Cartografie dantesche: mappando Malebolge

Autore: Theodore J. jr Cachey
In: Critica del testo. XIV/2, 2011
doi:10.1400/177100
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Abstract

Cartografie dantesche: mappando Malebolge

La cartografia infernale non è, come di solito è stata considerata, semplicemente un anacronistico – sebbene inizialmente illustre – approccio critico inventato dai rappresentanti dell’umanesimo volgare del Quattrocento fiorentino, poi caduto nel discredito degli studiosi e praticato oggi in maniera anodina dai moderni curatori che cercano di offrire un aiuto visivo ai lettori. Piuttosto vorrei suggerire che un impulso cartografico abbia profondamente stimolato l’immaginazione di Dante in prima istanza, trovando espressione in tutto il poema.

Mapping Dante’s Hell and, in particular the Malebolge, is not, as it has usually been taken to be, simply an anachronistic, albeit initially illustrious critical approach "invented" by Quattrocento Florentine vernacular humanists, that subsequently fell irremediably into scholarly disrepute, and is practiced today in an anodyne manner by modern editors seeking to provide an aid for readers. Rather, I would like to suggest that a cartographic impulse profoundly stimulated Dante’s imagination in the first place, and that it found expression throughout the poem.