Il Porto Sepolto: il frammento e l'Opera

Autore: Francesca Bernardini Napoletano
In: Critica del testo. V/1, 2002
doi:10.1400/121108
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Abstract

Il Porto Sepolto: il frammento e l’Opera
Il Porto Sepolto (1916), opera prima di G. Ungaretti, definito con umiltà dall’autore un «diario» di guerra, “narra” in realtà, attraverso una rigorosa struttura, un complesso sistema simbolico, una fitta tessitura di rinvii intertestuali e intratestuali, della ricerca e della riconquista di un’identità insieme umana e poetica, in una precisa situazione storica che segna una svolta e una frattura rispetto all’impasse ideologica ed esistenziale dell’anteguerra. La dimensione tragica della guerra garantisce il superamento sia della personale condizione di déraciné del poeta, sia della condizione di crisi, sofferta dalla sua generazione, in seguito alla perdita del ruolo tradizionale dell’intellettuale e della funzione dell’arte nella società, alla quale il crepuscolarismo, il futurismo, il frammentismo vociano avevano reagito in modi e con forme diversi: Il Porto Sepolto, riaffermando il valore assoluto della poesia, la centralità dell’Io e la funzione sociale del poeta, rappresenta, per la distruzione radicale delle istituzioni poetiche tradizionali e la fondazione di un nuovo linguaggio, l’esito più maturo della ricerca poetica e dell’avanguardia primonovecentesca e, nello stesso tempo, la restaurazione della poesia come sublime e dell’ispirazione come mistero e privilegio.