Cavalcanti e la rappresentazione

Autore: Paolo Cherchi
In: Critica del testo. IV/1, 2001
doi:10.1400/121505
Acquista PDF Acquista PDF Acquista PDF
Abstract

Cavalcanti e la rappresentazione
Si cerca di rispondere alla domanda se la grandezza di Cavalcanti sia epocale. Si elencano fra gli elementi di questa grandezza la rinuncia alla nozione cortese che amore generi virtù. Si passa poi a studiare la “rappresentazione” che porta a due fallimenti: il poeta non può conoscere razionalmente la sua donna, perché la conoscenza la priverebbe dei suoi caratteri individuali; fallisce come filosofo perché non può conoscersi come amante in forme universali. Si conosce però come poeta e può vedere la propria interiorità distrutta. In questo Cavalcanti compie un’altra svolta epocale perché scopre, prima di Petrarca, l’interiorità (ma non ancora la coscienza) e l’elegia amorosa, nuova nel mondo romanzo. L’amata diventa la consolatrice che guarda con lui dentro il suo cuore distrutto.

The question is whether Cavalcanti’s greatness is really epochal. He rejects the courtly notion that love causes virtue. He also sings of two failures: first as a lover because the individuality of the lady is lost in any rational knowledge of hers; second as a philosopher since he cannot rationally know himself without losing his individuality again. But he can know himself as a poet: he knows the destruction brought unto him by the apparition of the lady, and his beloved becomes a consoling companion when she views with him the damage she has caused. Cavalcanti discovers the interiority (but not yet his consciousness) before Petrarch, and he finds for the first time in Romance poetry the eligiac tone. These are epochal innovations.