Editoriali

Editoriale - Genesis, I / 1, 2002

«Genesis». Questo nome, al di là dell’intreccio che a noi è sembrato felice tra gender e sis (Società Italiana delle Storiche), riprende la parola greca génesis nel suo significato di “origine”, ma anche di “inizio” e “sorgente”, un termine capace quindi di evocare una nuova esperienza ma anche un viaggio e una ricerca a ritroso nel tempo e nella memoria. Il compito che attende questa nuova rivista è impegnativo. Come avviene a tutte le riviste che nascono, si potrebbe obiettare. Sì, è vero, ma «Genesis» ha forse qualche responsabilità in più. La sua peculiare natura, infatti, è quella di non essere espressione di un gruppo autonomo di studiose, ma di una associazione culturale. Questo amplia le funzioni che è chiamata ad assolvere e rende il progetto più complesso ed anche più ambizioso, per le diverse aspettative cui deve corrispondere a livello sia della produzione scientifica che delle opzioni culturali e teoriche.
La storia delle donne e di genere, nata negli anni Settanta in collegamento con le nuove domande poste dal movimento femminista, ha raggiunto risultati importanti. In Italia, come in altri paesi, ha accumulato un grande patrimonio di ricerche, elaborato metodologie innovative, affrontato in modo critico il problema delle fonti, sperimentato nuove categorie interpretative. E ha posto all’ordine del giorno il problema di una rilettura della storia generale che, superando il paradigma universalistico, renda possibile interpretare il passato a partire dal riconoscimento dell’esistenza di due soggetti – femminile e maschile – e del formarsi, nei diversi contesti, della loro identità individuale e collettiva e delle relazioni reciproche: a livello dei comportamenti, ma anche dei simboli e delle rappresentazioni.
Nel nostro paese questo percorso si è manifestato con caratteristiche specifiche che non riguardano soltanto i contenuti della ricerca. Alcune in particolare ci sembra meritino di essere ricordate. Rispetto a quanto si è verificato in molte aree europee e nel Nordamerica, la storia delle donne e di genere si è sviluppata più a lungo in modo separato dalle istituzioni, prime fra tutte l’università e la scuola, che solo di recente hanno cominciato, e in modo contraddittorio peraltro, ad interrogarsi sulla sua importanza e ad accoglierla. Dall’inizio della loro attività le studiose italiane si sono però dotate di strumenti importanti, fondando alcune riviste che sono state punti di riferimento per la ricerca ed hanno contribuito a superare quella che è stata definita la “fase aggiuntiva”, ad ampliare il campo tematico e la metodologia, a collegare gli studi italiani con quelli degli altri paesi.
Già nel 1975, infatti, aveva iniziato le sue pubblicazioni “DWF donnawomanfemme” che, accanto a saggi di carattere antropologico e sociale, dedicava spazio e attenzione particolari alla storia delle donne (da diversi anni, come è noto, questo periodico ha modificato il suo progetto culturale). E nel 1980 nasceva “Memoria”, la prima rivista italiana di storia delle donne, che per oltre un decennio avrebbe rappresentato una voce autorevole e innovativa, contribuendo a dare forza e visibilità alla ricerca storica femminista. Queste iniziative editoriali, che giunsero a conclusione nei primi anni Novanta, non furono sostituite da esperienze analoghe: e ciò proprio in un periodo caratterizzato in molti altri paesi dalla comparsa di quelle che oggi costituiscono le più accreditate riviste di storia delle donne e di genere. Su questa “sfasatura” sarebbe interessante riflettere, magari proprio sulle pagine di «Genesis».
Anche la fondazione, nel 1989, della Società Italiana delle Storiche, può essere considerata una caratteristica peculiare del nostro paese. Frutto del felice incontro tra movimento femminista e ricerca storica, la Società è nata per iniziativa di un gruppo di donne di diversa provenienza: studiose che lavoravano nell’università e in altri istituti di ricerca, insegnanti, archiviste, bibliotecarie. Fra i suoi obiettivi principali, fin dall’inizio, c’era l’intreccio fra il coordinamento e il potenziamento degli studi, la sperimentazione didattica e la valorizzazione del lavoro delle donne storiche, indipendentemente dall’oggetto della loro ricerca. Le pubblicazioni periodiche venivano individuate come uno degli strumenti necessari per sviluppare questo progetto: il compito è stato svolto fino al 1999 da «Agenda», il bollettino della Società che doveva costituire lo strumento di informazione e di collegamento fra le socie, ma che è divenuto col tempo anche luogo di elaborazione e di discussione.
«Genesis» si colloca dunque in una importante tradizione di storia delle donne e di genere. Numerosi sono gli obiettivi che intende perseguire. Si propone innanzi tutto di interloquire e di misurarsi con le grandi questioni storiografiche che negli ultimi anni hanno indotto gli storici a interrogarsi sul significato del loro lavoro e sulla necessità di ridiscutere parametri e concetti fondamentali: dalla periodizzazione al rapporto con altre discipline, dalle categorie analitiche al nesso storia-contemporaneità. D’altro canto, in questo quadro di mutamento profondo della storiografia, gli scambi sono già stati in molti ambiti della ricerca assai fecondi e le categorie, i metodi ed i contenuti della storia delle donne e di genere hanno dato contributi importanti: non solo sono entrati, per esempio, a pieno titolo nella storia sociale, ma l’hanno anche innervata, contribuendo a infonderle nuova linfa.
