Critica del testo. XII/2-3, 2009.

Testata: Critica del testo • Anno di pubblicazione: 2010
Edizione cartacea
pp. 384, ISBN: 9788883344480
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Esercizi sul cronotopo 2. «Ce est la roe de Fortune». La Mort le roi Artu
Antonio Pioletti

Esercizi sul cronotopo 2. «Ce est la roe de Fortune». La Mort le roi Artu
L’Autore si propone di analizzare il tempo e il cronotopo del racconto della fine del «tempo d’avventura» ne La Mort le roi Artu, romanzo in prosa francese medievale dei primi decenni del XIII secolo. Dopo aver preso in esame le categorie di prova, avventura e “tempo d’avventura”, precisando in particolare il carattere composito di quest’ultima, si individua nel “tempo di Fortuna” il nuovo orizzonte entro cui s’inscrivono le sorti dei cavalieri in luogo dell’avventura stessa e si ricostruisce il sistema cronotopico del testo, il modo cioè in cui dialogano cronotopi diversi, che vedrebbe dominante quello della “letterarietà”.

The author aims at investigate the time and the chronotope in the narration of the end of the “adventure time” in La Mort le roi Artu, a Medieval French novel written in the early XIII century. After analysing the categories of challenge, adventure and “time of adventure”, and particularly specifying the complexity of the latter, the author identifies the new horizon within which the knights’ fates are defined, that is the “time of Fortune” rather than the adventure itself; the author reconstructs also the chronotopic system of the text, i.e. the way in which the different chronotopes interact and the “literary one” proves apparently prevailing.


«Semper timet amans». Ragioni “politiche” del timor amoroso nel De amore di Andrea Cappellano
Luca Cadioli

«Semper timet amans». Ragioni “politiche” del timor amoroso nel De amore di Andrea Cappellano.
In apertura del De Amore di Andrea Cappellano, a ridosso della più celebre definizione di amore del Medioevo, ricorre per ben dieci volte il termine timeo, variamente declinato. L’articolo si propone di indagare le ragioni di una tanto massiccia presenza del “timore” in questo luogo chiave per le letterature romanze, individuandole specialmente in fattori politici, economici e sociali: «semper timet amans», ma chi più teme sembra essere il plebeius.

At the beginning of Andreas Capellanus’ De Amore, the term timeo is found no fewer than ten times, next to the most notorious medieval definition of love. The article aims at investigate the reasons behind the massive presence of “fear” in this key locus of Romance literature. The main political, social and economic factors behind this combination will be identified. They say «semper timet amans», but the one fearing the most seems to be the plebeius.


Auzelhs de lonh
Gaia Gubbini

Auzelhs de lonh
Nell’incipit della celeberrima canzone rudelliana Lanquan li jorn son lonc en mai, Jaufre istituisce un corto circuito fra il dolce canto degli auzelhs de lonh e il ricordo dell’amor de lonh: il contributo indaga i possibili paralleli in ambito retorico e lirico di tale collegamento. In particolare, risulta illuminante un passo contenuto nel IV libro della Rhetorica ad Herennium, nella sezione relativa alle figure retoriche, e segnatamente in uno degli esempi addotti dall’autore ad illustrare l’annominatio.

At the start of his famous canso Lanquan li jorn son lonc en mai Jaufre Rudel establishes a connection between the sweet singing of far away birds (auzelhs de lonh) and the remembrance of far away love (amor de lonh). This paper examines such a connection in the rhetorical and lyrical literature, pointing out the relevance of the Rhetorica ad Herennium, where in book IV, on rhetorical figures, such a link is used in an example for annominatio.


