Arbitrium: Judicial Discretion and Poetic License in De vulgari eloquentia and Purgatorio 27

Autore: Justin Steinberg
In: Critica del testo. XIV/2, 2011
doi:10.1400/177092
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Abstract

Arbitrium: Judicial Discretion and Poetic License in De vulgari eloquentia and Purgatorio 27

Questo saggio intende dimostrare che l’uso dantesco del concetto di "libero arbitrio" ha una connotazione legale oltre che filosofica. Nell’epoca di Dante, l’arbitrium si riferiva alla discrezionalità del giudice o a una concessione speciale di potere politico. Giudicato dai contemporanei come un principio normativo e governato da regole, non va confuso col concetto moderno di sovranità. Ecco perché, quando Dante usa il concetto di arbritrium per caratterizzare la propria teoria dell’innovazione letteraria, la sua estetica differisce nettamente dal nostro mito moderno della libertà artistica. Per Dante la licenza poetica è governata da regole, è legata a casi specifici ed esprime la validità imperitura della tradizione.

This essay argues that Dante’s use of "libero arbitrio" has a legal connotation as well as a philosophical one. In Dante’s time, arbitrium referred to a judge’s discretion or to a special grant of political power. Viewed by contemporaries as essentially rule-bound and normative, it is not be confused with our modern concept of sovereignty. Accordingly, when Dante employs the concept of arbitrium to characterize his theory of literary innovation, his aesthetic philosophy differs starkly from our modern myth of artistic freedom. For Dante, poetic license is rule-bound, case-specific, and an expression of the continuing relevance of tradition.