«Genesis», non intende privilegiare alcun approccio storiografico (sociale, storico-politico, culturale, politico), ma si propone far interagire le diverse prospettive e di fornire un quadro il più possibile rappresentativo della ricerca. Il suo progetto comprende alcune opzioni che riteniamo qualificanti. La prima riguarda la cronologia, e non soltanto nel senso che gli articoli ospitati potranno essere riferiti a diverse epoche, ma soprattutto in quello, più pregnante, di affrontare i temi monografici in una dimensione diacronica che consenta di rileggere, a partire da un approccio di genere, il rapporto rotture / continuità / trasformazioni e di mettere così in discussione le periodizzazioni tradizionali.
«Genesis», inoltre, si propone di non limitare il suo intervento all’Italia e intende superare la visione eurocentrica tipica di molta storiografia europea. Si tratta di un’esigenza ineludibile soprattutto nel tempo che stiamo vivendo, nel quale i problemi posti dal multiculturalismo e dalla globalizzazione fanno avvertire molto più di quanto sia avvenuto in passato l’esigenza di non privilegiare un punto di vista esclusivamente occidentale. Naturalmente ciò implica tanto l’avere ben presente la distinzione tra pluralismo culturale e un multiculturalismo spesso inteso come esasperato relativismo, quanto l’affrontare il problema di come coniugare le identità che derivano dalle differenti appartenenze al mondo occidentale – la famiglia, la città, la nazione, l’intero Occidente – con la rinuncia all’etnocentrismo e con la comprensione delle altre culture. Siamo consapevoli che si tratta di obiettivi ambiziosi e niente affatto semplici da realizzare in un contesto poco abituato a queste dimensioni e tuttavia siamo convinte che la rivista debba porsi, anche se con gradualità, in questa ottica. Tutt’altro che rituale è infine la prospettiva di intreccio con le varie discipline e, in particolare, con le altre scienze umane. Questo aspetto, ormai acquisito da grande parte della storiografia, si pone per la storia delle donne in modo specifico perché, come è stato scritto, si tratta di una “questione di confine”.
Un’altra sfida, importante, la rivista dovrà raccogliere: tenere insieme ricerca storica e impegno politico, un obiettivo che si pone naturalmente oggi con modalità diverse rispetto a quanto avveniva negli anni in cui la storia delle donne ha preso avvio. A questo impegno, che è stato così importante per molte delle studiose più “anziane”, è collegata oggi anche la questione cruciale dell’incontro e del rapporto con le nuove generazioni, la cui domanda di storia e le cui opzioni culturali si pongono spesso in rapporto dialettico con quelle, pur profondamente trasformate, delle storiche che sono state protagoniste della prima fase degli studi. La Società Italiana delle Storiche ha sempre prestato attenzione al fattore generazionale, come testimonia la promozione di incontri in cui sono stati messi a fuoco i complessi problemi della trasmissione e della comunicazione e sono talvolta emerse differenti idee della, e sulla, storia delle donne e di genere. La questione delle generazioni apre peraltro un ulteriore, impegnativo fronte. «Genesis» considera infatti fra i suoi interlocutori diretti le studiose e gli studiosi di storia, ma vuole anche aprirsi ad un più ampio dialogo con quante e quanti sono interessati alla storia delle donne e di genere. Il riferimento è a chi crede che la conoscenza e la riflessione sul passato possa fornire, oltre che un arricchimento personale, anche uno strumento per meglio comprendere e interpretare un presente complesso; perciò nel nostro progetto figurano, come importanti referenti, gli insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, la cui domanda di storia è strettamente connessa al ruolo cruciale che svolgono nella formazione delle giovani generazioni. Questo obiettivo ci sembra di particolare rilievo in un tempo come quello attuale in cui, il tentativo più o meno esplicito delle istituzioni, scolastiche e non, di ridimensionare la storia e lo studio della storia rischia di operare una cesura pericolosa fra il presente e la memoria del passato.
La nostra rivista, dunque, è impegnata in un disegno che, pur avendo i soggetti femminili come interlocutori privilegiati, ha l’ambizione di rispondere all’interesse e alle domande di donne e di uomini: l’analisi di genere si pone infatti oggi come una delle categorie fondamentali di interpretazione. Va in questa direzione anche il coinvolgimento – nel Comitato scientifico e fra i collaboratori – di storici uomini impegnati in ricerche connesse con le tematiche che sono oggetto specifico di «Genesis».
Tracciamo, infine, un rapido profilo della struttura della rivista. La periodicità sarà semestrale, con uscite a primavera e in autunno. I singoli numeri avranno una parte tematica, una sezione per le ricerche libere e sette rubriche, non tutte presenti contemporaneamente (biografie, fonti, forum, generazioni, interviste, rassegne, resoconti). La scelta del tema monografico sarà guidata dal progetto scientifico e culturale illustrato, e sarà attenta a raccogliere suggestioni e stimoli dal tempo presente e dalle contingenze politiche e sociali, accettando la sfida di un’indagine storica capace di contribuire in modo significativo alla comprensione della realtà attuale: una comprensione che può passare solo attraverso la fitta trama della ricerca e della memoria.

Roma, maggio 2002

Marina Caffiero, Dinora Corsi, Maura Palazzi

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