Il Porto Sepolto: il frammento e l’Opera
Il Porto Sepolto (1916), opera prima di G. Ungaretti, definito
con umiltà dall’autore un «diario» di guerra, “narra” in realtà, attraverso
una rigorosa struttura, un complesso sistema simbolico,
una fitta tessitura di rinvii intertestuali e intratestuali, della ricerca
e della riconquista di un’identità insieme umana e poetica, in una
precisa situazione storica che segna una svolta e una frattura rispetto
all’impasse ideologica ed esistenziale dell’anteguerra. La dimensione
tragica della guerra garantisce il superamento sia della
personale condizione di déraciné del poeta, sia della condizione di
crisi, sofferta dalla sua generazione, in seguito alla perdita del
ruolo tradizionale dell’intellettuale e della funzione dell’arte nella
società, alla quale il crepuscolarismo, il futurismo, il frammentismo
vociano avevano reagito in modi e con forme diversi: Il Porto
Sepolto, riaffermando il valore assoluto della poesia, la centralità
dell’Io e la funzione sociale del poeta, rappresenta, per la distruzione
radicale delle istituzioni poetiche tradizionali e la fondazione
di un nuovo linguaggio, l’esito più maturo della ricerca poetica e
dell’avanguardia primonovecentesca e, nello stesso tempo, la restaurazione
della poesia come sublime e dell’ispirazione come mistero
e privilegio.