Characters, Society and Nature in the Chevalier de la Charrette
Anatole Pierre Fuksas

Characters, Society and Nature in the Chevalier de la Charrette (vss. 247-398)
La disamina analitica di un segmento cruciale del Chevalier de la Charrette di Chrétien de Troyes (vv. 247-398) consente di osservare come la descrizione dell’ambiente naturale e sociale che caratterizza il romanzo cortese medievale sia proporzionale a quella delle opportunità di azione che consentono di articolare e sviluppare i suoi temi principali. Per questo motivo l’ecologia del romanzo medievale in versi situa il cavaliere e la sua etica cortese al centro di un sistema descrittivo che rispecchia in maniera strettamente congruente i modelli sociali e culturali vigenti. Da queste valutazioni consegue un’idea del concetto di “realismo”, che consente di spiegare perché il cosiddetto “romanzo fantastico d’avventura” e il cosiddetto “romanzo sociale polifonico” si dimostrino compresenti all’interno del medesimo sistema di riferimento attraverso tutta la storia del genere.

The analytic assessment of the vss. 247-398 from Chrétien de Troyes’ Chevalier de la Charrette makes it possible to show that the description of the natural and social environment is proportional to the description of opportunity for actions required by the novel for the development of its main themes. Accordingly, the ecology of the medieval verse novel revolves around the knight and his courtly ethos and emerges from descriptive systems which are based on current social and cultural models. Such remark leads to an idea of “realism” which allows to explain why so-called “fantastic adventure novels” and so-called “polyphonic social novels” have been part of the very same literary system throughout the whole history of the genre.


«Merci» e «bone volentez»: un’ipotesi su Chrétien e Dante
Giuliano Rossi

«Merci» e «bone volentez»: un’ipotesi su Chrétien e Dante
Intervenendo nel celebre débat trobadorico sulla natura d’amore, con la canzone D’amors, qui m’a tolu a moi, Chrétien de Troyes immette nel circolo della polemica tristaniana due elementi fondamentali e tra loro connessi: la “merci” e la “bone volentez”. Variamente declinata, la questione delle reciproche implicazioni tra “mercé” e “buona voglia” costituisce uno dei nodi dell’ascendente probabilmente esercitato da Chrétien sulla poesia italiana antica, con rilievo particolare in Gunizzelli. Su questa base l’A. ipotizza che la ripresa in sede lirica del tema da parte di Dante possa costituire la traccia significativa di una relazione diretta con il testo di Chrétien, preludio necessario alla soluzione inedita del rapporto tra “buona voglia” e “mercé” successivamente stabilita da Dante stesso nell’orizzonte nuovo della Commedia.

Chrétien de Troyes’ contribution to the renowned troubadouric débat on the nature of love, the song D’amors, qui m’a tolu a moi, introduces two fundamental and interconnected elements into the tristanian controversy: the “merci” and the “bone volentez”. Variously declined, the issue of the reciprocal implications between “mercé” and “ buona voglia” is one of the determining factors of Chrétien’s influence on ancient Italian poetry, particularly in Guinizzelli. From this purview the A. advances the thesis that the fact in his lyrics Dante takes the topic up again is a relevant indication of a direct link with Chrétien’s text. In this way Dante takes the first step towards the novel solution of the relationship between “buona voglia” and “mercé” later established in the new perspective of the Commedia.


Stupor mundi re-addressed
Rodney Lokaj

Stupor mundi re-addressed
L’articolo in questione si configura come omaggio al maestro scomparso Giorgio Brugnoli e come continuazione di un suo lavoro, in cui aveva riconosciuto l’intrinseca valenza satirica del famoso epiteto stupor mundi coniato da Matteo Paris all’indomani della morte di Federico II Hohenstaufen. Lokaj sviluppa ulteriormente tale assunto esegetico analizzando la seconda parte della stessa stringa, immutator mirabilis, alla luce di tutto il contesto in morte dell’imperatore.

This article is a homage to Giorgio Brugnoli and the continuation of a work by him in which he had ascertained the intrinsic satirical value of the famous epithet stupor mundi coined by Matthew Paris on the death of Frederick II Hohenstaufen. Lokaj develops this exegetical assumption by analysing the second part of the same expression, immutator mirabilis, against the full context of Matthew Paris’ entry on the death of the emperor.


