the literature of the 12th century, both in romances and epics and finally in lyrical poetry, we finish by cataloguing the various functions that it can take on, not only in the immediate context but also in the literature of the period more generally. We examine the connections with contemporary manuals of rhetoric and show the wealth of meanings that these descriptions reveal in that century, meanings which would disappear during the following eras.


Qual esso fu lo malo cristiano : la canzone e la novella di Lisabetta (Decameron, IV. 5)
Ilaria Tufano

«Qual esso fu lo malo cristiano».
La canzone e la novella di Lisabetta (Decameron, IV. 5) Il saggio indaga sul rapporto di mancata corrispondenza tra la novella di Lisabetta da Messina (Decameron, IV. 5) e la ballata con cui essa si conclude: la novella sembra porsi quale razo in chiave funeraria della canzone del basilico. Viene formulata l’ipotesi che la valenza suggestiva della paronomasia tra ‘testo’ e ‘testa’ abbia influenzato la tessitura della novella; si mette in evidenza l’esibito tentativo di razionalizzazione a cui Boccaccio ricorre nel trattare in modo verosimile eventi pregni di valore simbolico e magico.

This essay researches the lack of correspondence between the novella about Lisabetta of Messina (Decameron, IV. 5) and the ballad which concludes it; the novella seems to stand as a razo in a funereal key to the song of the basil. We put forward the hypothesis that the suggestive valencies of the paronomasia testo/testa influenced the formulation of the novella and we evidence Boccaccio’s attempt at rationalization, shown by his treating realistically events that are pregnant with magic and symbolic value.