Vecchie storie rinarrate: la Vita nuova oggi

Autore: Roberto Antonelli
In: Studj romanzi. Nuova serie. XIV, 2018
doi:10.23744/2206
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Abstract

Riprendendo proposte interpretative di Charles Singleton (An Essay on the « Vita Nuova », 1949/1958) e di Paolo Cherchi (Dante e i trovatori, 2004), sorprendentemente assenti o incomprese dalla critica recente (in particolare nelle edizioni commentate della Vita nuova), si tenta una rilettura complessiva dell’opera giovanile di Dante, in continuità con saggi precedenti dello stesso Antonelli (La morte di Beatrice e la struttura della storia, 1990/1993, Dal Notaro a Guinizzelli, 2002/2004, Avere e non avere: dai trovatori a Petrarca 2005, e Le « je » lyrique dans la poésie méditerranéen au Moyen Âge, 2005). Si intende mostrare che nella Vita nuova narrazione d’Amore, storia della lirica di Dante e storia della lirica romanza sono parte di un progetto unitario e altamente consapevole, che non a caso si struttura in un’organizzazione narrativa “di secondo grado” da considerare il primo vero e proprio Canzoniere lirico, come più tardi ben comprenderà Petrarca. Da questo punto di vista, per quanto da taluni percepita come distante dal gusto moderno, la Vita nuova appare non solo l’opera fondativa dell’Io lirico occidentale moderno (maschile), ma anche come l’opera lirica medievale più chiaramente e utilmente leggibile dal punto di vista dei rapporti di genere.

Picking up interpretive proposals by Charles Singleton (An Essay on the « Vita Nuova », 1949/1958) and Paolo Cherchi (Dante e i trovatori, 2004), surprisingly absent or misunderstood in the recent critical debate (especially in the annotated editions of the Vita nuova), this essay tries an overall re-reading of Dante’s juvenile work, an attempt already undertaken in Roberto Antonelli (La morte di Beatrice e la struttura della storia, 1990/1993, Dal Notaro a Guinizzelli, 2002/2004, Avere e non avere: dai trovatori a Petrarca 2005, e Le « je » lyrique dans la poésie méditerranéen au Moyen Âge, 2005). As it will be shown, in the Vita nuova, Love’s narration, the history of Dante’s lyrical poetry and the history of the romance lyric constitute a unitarian and highly conscious project. This is a project that is structured not by chance in what we might call a ‘second-degree’ narrative organization which can be considered the first real Canzoniere, as later Petrarch will understand well. From this point of view, although perceived by some as distant from modern taste, the Vita nuova appears not only as the founding work of the modern western lyrical I (male), but also as the medieval lyrical work most clearly and usefully readable from the point of view of gender.