Mahestre Godofré nella Primera e Segunda Parte della General Estoria
Marta Materni

Mahestre Godofré nella Primera e Segunda Parte della General Estoria
L’articolo, seguendo il modello di contributi analoghi che caratterizzano un filone degli studi dedicati alla General Estoria, intende analizzare in dettaglio le modalità di utilizzo di una singola fonte, il Pantheon di Godofredo da Viterbo, all’interno del tessuto narrativo delle storie alfonsine. Benché spesso relegato al ruolo di “fornitore” di dettagli, il Pantheon offre all’équipe alfonsina interessante materiale, utile per delineare la caratteristica figura di sovrano cara a Alfonso X: cioè quella del re-imperatore, sapiente e legislatore.

Following the model of analogous articles characterizing a specific course of studies dedicated to the General Estoria, the article analyses in detail the use of a single source, Godofredo from Viterbo’s Pantheon, inside the narrative “texture” of Alphonsine histories. Although the Pantheon is often relegated to supply the history with more or less little details, nevertheless it offers to Alphonsine équipe some interesting material for tracing the characteristic royal figure preferred by Alfonso X: that is, a kingemperor, learned and legislator.


Tradición, creación y contexto en la poesía oral antigua. Las tres morillas y la maurofilia temprana
Vicenç Beltran

Tradición, creación y contexto en la poesía oral antigua. Las tres morillas y la maurofilia temprana
Il componimento noto come Las tres morillas ci è stato trasmesso dal Cancionero Musical de Palacio insieme a una versione cortese, non molto riuscita. Lo studio in parallelo delle due versioni consente di ricostruire il codice letterario che ha permesso a suo tempo la reinterpretazione del testo come una serranilla e, dunque, la sua inclusione nel suddetto canzoniere, quando doveva trattarsi di un componimento ormai molto antiquato a quell’altezza cronologica. Al di là della loro apparente innocenza, entrambe le versioni sembrano vincolate innanzitutto all’intenzione ufficiale di assimilare i mudéjares mediante la conversione; in secondo luogo, appaiono legate ai problemi relativi alla ribellione del 1500-1502. D’altra parte, l’identificazione del genere a cui si ascrivono e le somiglianze con altri testi glossati due volte nello stesso canzoniere permette la costruzione di ipotesi sulla relazione fra musica e poesia e fra la lirica orale e il pubblico cortese.

Besides the known version, the poem Las tres morillas has been transmitted in the Cancionero Musical de Palacio with a courtly but unskilful version. The study in parallel of the two versions enables us to reconstruct the literary code that allowed its reinterpretation as a serranilla and, therefore, its inclusion in this cancionero, when it should be already an outmoded poem. After their apparent innocence, both texts seem linked first with the official intention of assimilating the Mudejars through conversion, then with the problems regarding the rebellion of 1500-1502. Moreover, the identification of the generic code they resemble and the similarities with other texts glossed twice in the same cancionero allow the construction of hypotheses about the relationship between music and poetry and between oral poetry and the courtly public.


La consecuzione De vulgari eloquentia – Commedia: Dante e il retroterra trobadorico
Riccardo Viel

La consecuzione De vulgari eloquentia – Commedia: Dante e il retroterra trobadorico
Il saggio individua un rapporto etimologico tra le occorrenze del verbo abborrare nei canti XXV e XXXI dell’Inferno e l’occorrenza dell’aggettivo reburra nel De vulgari eloquentia. Mettendo in rapporto tali occorrenze con il retroterra trobadorico l’Autore ritiene di poter proporre una nuova interpretazione retorica dell’uso del verbo nella Commedia.

The essay identifies an etymological connection between the occurrences of the verb abborrare in cantos 25 and 26 of Dante’s Inferno, and the occurrence of the adjective reburra in De vulgari eloquentia. The author believes that by relating such occurrences with the Provençal background, he can offer a new rethorical interpretation of the verb’s use in Dante’s Comedy.


Qualche postilla al Canto XXIV del Paradiso
Valerio Magrelli

Qualche postilla al Canto XXIV del Paradiso
Il saggio ha come oggetto il XXIV canto del Paradiso, canto che rappresenta il primo incontro di Dante con Pietro. Il canto rappresenta uno snodo fondamentale, perché attesta le competenze di Dante, competenze ritenute indispensabili per proseguire il suo viaggio. Nella lettura del canto l’A. si sofferma in particolare su due nuclei: da un lato il momento dell’esame, dall’altro la comparso di un congegno meccanico, appena affacciatosi all’orizzonte dell’universo quotidiano dantesco: l’orologio.

The essay deals with Paradiso XXIV which features the first encounter of Dante with St. Peter: a fundamental turning point in the narration, since their meeting is expedient for ascertaining Dante’s entitlement to continue on his journey. The author concentrates both on Dante’s examination by St. Peter, and on the presence in the canto of the clock, a mechanical device which had only very recently been introduced in the everyday life of Dante and his contemporaries.


«I’ sapea già di tutti quanti ’l nome»: percorsi della nominazione e appellativi in Dante
Valentina Atturo

«I’ sapea già di tutti quanti ’l nome»: percorsi della nominazione e appellativi in Dante
L’articolo traccia una fenomenologia delle funzioni del nome nella Commedia congiungendo la componente onomastica con gli epiteti (Virgilio, Stazio, Matelda e Beatrice). L’analisi comparata dei due campi d’indagine mette a fuoco la presenza strategica di percorsi nominali che attraversano il poema contribuendo ad arricchirne le risonanze all’interno del theatrum memoriae.

The article outlines a phenomenology of the name functions in the Divine Comedy joining the onomastic component with the epithets (Virgilio, Stazio, Matelda and Beatrice). Comparative analysis of the two areas of inquiry focuses on the strategic presence of nominal paths crossing the poem and enriching the resonances within the theatrum memoriae.


Apparenti aporie ritmiche nella Comedìa
Prospero Trigona

Apparenti aporie ritmiche nella Comedìa
Questo scritto analizza tre passi della Divina Commedia di Dante servendosi della terminologia metrica classica che, nel caso specifico, aiuta più della terminologia moderna a sottolineare il ritmo dei versi. Attraverso l’analisi di aporiae scribendi e di aporiae legendi, l’autore mostra come la relazione dialettica tra ritmo e significato influenzi la lettura e la valutazione dei versi.

This paper is a scrutiny of three passages of Dante’s Comedy. The approach to them is in terms of Latin metrics because the old terminology helps more than the modern one to underline the rhythm of verses. Analysing aporiae scribendi and aporiae legendi the author shows how the dialectic relation between rhythm and meaning has effect on the reading and the appreciation of verses.


Canto elegiaco o aspra dissonanza? Osservazioni su alcune traduzioni italiane da Trakl
Elisabetta Mengaldo

Canto elegiaco o aspra dissonanza? Osservazioni su alcune traduzioni italiane da Trakl
Il saggio si concentra sulle traduzioni più significative delle liriche del poeta austriaco Georg Trakl: di Giaime Pintor, di Leone Traverso e (la più recente) di Pietro Tripodo. Mentre i primi due risentono ancora dell’influenza ermetica e traducono Trakl inserendolo in questo contesto stilistico e culturale, Tripodo traduce “imitando” Trakl e cercando di conferire al verso italiano le caratteristiche peculiari, seppure tra loro opposte, della lingua del poeta austriaco: mantenendo dunque le dissonanze “moderne” (tipiche soprattutto del tardo Trakl), sia di tipo sintattico che semantico o fonico, insieme a tratti di arcaismo linguistico (spesso proveniente dal linguaggio biblico) in netto contrasto rispetto a esse.

The essay focuses on the most prominent Italian translations of Georg Trakl’s poems: those by Giame Pintor, by Leone Traverso and by Pietro Tripodo (the latest one). While the first two ones are still influenced by the Italian hermetism and translate Trakl by embedding him in this cultural and stylistic context, Tripodo translates by “imitating” the Austrian poet and by trying to transpose the peculiarities of his language, although in contrast with each other, onto the Italian verse: he preserves the syntactic, semantic and phonetic “dissonances” (which are typical especially of Trakl’s late work) together with features, in stark contrast with the former, of linguistic archaism, which often descend from the Bible’s language.